Vaccini Covid, quanto dura la protezione

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A distanza di mesi dall’inizio della vaccinazione della popolazione di diversi Paesi con i primi vaccini autorizzati iniziano ad essere resi noti i dati della durata della protezione anticorpale. È di un paio di giorni orsono la comunicazione di Moderna, secondo la quale gli anticorpi sviluppati dalle persone vaccinate con il siero a mRna continuano a essere presenti in buona concentrazione nell’organismo a 6 mesi di distanza dalla seconda dose di vaccino.

Il dato, pubblicato sul New England Journal of Medicine, è di particolare interesse dal momento che oltre alla capacità immunizzante dei vaccini grande importanza è rivestita anche dalla durata offerta dall’immunizzazione. Perché ciò naturalmente incide sull’eventuale necessità di sottoporre la popolazione a nuova vaccinazione per evitare che le persone tornino a infettarsi e ad ammalarsi. Cosa che dovrebbe mettere in moto la progettazione di nuove campagne vaccinali, e soprattutto nuove produzioni massive di miliardi di fiale di vaccini.

Ma su cosa si basa il risultato reso pubblico da Moderna? I numeri fanno riferimento allo studio che ha preso in esame 33 adulti sani che parteciparono alla fase I di sperimentazione clinica del siero dell’azienda americana. Ebbene, a 6 mesi dalla somministrazione della seconda dose, tre differenti analisi sierologiche hanno evidenziato che nel sangue di queste persone continuano a essere presenti gli anticorpi anti-Covid sviluppati a seguito della vaccinazione.

Si tratta di una buona notizia, che potrebbe far ben sperare anche per altri vaccini che sfruttano la stessa tecnologia a mRna come quello di Pfizer, ma che non permette ai ricercatori di dormire sugli allori. Infatti, come precisa la nota diffusa da Moderna, “gli studi sul monitoraggio della risposta immunitaria continueranno per capirne il comportamento anche oltre i 6 mesi”.

Intanto la rivista Clinical Infectious Diseases pubblica un altro lavoro che riguarda il vaccino di Pfizer-BioNTech sul tema della risposta anticorpale dell’organismo. Secondo i ricercatori la risposta anticorpale e cellulare in 46 anziani residenti in strutture belga, e senza storia precedente di Covid-19, sarebbe subottimale a confronto quella rilevata in 15 operatori sanitari a distanza di quattro settimane dalla prima dose del vaccino anti-Covid.

Ancora, sempre su New England Journal of Medicine è stato pubblicato un altro paper relativo all’efficacia della risposta immunitaria stimolata sempre dal vaccino Pfizer-BioNTech. Saggiando l’efficacia degli anticorpi presenti nel sangue di sei operatori sanitari con storia di Covid contro le varianti inglese, sudafricana e brasiliana, prima del vaccino e a due settimane dalla prima inoculazione del siero Pfizer si è notato un significativo aumento dell’attività neutralizzante proprio a seguito della vaccinazione.

Tanti dati. Che da un lato fanno ben sperare sull’efficacia a lungo termine dei vaccini a mRna. E dall’altro mostrano come la ricerca scientifica sugli effetti dei vaccini nella vita reale sia ancora all’inizio del suo percorso. Come sempre accade quando viene immessa nella pratica clinica una nuova risorsa terapeutica o profilattica, la storia del prodotto è fatta dai grandi numeri della real-world evidence.

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