Obesità tra rischi e stigma, domani Giornata mondiale

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Diabete tipo 2, malattie cardiovascolari come ictus e infarto, ipertensione, tumori e, nell’ultimo anno, sindrome respiratoria acuta grave nei casi di Covid-19: sono i principali rischi per la salute a cui vanno incontro le persone con obesità. Eppure, ancora troppo spesso l’obesità viene definita “condizione” e non malattia cronica che necessita di cure e trattamenti adeguati. Per questo la Giornata Mondiale dell’Obesità 2021, che si celebra domani, promossa dalla World Obesity Federation, si propone di proseguire nell’impegno ad aumentare la conoscenza di questa malattia e promuovere politiche atte a prevenirla e curarla.

Il tutto attraverso una serie di parole chiave che racchiudono altrettanti messaggi importanti: Protection (protezione), Understanding (comprensione), Education (formazione). Questi sono anche i temi al centro dell’incontro alla Camera dei deputati “Stigma clinico, obesità e covid-19: assicurare assistenza alla Persona con obesità”, promosso dall’Intergruppo parlamentare Obesità e Diabete, dalla Società Italiana dell’Obesità (Sio), dall’Obesity Policy Engagement Network (Open) e dall’Italian Obesity Network, in collaborazione con Changing ObesityTM e con il patrocinio del ministero della Salute.

Secondo i dati dalla World Obesity Federation l’obesità interessa 800 milioni di persone nel mondo, con una previsione di crescita di quella infantile del 60% nel prossimo decennio, raggiungendo i 250 milioni di bambini entro il 2030. L’Italia non è da meno, infatti, certifica Istat, l’obesità riguarda 1 adulto su 10 e 1 bambino su 3 nella fascia di età fino a 8 anni.

“L’obesità è una malattia eterogenea e multifattoriale influenzata da fattori genetici, ambientali e psicologici e rappresenta un importante fattore di rischio per diverse malattie non trasmissibili, tanto che si stima che il 44 per cento dei casi di diabete tipo 2, il 23 per cento dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41 per cento di alcuni tumori siano attribuibili all’eccesso di peso. Le persone con obesità sono costantemente discriminate per la loro malattia, questo perché molti, compreso le autorità sanitarie, i medici, i media e l’opinione pubblica non comprendono che l’obesità è una malattia cronica, considerandola semplicemente come una mancanza di volontà delle persone che ne sono affette. È necessario che venga superato il paradigma della responsabilità personale e deve essere fatto a tutti i livelli”, afferma Ferruccio Santini, presidente Società italiana dell’obesità – Sio.

“L’obesità si associa anche a un aumentato rischio di polmonite e sindrome influenzale ed è, insieme all’età, il fattore di rischio più importante per lo sviluppo di sindrome respiratoria acuta grave da Covid-19, con esiti quali il ricovero in terapia intensiva e l’uso della ventilazione meccanica invasiva. Un recente studio americano ha rilevato che il 43% delle persone ricoverate per Covid-19 erano affette da obesità, con una necessità di ventilazione meccanica superiore dell’80% e una percentuale di mortalità superiore del 26 per cento rispetto alle persone senza obesità. Per queste ragioni recentemente Open Italy ha voluto segnalare al Ministero della Salute e alle Istituzioni la necessità di porre un’attenzione particolare nella programmazione della campagna di vaccinazione contro Covid-19 alle persone con obesità, quali soggetti fragili e vulnerabili, e siamo molto soddisfatti che le persone con obesità grave siano state inserite tra le categorie prioritarie”, spiega Andrea Lenzi, presidente Open e presidente Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio.

“L’informazione, la formazione, l’educazione e una svolta culturale sono indispensabili per il percorso di cura al fine di facilitare la consapevolezza sia della persona con obesità, che deve essere conscia di avere una malattia e quindi di doversi rivolgere a un professionista, sia del suo contesto sociale, familiare e medico specialistico. L’opinione pubblica e anche parte del mondo sanitario hanno una visione superficiale del problema, lo dimostra, per esempio, l’organizzazione dei servizi, dove la maggior parte delle sale di attesa non sono dotate di poltroncine adatte a sostenere i grandi obesi e gli stessi letti delle degenze sono inadeguati”, dice Giuseppe Fatati, presidente Italian Obesity Network – Io Net.

“In molti casi, purtroppo, la persona con obesità è vittima anche di uno stigma clinico che la discrimina nell’accesso alle cure e ai trattamenti”, spiega Luca Busetto, Co-chair Obesity Management Task Force della European Association for the Study of Obesity.

In occasione della giornata mondiale dell’obesità, la World Obesity Federation sottolinea, nel suo Report annuale, l’importanza rivestita dall’obesità nel nostro Paese. Il documento attesta un decremento, seppur lieve, dell’obesità infantile, ma una percentuale di over 55enni in eccesso di peso di quasi il 70%.

“Oggi diventa imprescindibile tradurre la volontà unanime espressa dal Parlamento in azione di politica pubblica, a tutti i livelli di governo. Il primo e prossimo passo è riconoscere l’obesità, quale è, una malattia cronica e, conseguentemente, considerarla nel piano nazionale della cronicità. Parallelamente, dobbiamo impegnarci affinché prestazioni e servizi inerenti all’obesità siano inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza, per garantirne cura e trattamento”, conclude Roberto Pella, co-presidente Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, Vicepresidente Vicario Anci.

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