La lotta contro il “mercato della medicina”, tra luci e ombre del mondo dei farmaci. Lo scienziato Silvio Garattini, che ha fondato l’Istituto Mario Negri, si racconta e ci mostra le trappole da evitare.
“Negli ultimi 50 anni la medicina ha fatto l’errore di pensare solo alle cure”. Classe 1929, il farmacologo in dolcevita Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri Irccs, non rinuncia al pensiero critico e continua la sua battaglia contro quelle che considera le storture del mondo della salute.
Silvio Garattini: il “mercato della medicina” e il caso colesterolo
“Certamente la medicina deve curare – aggiunge con un sorriso – e oggi abbiamo farmaci migliori, tecnologie innovative, interventi chirurgici sempre più complessi, grazie ad anestesie più avanzate. Però, accentuando l’idea che si può curare tutto, in pratica abbiamo creato un grande mercato: il mercato della medicina, che in Italia fra pubblico e privato assomma a circa 200 miliardi di euro. Il problema è che il mercato vuole crescere e, per farlo, sfrutta il vantaggio di avere il monopolio delle informazioni”. Un tema caro al farmacologo, che gli dedica il suo ultimo libro: ‘Farmaci. Luci e ombre‘ (il Mulino).
Informazione è potere
I progressi sono innegabili, ma non mancano le criticità. “Chi informa i medici sui nuovi farmaci? Chi li porta ai congressi? Chi sostiene le società scientifiche e le associazioni dei malati? Senza l’industria molte realtà non esisterebbero. Quindi abbiamo, di fatto, un monopolio dell’informazione, che poi si estrinseca direttamente sugli interessati, ma indirettamente anche sul pubblico, attraverso una serie di pubblicità. E ha il sopravvento perché manca una fonte di informazione indipendente: ci sono sì voci occasionali, ma non bastano”.
L’idea di Garattini è che oltretutto in questo modo il cittadino si deresponsabilizzi. “Il mercato ci convince che i farmaci originari siano meglio dei generici. Questo fa sì che gli italiani spendano 1 mld di euro inutilmente. Pensiamo poi agli integratori alimentari, per i quali spendiamo 5 mld di euro l’anno: ma a chi fanno bene? Certamente a chi li vende. Le farmacie – riflette – sono piene di prodotti che servono al mercato”.
Dai ritardi dei vaccini al rebus over 65, la ricetta di Garattini/video
Un mercato che “ha un vantaggio, ad esempio, nel convincerci ad abbassare i livelli di normalità. Prendiamo il caso del colesterolo: il valore considerato normale è sempre stato 240 mg per decilitro di colesterolo – ricorda il farmacologo – però quando sono arrivate le statine, si è iniziato a dire ‘ma forse 200 è meglio’. Oggi si sostiene che quello più basso possibile è il livello accettabile. Ma abbassando troppo il colesterolo, si creano problemi a livello delle cellule. Inoltre quello che non ci dicono è in quante persone bisogna abbassare il colesterolo perché una non abbia l’infarto. Noi dobbiamo trattare 200 persone abbassando il colesterolo per evitare un infarto. In pratica, ne trattiamo 199 inutilmente. Insomma, questo approccio può essere valido per una piccola percentuale di pazienti con una grande quantità di fattori di rischio, ma non lo è per la maggior parte della gente, che prende farmaci e non ha fattori di rischio”.
A fronte di tutto ciò, “pensiamo alle 7.000 malattie rare per cui non si fa nulla o si fa molto poco. Poi c’è un altro aspetto interessante: vi siete mai chiesti quali sono le modalità per cui si approva un nuovo farmaco? Secondo la legislazione europea – ricorda il farmacologo – un medicinale viene approvato sulla base di tre caratteristiche: qualità, efficacia e sicurezza, che vanno bene ma non ci dicono quale sia il rapporto del nuovo prodotto rispetto a quelli che esistono già per la stessa indicazione. Abbiamo 120 farmaci che agiscono sull’ipertensione: l’ultimo è davvero il migliore? La mancanza di confronti e comparazioni giova al mercato”.
Fra le storture segnalate da Garattini, anche “il fatto che la medicina penalizzi ancora le donne: le sperimentazioni si fanno sull’uomo. E poi abbiamo anziani che prendono 15 farmaci al giorno, ma non c’è un dato scientifico che dice che 15 siano meglio di 10 o di 5″.
Lui a 96 anni confida: “Prendo quello che è necessario, quando serve. Ma stando molto attento. Il fatto è che si è sviluppata la medicina difensiva: così siamo arrivati a un’esagerazione” di pillole.
E l’AI? “In questo non ci aiuta: non ci dice quali sono le interazioni mescolando tutti questi farmaci. L’intelligenza artificiale inoltre andrebbe controllata, perché oggi si può far dire quello che si vuole a chiunque”, aggiunge Garattini. Di recente il farmacologo ha denunciato di essere stato involontario protagonista di una truffa online. Il suo volto e la sua voce, come è accaduto anche ad altri nomi noti nel settore, sono stati usati da criminali per realizzare un deep fake che pubblicizza un presunto trattamento miracoloso. Quasi una beffa, considerato il lavoro di una vita.
Non tutte le malattie piovono dal cielo
Ma torniamo al mercato della medicina: “È interessato a farci dimenticare che non tutte le malattie piovono dal cielo: la maggior parte è evitabile. Abbiamo più di 4 milioni di casi di diabete di tipo 2, una malattia evitabile, che però grava sul Ssn impedendogli di fare ciò che dovrebbe. Anche il 40% dei tumori è evitabile“.
Qual è allora il messaggio agli italiani? “Dobbiamo spingere per una grande rivoluzione culturale, che riguarda i comportamenti di tutti: bisogna riportare al centro della medicina la prevenzione, che è in conflitto di interesse con il mercato. Perché se facciamo prevenzione, abbiamo il grande vantaggio di evitare numerose malattie. E questo farà bene ai singoli, ma anche al sistema sanitario”.
In che modo? “Non fumare, non bere alcol che è cancerogeno, non usare droghe, non giocare d’azzardo. E ancora: camminare, avere un’alimentazione varia e moderata, avere rapporti sociali, dormire almeno 7 ore a notte. Tutte cose che sappiamo, ma che non facciamo. Se invece le facessimo, andremmo meno dai medici, useremmo meno farmaci e faremmo bene a noi stessi e al Ssn, che è un atto di solidarietà a vantaggio di chi ha malattie che purtroppo non sono evitabili”.
Destinato alla ricerca
Perito chimico, poi dottore in Medicina, Garattini è stato libero docente in Chemioterapia e Farmacologia, quindi assistente e aiuto presso l’Istituto di Farmacologia dell’Università di Milano fino all’anno 1962. Nel 1963 ha fondato l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs, di cui oggi è presidente.
Guardandosi indietro, il farmacologo ricorda: “Ho fatto le scuole nel periodo della guerra. Avevo scelto di fare il perito chimico, che è la scuola più importante fatta in vita mia: al mattino studiavamo e al pomeriggio avevamo il nostro banco con gli attrezzi e facevamo le analisi. Poi, forse anche in seguito alle malattie avute in famiglia, ho voluto fare l’esame di liceo scientifico e quindi Medicina. Ma il vantaggio di saper lavorare in laboratorio mi ha portato, appena arrivato agli esami di farmacologia, a iniziare a fare ricerca. Cosa che poi è stata un po’ il destino di tutta la mia vita”.
Guardandosi indietro il farmacologo non ha dubbi: “Quello che facciamo oggi è molto importante per quello che ci succederà domani”.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia del maggio 2025 (numero 4, anno 8)