Vaccino, Conte esclude obbligo ma piano è un rebus

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Il premier Giuseppe Conte esclude la vaccinazione obbligatoria per il Covid e difende il piano approvato dal Parlamento. “Escludiamo la vaccinazione obbligatoria, ma contiamo di raggiungere una buona percentuale di popolazione anche su base facoltativa”. Una posizione che il Presidente del Consiglio rafforza con un’indicazione personale: “Lo farei subito, ma rispetterò l’ordine di priorità“. Poi, guarda avanti, ai risultati attesi dall’operazione appena partita. “Ci sono tutte le premesse affinchè l’Italia si possa dimostrare all’altezza di questa grande sfida, sarà un piano vaccinale senza precedenti”. Ad aprile, il primo step chiave: “In primavera inoltrata, non credo prima di aprile, dovremmo completare la fase 1 del piano vaccinale, quando avremo raggiunto 10 milioni di vaccinati”.

 

Il piano vaccinale predisposto dal governo rischia però di diventare un rebus, numeri alla mano. Nel giorno della notizia del via libera al vaccino di AstraZeneca-Oxford nel Regno Unito, con la luce verde è arrivata dalla Medicines and Healthcare products Regulatory Agency, si pone una questione non secondaria legata alla tempistica. Conte assicura che “le dosi negoziate e i contratti chiusi sono assolutamente sufficienti” e spiega perché l’Italia non ha fatto ricorso, come ha fatto invece la Germania, a forniture extra rispetto a quanto previsto dall’accordo euoropeo: “c’è il divieto di approvvigionarsi per via bilaterale”. Una risposta che evidentemente non chiude la questione.

 

Anche perché il ritardo nell’arrivo in Europa del vaccino di AstraZeneca-Oxford rischia di aprire una falla nel piano. Martedì l’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha fatto sapere che molto probabilmente non sarà in grado di approvare il vaccino entro la fine di gennaio. Il vice direttore esecutivo di Ema, Noel Wathion, ha spiegato che l’agenzia europea del farmaco non ha ancora ricevuto la domanda di approvazione.

 

In questo scenario, pesa sicuramente l’effetto della Brexit. L’Ema non è un organismo lento e il percorso di approvazione secondo gli standard euopei prevede evidentemente indagini approfondite. Per la Gran Bretagna quello di AstraZeneca è un vaccino interamente prodotto in casa, fiore all’occhiello della ricerca scientifica e tecnologica nazionale. E, anche sul piano politico, l’inizio della vaccinazione il 4 gennaio rappresenta una sorta di rivalsa su Bruxelles.

 

Restano, per l’Italia, i problemi descritti dai numeri. Il piano vaccinale per il primo trimestre 2021 prevede 16,15 mln di dosi di AstraZeneca-Oxford, 8,74 mln di dosi Pfizer, 2,01 mln di Cuevac e 1,34 mln di Moderna, per un totale di 28,26 mln di dosi e una media mensile di 9,42 mln. Ora, guardando solo agli operatori sanitari e agli anziani over 80, ci sono 6,41 mln di persone da vaccinare il prima possibile.

 

È quindi del tutto evidente che nel caso in cui non dovesse arrivare nei tempi previsti la quota di vaccino AstraZeneca, si potrebbe aprire un problema consistente di approvvigionamento e, di conseguenza, uno slittamento dei tempi previsti dal piano vaccinale.

 

Di questo il premier Giuseppe Conte non ha parlato. E di questo si dovrà invece parlare rapidamente nelle sedi preposte.

 

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