Mentre si fa acceso il dibattito su un approccio monodose ai vaccini anti-Covid, abbiamo pensato di contattare l’azienda produttrice di uno dei tre sieri utilizzati al momento in Italia: Pfizer.
“Eventuali raccomandazioni sull’adozione di regimi di dosaggio alternativi – fa sapere l’azienda americana – sono di competenza delle autorità sanitarie e possono includere valutazioni che si basano su principi di salute pubblica”. In ogni caso Pfizer ritiene “che sia fondamentale che le istituzioni si impegnino nell’attenta sorveglianza di qualsiasi programma di somministrazione alternativo, per garantire ai cittadini la massima protezione possibile. Il che significa ottenere l’immunizzazione, che è garantita con due dosi di vaccino”.
In qualità di azienda biofarmaceutica, che opera in un settore altamente regolamentato, “la nostra posizione – sottolinea Pfizer – rispetta quanto riportato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto e nelle indicazioni concordate con le autorità regolatorie, sulla base dei risultati dello studio di Fase III“.
Lo studio di fase III di Pfizer e BioNTech per il vaccino anti Covid-19 “è stato messo a punto per valutare la sicurezza e l’efficacia del vaccino con una schedula a 2 dosi, a distanza di 21 giorni. La sicurezza e l’efficacia del vaccino – precisa Pfizer – non sono state valutate su differenti schemi di dosaggio, poiché la maggior parte dei partecipanti allo studio ha ricevuto la seconda dose entro la finestra specificata nel disegno dello studio“.
Ma cosa hanno detto i risultati? “I dati hanno dimostrato che, sebbene la protezione parziale del vaccino sembri iniziare già 12 giorni dopo la prima dose, sono necessarie due dosi per fornire la massima protezione contro la malattia, ovvero un’efficacia del 95% . Non ci sono dati per dimostrare che la protezione dopo la prima dose sia mantenuta dopo 21 giorni”, chiosano da Pfizer.
