Mentre le varianti di Covid preoccupano, e si moltiplicano le segnalazioni di casi da varie parti d’Italia, aumentano i comuni in zona rossa, teatro di focolai da ‘spegnere’ il prima possibile. Ma soprattutto si avvicina il responso della cabina di regia: le Regioni hanno trasmesso i dati che faranno scattare, si teme, il passaggio all’arancione in diverse aree gialle del Paese. Fra le Regioni in bilico ci sono Lazio, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche e Piemonte. Mentre Umbria e Abruzzo potrebbero diventare rosse. Forti dubbi sulla Lombardia, mentre la Valle d’Aosta – in controtendenza – potrebbe ritrovarsi in zona bianca.
Ma il Lazio – che annuncia dal primo marzo la partenza delle vaccinazioni contro Covid-19 dal medico di famiglia, a partire dai nati nel 1956 (65 anni) – non ci sta a colorarsi di nuovo di arancione.
“Dai dati del monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in nostro possesso il Lazio dovrebbe rimanere in zona ‘gialla’, con un valore Rt a 0.95, una riduzione del numero dei nuovi focolai, una riduzione del tasso di occupazione dei posti letto totali di terapia intensiva e di quelli in area medica, entrambi al di sotto delle soglie di allerta”, sottolinea l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato.
Oggi i casi di Covid a Roma città sono a quota 500, mentre i ricoveri – per la prima volta da ottobre – tornano sotto quota 2000 nella Regione. Secondo D’Amato “si iniziano a vedere i primi effetti della campagna vaccinale”.
L’assessore segnala anche “una riduzione dell’incidenza per 100 mila abitanti. Come sempre diciamo, i colori non sono un concorso a premi, ma il frutto del rispetto da parte dei cittadini delle regole di prevenzione. La zona gialla non è mai un disco verde o un tana libera tutti, anzi aumenta la responsabilità e il rigore”. Bisognerà aspettare 24 ore per capire cosa accadrà davvero nell’Italia in lotta contro Covid.
