Scuole aperte? Si può, ecco come

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Mentre l’Italia diventa più arancione e rossa, per molti alunni (genitori e insegnanti) torna la didattica a distanza. Una modalità che per le scuole superiori in realtà non si è mai interrotta. Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza parla di “settimane difficili in arrivo”. E la campagna vaccinale stenta ancora a decollare. Così a pagare di nuovo il prezzo di varianti Covid e ritardi nella campagna vaccinale sono, ancora una volta, gli studenti. Ma un approccio diverso è possibile.

A partire da tre interventi ‘chiave’: accelerare la vaccinazione del personale scolastico, attuare una strategia capillare di screening della popolazione scolastica e, ove necessario, intervenire tempestivamente con lockdown comunali. Sono alcune delle proposte formulate da Susanna Esposito, ordinaria di Pediatria dell’Università di Parma (e consulente dell’Organizzazione mondiale della sanità), e Stefano Zona, specialista in malattie infettive. I due medici hanno redatto un documento di proposta di screening scolastici, inviato ieri al ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi e ai membri del Comitato Tecnico Scientifico.

“Il sistema che ha più efficacia nel mantenere sotto controllo le catene di trasmissione in situazioni di contenuta circolazione virale è risultato essere il test, il tracciamento, il trattamento e isolamento dei contatti. Nella situazione epidemiologica attuale, per ottenere l’interruzione delle catene di trasmissione è importante individuare i soggetti asintomatici/presintomatici. Lo screening costante può essere pertanto una strategia utile per contenere la trasmissione all’interno delle scuole e, di conseguenza, l’insorgenza di focolai familiari”, si legge nel documento.

Per Stefano Zona, tra i fondatori della community IoVaccino, e, nell’aprile 2020, del Comitato ‘La Scuola a scuola’, “il potenziamento degli screening a livello nazionale consente di accrescere la sicurezza all’interno degli edifici scolastici e contenere la diffusione di Sars-CoV-2 nelle sue varianti. In un momento così drammatico, chiudere le scuole e mantenere aperte le attività produttive non ridurrà i contagi e farà sfuggire dal tracciamento milioni di adulti, ragazzi e bambini. Stiamo vedendo – segnala l’esperto – una lieve riduzione dell’età mediana dei casi sintomatici: sono i primi benefici e straordinari effetti della prima fase della campagna vaccinale. Anche la proposta del ministro Bianchi di unità mediche mobili va esplorata, ma occorre agire subito”.

Da canto suo Susanna Esposito sottolinea che “gli effetti sulla salute fisica e psicologica di bambini e ragazzi sono già ben visibili e, a un anno dall’inizio della pandemia in Italia, una nuova chiusura generalizzata delle scuole determinerebbe un danno educativo e sociale a una popolazione già fortemente colpita e che in alcune regioni d’Italia non è praticamente mai rientrata in classe. Con gli attuali vaccini, perfettamente sicuri, e piani di screening, abbiamo strumenti efficaci per coniugare diritto alla salute e all’istruzione”.

Il documento è stato sottoscritto anche dal Comitato La Scuola a scuola, nato durante lo scorso lockdown per chiedere il ritorno in presenza e in sicurezza di tutti gli studenti. Come ribadisce la portavoce Cecilia Massaccio, “la variante B1.1.7 (ossia la cosiddetta variante inglese, isolata nel Kent) si trasmette più facilmente in tutte le fasce di età: perché si interviene solo chiudendo le scuole? Tutti i lavori che indagano gli interventi non farmacologici danno un importante rilievo alla combinazione delle chiusure, mentre la chiusura unicamente delle scuole è poco rilevante”.

“Anche dalle ultime analisi di Vittoria Colizza su Nature si evince l’importanza fondamentale dei programmi di screening nelle scuole – conclude Massaccio – come abbiamo proposto da quasi un anno. Si intervenga su questo, invece di attribuire alla scuola il peso degli errori della politica nella gestione della pandemia”.

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