Il progetto di Voicewise e Huawei per diagnosticare il Covid dalla voce

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Dall’arrivo della pandemia del Coronavirus, una delle priorità per la gestione dell’emergenza sanitaria è stata quella di poter ottenere diagnosi sicure e veloci della malattia. Tra i vari metodi se ne sta studiando uno che, di fatto, aiuterebbe a individuare la presenza del virus eliminando del tutto il rischio di contagio dovuto al contatto con il paziente. Si tratta della diagnosi via voce, ovvero dell’individuazione nella voce dei pazienti dei ‘biomarcatori’ tipici dell’infezione da Covid, tramite l’intelligenza artificiale. Su questo tipo di diagnosi, in Italia, stanno collaborando Huawei e Voicewise, spin-off dell’Università di Roma Tor Vergata, che hanno appena avviato il progetto di ricerca.

 

 

Lo studio clinico si basa sugli algoritmi sviluppati da Voicewise: si sta verificando non solo se sia possibile identificare l’infezione Covid-19, ma anche misurare il livello di gravità oltre che di monitorarne il decorso, anche nella fase di guarigione successiva alla dimissione dall’ospedale o nei pazienti in isolamento domiciliare. La sperimentazione clinica per diagnosticare e monitorare l’infezione è stata attivata presso l’ospedale dei Castelli di Roma, il parco tecnologico Technoscience di Latina e il policlinico fondazione San Matteo di Pavia. A sostegno del progetto, Huawei Italia ha fornito i dispositivi mobili necessari per la sperimentazione. Gli smartphone e i tablet Huawei sono infatti gli strumenti usati per permettere, attraverso l’utilizzo della web app sviluppata da Voicewise, di registrare e acquisire le voci dei pazienti nei reparti Covid da remoto, eliminando ogni rischio di contatto con il paziente.

 

 

Per la sperimentazione sono stati appositamente utilizzati la maggior parte dei dispositivi smartphone e tablet di ultima generazione con caratteristiche e prestazioni diverse. ”La sperimentazione di Voicewise – si legge in un comunicato Huawei – è iniziata nel 2009 grazie all’iniziativa di Giovanni Saggio, professore di ingegneria elettronica presso l’Università di Roma Tor Vergata, che per primo ha immaginato di sfruttare un algoritmo di intelligenza artificiale per analizzare le alterazioni della voce a fini diagnostici”. L’algoritmo sarebbe capace di evidenziare oggettivamente anche minimali variazioni della voce sia nel caso di malattie degli organi interni che di malattie neurodegenerative: sarebbero stati registrati livelli di accuratezza tra il 95% e il 98%. Oltre ad anticipare la diagnosi, questo sistema può anche tenere traccia dell’evoluzione della malattia, valutare l’efficacia della terapia quotidianamente e supportare la valutazione della somministrazione e del dosaggio dei farmaci, fa sapere Huawei.

 

 

Maria Tavasci, ceo di Voicewise, ha detto che la sperimentazione “potrebbe segnare una svolta nella diagnosi non solo di infezioni come il Covid19 ma anche di numerose altre patologie. L’utilizzo dello smartphone quale strumento quotidiano di prevenzione, diagnostica e promozione della salute, insieme al monitoraggio continuo delle patologie, ci hanno consentito di ‘disegnare’ una soluzione non invasiva e a costi bassissimi, che coniuga la qualità e l’accuratezza della ricerca medica con i vantaggi della tecnologia di massa”. Per Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia, l’azienda ”è impegnata da sempre nella ricerca e sviluppo al fine di creare attraverso l’innovazione tecnologica un mondo più intelligente e connesso di cui possano beneficiare tutti. Crediamo che in questo momento la trasformazione digitale del nostro Paese, specialmente nel settore sanitario, sia di cruciale importanza e più che mai la collaborazione tra il mondo accademico e quello privato può contribuire a sostenere ed accelerare questo necessario processo”.

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