Il boom del biotech italiano (e delle sue startup)

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Boom di finanziamenti per le imprese biotech in Italia. Sono 571 con un fatturato che si aggira intorno a 11,5 mld: il giro d’affari è cresciuto del 17% tra il 2014 e il 2016 e, per quanto riguarda le startup, spiccano le operazioni chiuse a novembre 2017 da Nouscom (42 mln) e da Erydel (round da 26,5 mln) ad aprile 2018.

La medicina e il mondo dell’innovazione non sono mai andate così d’accordo. Per lo meno in Italia, dove negli ultimi due anni le aziende che hanno ricevuto la maggior parte degli investimenti appartengono proprio al settore biotech. Secondo il rapporto 2018 realizzato da Assobiotec – l’associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie – ed Enea, le imprese biotech in Italia sono 571 con un fatturato che si aggira intorno ai 11,5 mld di euro: il giro d’affari è cresciuto del 17% tra il 2014 e il 2016 e, per quanto riguarda le startup, spiccano le operazioni chiuse a novembre 2017 da Nouscom (42 mln di euro) e da Erydel (round da 26,5 mln di euro ad aprile 2018).

Il settore delle biotecnolgie in generale impiega 13 mila persone, e la maggior parte lavora in aziende di biotecnologie per la salute dell’uomo: sono queste a coprire la fetta più grossa del fatturato (8,5 mld di euro) e degli investimenti (91%). Dai dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano emerge che la spesa per la cosiddetta sanità digitale ammonta nel 2017 a 1,3 mln di euro con una crescita del 2%: per ‘sanità digitale’ si intende l’insieme dei servizi sanitari via web – pensiamo alla cartella clinica elettronica (cce) – e la possibilità di integrare database e dispositivi (big data analytics). Eppure, secondo il report, i servizi digitali sono ancora poco diffusi tra i cittadini che, nella maggior parte, ancora preferiscono incontrare il medico, pagare le prestazioni e ritirare i referti di persona (quando invece, secondo le stime, scegliere la strada digitale farebbe risparmiare oltre 5 mld di euro). I canali web e le app si usano, invece, per accedere alle informazioni: un cittadino su quattro usa app per cercare le farmacie di turno, mentre il 19% per informarsi sui farmaci. App specifiche per monitorare lo stile di vita, dall’alimentazione all’allenamento, vengono usate dal 19% dei cittadini, mentre il 12% le usa per controllare i parametri vitali (come i battiti o la pressione). Le aziende innovative che stanno cercando di mettere la tecnologia al servizio della salute, soprattutto sfruttando robotica e analisi dei dati, in Italia sono in fermento.

Alcune delle startup che hanno raccolto più finanziamenti del 2018 sono biotech: si parte con il round di Erydel, startup milanese che nell’aprile 2018 ha raccolto 26,5 mln di euro da Sofinnova Partners con Genextra e Innogest sgr. Erydel ha sviluppato un sistema per somministrare i farmaci attraverso i globuli rossi del paziente che poi vengono re-iniettati. Sempre ad aprile, la pisana Medical Microinstrument che ha sviluppato una piattaforma robotica finalizzata alla microchirurgia, ha chiuso un round da 20 mln guidato da Andera Partners con Panakes Partners, Fountain Healthcare, Sambatech srl. Altheia, fondata dagli scienziati Alessandra Biffi e Paolo Fiorina, ha chiuso il 2018 ottenendo un finanziamento da 17 mln di euro che serviranno alla società per mandare avanti la ricerca scientifica sul diabete di tipo I e sulla sclerosi multipla, grazie anche ad un accordo con il Boston Children’s Hospital. Nel 2018 c’è stato poi il finanziamento da 3 mln di Aileens Pharma, che sviluppa trattamenti per i pazienti di malattie dermatologiche, e il round di 2,5 mln di Liquidweb per il dispositivo BrainControl che permette al paziente in stato di locked-in (cioè quando si è coscienti e svegli ma a causa della malattia neurologica non si può né muoversi né comunicare) di esprimersi tramite le onde cerebrali che vengono tradotte con una interfaccia cervello-computer. Anche il 2017 è stato un anno record per le startup biotech: Nouscom, che sviluppa vaccini per malattie infettive e che sta lavorando a un vaccino contro il cancro, ha chiuso un round di 42 mln di euro, Greenbone che produce impianti ossei per chi ha subito traumi all’apparato scheletrico ha raccolto 8,4 mln di euro, mentre Genenta Science, fondata dal genetista Luigi Naldini e da Pierluigi Paracchi, che sviluppa terapie per i tumori, ha raccolto 7 mln di euro, che si sono sommati ad altri 10 già raccolti due anni prima. Nel panorama italiano ci sono anche Wise (6,5 mln di euro raccolti nel 2017) che sviluppa impianti innovativi per il trattamento di disturbi neurologici ed Empatica, che ha raccolto 5 mln di euro grazie al suo braccialetto che monitora stress e battito cardiaco per prevenire crisi epilettiche.

Anche i programmi a supporto delle imprese innovative sono numerosi: Bioupper, la piattaforma promossa da Fondazione Cariplo e Novartis, ogni anno seleziona 10 startup da introdurre in un programma di accelerazione di tre mesi per poi portare le migliori all’investor day (il prossimo sarà ad aprile 2019). Roche Italia ha lanciato nel novembre 2018 la prima edizione del bando HealthBuilders finalizzato a sostenere startup con progetti digitali nell’ambito della salute proponendo un programma di mentoring e di supporto della durata di un anno con finanziamenti fino a 200 mila euro: la call è aperta fino al 31 gennaio 2019. Infine, è stato lanciato il Fondo Sofinnova Telethon, il primo dedicato specificatamente al biotech: ha una dotazione di 80 mln di euro, e punta a finanziare una ventina di startup che operano nel settore delle malattie genetiche rare.

 

Articolo di Carlotta Balena apparso sul numero di Fortune Italia di gennaio 2019.

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