L’avventura del vaccino ReiThera sul Washington Post

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L’avventura del vaccino italiano ‘targato’ ReiThera arriva in Usa, sulle pagine del ‘Washington Post’. La piccola biotech di Castel Romano, con la mission di “trasformare la scienza in medicina”, è protagonista di un ampio servizio sul quotidiano statunitense, che fa il punto sulla ricerca in corso, “tra speranze e dilemmi etici”.

“Se le cose andranno secondo i piani, una piccola azienda biotech fuori Roma potrebbe presto produrre milioni di dosi di vaccino al mese. L’azienda ha completato un piccolo trial in fase inziale. E ha il sostegno finanziario del governo italiano”, ricorda il quotidiano Usa. Inoltre il suo sito produttivo è così nuovo “che ancora si sente il profumo di vernice”.

Ma perché continuare a fare ricerca sui vaccini, quando ne abbiamo già di sicuri ed efficaci? In Europa “le carenze produttive – e li dubbi sull’efficacia del vaccino AstraZeneca per gli anziani – hanno portato alla presa di coscienza che la prima ondata di presunte soluzioni potrebbe non essere sufficiente”. Ma per i produttori di vaccini di seconda generazione “il percorso è difficile almeno quanto lo era per i primi arrivati. Come i suoi predecessori – si legge sul Washington Post – ReiThera affronta la sfida di aumentare rapidamente la produzione”. Ma deve anche superare una serie di ostacoli nuovi, legati a questa fase particolare della pandemia. In pratica, l’esistenza di vaccini efficaci “solleva questioni etiche sulla sperimentazione di nuovi” sieri.

Inoltre, “anche se i politici italiani parlano speranzosi di un vaccino prodotto internamente entro settembre”, ReiThera riconosce di essere alle prese con lunghe liste di attesa per diversi componenti chiave. “C’è una competizione tra i produttori per il materiale più critico”, ha detto Stefano Colloca, Chief technology officer dell’azienda. Ostacoli in base ai quali, ricorda il Washington Post, alcuni scienziati italiani sono convinti che abbia più senso espandere la produzione di vaccini già collaudati piuttosto che investire risorse per svilupparne di nuovi.

Altri scienziati, tuttavia, sostengono che a lungo termine ha più senso avere molti vaccini piuttosto che molte dosi di pochi sieri. Anche perché non è ancora chiaro quali vaccini risponderanno bene alle nuove varianti, o quali potrebbero offrire una protezione più lunga, o addirittura bloccare la trasmissione del virus. Alcuni vaccini, poi, potrebbero essere migliori di altri nella salvaguardia di particolari gruppi demografici. “Devi pensarla come la tavolozza di un artista per dipingere questo quadro, e questa immagine sta fermando il virus”, ha detto Paul Duprex, direttore del Center for Vaccine Research presso l’Università di Pittsburgh. “Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di backup di backup di backup”.

I vaccini Pfizer e Moderna, i primi due approvati in Europa, utilizzano una nuova tecnologia chiamata a mRna e si sono dimostrati straordinariamente efficaci. Ma questa tecnologia li rende più costosi – e più difficili da conservare – dei cosiddetti vaccini a vettore virale, fra cui quelli di AstraZeneca, Johnson & Johnson e ReiThera. I dirigenti di ReiThera affermano che, se il loro vaccino non soddisferà le attese, in teoria sarebbero in grado di produrre il vaccino di AstraZeneca. Ma questo è il piano B, scrive il WP.

C’è speranza in quel di Castel Romano: il trial di fase 1 ha mostrato che il siero è sicuro in giovani e anziani, e ha stimolato la produzione di anticorpi in oltre il 90% di volontari. Ma secondo il quotidiano la società si trova di fronte una lunga lista di problemi da risolvere. Deve assumere e formare altre 40 persone. A novembre ha acquistato un bioreattore, e ora deve procurarsi alcuni materiali essenziali. In ogni caso, dopo l’iniezione di 81 mln di euro da parte del Governo, il commissario Domenico Arcuri ha ribadito al quotidiano statunitense la speranza che dosi di vaccino ReiThera “possano essere disponibili entro l’estate”.

L’azienda biotech avrebbe ricevuto richieste anche dall’Europa dell’Est e dal Sudamerica per il suo candidato vaccino. Intanto, mentre si avvicina il momento dei trial su larga scala contro placebo, si moltiplicano i dubbi etici: ci si chiede se sia giustificabile trattare delle persone con soluzione salina quando esistono già vaccini efficaci. La Ceo di ReiThera, Antonella Folgori, è consapevole del problema. Folgori ha spiegato che in effetti i trial contro placebo sono il modo migliore per testare un vaccino, ma non è detto che l’azienda ne avvierà uno. Al momento le alternative possibili prevedono anche la sperimentazione su volontari e il confronto rispetto ai risultati ottenuti con i vaccini già approvati. Intanto a Castel Romano si lavora al vaccino, restando ottimisti.

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