Perché tanti morti Covid? Il caso degli over 70

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Perché ancora oggi sono così tanti i morti per (o con, se preferite) Covid-19? Ieri, nonostante un’Italia tutta rossa e arancione da settimane, erano 501. Una risposta arriva dal confronto tra i numeri che emergono dall’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sui decessi, e quelli del monitoraggio sui vaccinati per età diffuso dalla Fondazione Gimbe.

Ancora una volta il problema è legato a una categoria, quella degli anziani con 70-79 anni, di cui ci siamo già occupati. Una fascia d’età particolarmente a rischio in caso di Covid-19, ma trascurata in molte Regioni e ad oggi ancora scarsamente immunizzata.

Persone non così avanti negli anni, ma allo stesso tempo fragili: spesso con una o più patologie croniche, non sono però rientrate nella prima fase di vaccinazione tra i gruppi prioritari. Così in molti casi questi anziani si sono limitati ad un’autoreclusione, in attesa della chiamata a fare il vaccino. Un’attesa che per molti dura ancora: se, infatti, a livello nazionale appena il 28% degli over-80 ha effettuato il ciclo completo, l’immunizzazione della fascia 70-79 anni è ancora agli inizi: siamo solo al 2%, secondo l’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe, relativo alla settimana 24-30 marzo.

E ancora: fra gli oltre 4,4 milioni di over 80, 1.274.567 (28,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.212.019 (27,4%) hanno ricevuto solo la prima dose, con rilevanti differenze regionali. Ai primi posti della classifica troviamo le due Province autonome di Bolzano e Trento (con percentuali rispettivamente del 55,6 e del 47%), seguite dal Molise (42,6). Ultima la Sardegna (9,5), preceduta da Toscana (14,7) e Calabria (20,7). La Lombardia è quintultima, con il 25,3 %

Fra gli oltre 5,9 milioni di anziani di 70-79 anni invece le cose vanno molto peggio: appena 106.506 (1,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 481.418 (8,1%) hanno ricevuto la prima dose. Questa la situazione sul fronte vaccini.

L’analisi su 106.789 pazienti morti e positivi a Sars-CoV- 2 in Italia indica un’età media delle vittime di 81 anni. Le donne sono 46.852 (43,9%). Balza agli occhi dunque che l’età dei morti è più alta di oltre 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione, ovvero 47 anni. A morire di Covid sono gli anziani, ma se la protezione degli over 80 procede, quella degli over 70 è ancora ai nastri di partenza.

La conferma arriva, indirettamente, anche dal dettaglio sugli under 50: al 30 marzo sono 1.188 (su 106.789, quindi l’1,1%), i pazienti deceduti e positivi con meno di 50 anni. In particolare, 282 di questi avevano meno di 40 anni (172 uomini e 110 donne). Di 80 pazienti under 40 anni non sono disponibili informazioni cliniche; degli altri, 164 presentavano gravi patologie preesistenti mentre 38 non avevano diagnosi di patologie di rilievo.

In questo scenario generale, con la variante inglese ormai dominante, è prioritario vaccinare i settantenni. Solo così si potrà davvero incidere sul dato dei decessi quotidiani. Occorre però poter contare su una fornitura costante di vaccini. L’allarme di ieri del Lazio sembra rientrato, dal momento che la fornitura agli hub regionali dei vaccini AstraZeneca è prevista per oggi nel primo pomeriggio, fa sapere l’Unità di crisi della Regione. Ma il problema resta, ed è davvero fondamentale tutelare chi è più a rischio, indipendentemente dalla regione in cui si trova a vivere.

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