Tumori, doppia scoperta all’Irccs Candiolo

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Un cocktail di due farmaci immunoterapici e un nuovo bersaglio molecolare per curare pazienti con tumore del colon-retto anche in fase avanzata. Una neoplasia che fa registrare in Italia circa 34mila nuove diagnosi l’anno, occupando il secondo posto tra i 5 tumori più frequenti.

I passi avanti arrivano da due studi appena pubblicati su Cancer Discovery, dai ricercatori dell’Istituto di Candiolo Irccs e dall’Università di Torino. Il primo, coordinato da Alberto Bardelli e condotto da Giovanni Germano, mostra la possibilità di estendere l’efficacia dell’immunoterapia anche a pazienti che oggi non rispondono alle cure, grazie alla terapia combinata di due farmaci immunoterapici ancora in fase sperimentale di laboratorio.

Il secondo, frutto di una collaborazione coordinata da Alberto Bardelli e Sabrina Arena con il Wellcome Sanger Institute di Cambridge e con l’Istituto Tumori di Amsterdam, apre la via allo sviluppo di nuove cure per pazienti che ad oggi hanno ancora pochissime chance di guarigione, svelando un nuovo bersaglio farmacologico, l’enzima Werner o WRN, una ‘elicasi’, ossia una molecola deputata a ‘sciogliere’ la doppia elica del Dna delle cellule tumorali, che le aiuta a moltiplicarsi.

I pazienti con tumore al colon che sviluppano resistenza contro le principali terapie a bersaglio molecolare e le immunoterapie sono almeno il 30% del totale.

“Stiamo cercando di capire come si può andare oltre la resistenza alle terapie: nel lavoro svolto in collaborazione con il Sanger, che sarà presentato questa settimana al meeting virtuale dell’American Association for Cancer Research, abbiamo scoperto che bloccando il gene per l’elicasi WRN si supera la resistenza ai farmaci nei pazienti oncologici – afferma Bardelli, direttore del Laboratorio di Oncologia Molecolare Irccs Candiolo – Abbiamo fornito ai colleghi del Sanger dei modelli cellulari di resistenza alle terapie oltre che campioni di tumori da pazienti resistenti”.

“Ci sono dei farmaci in fase di sviluppo contro questa specifica elicasi. La prospettiva è che questi farmaci siano efficaci anche nel cancro di endometrio e stomaco, ma ci vorranno ancora degli anni prima di disporre di queste terapie anti-elicasi”, precisa.

“Questa scoperta non sarebbe stata possibile – sottolinea l’esperto – senza lo sviluppo di organoidi tumorali, ovvero tumori in ‘miniatura’ che ricalcano dal punto di vista molecolare le cellule tumorali di singoli pazienti come modelli di studio di tumori che hanno acquisito resistenze alle terapie a bersaglio. Disporre di questi modelli forniti anche da Candiolo al Sanger è cruciale per trovare nuovi modi per trattare pazienti in fase avanzata di malattia”.

Nel secondo studio, diretto e coordinato dagli scienziati del Candiolo, si dimostra invece la possibilità di estendere l’efficacia dell’immunoterapia a più pazienti con cancro del colon-retto, di quelli che attualmente non traggono beneficio da essa.

L’immunoterapia, spiega ancora Bardelli, funziona quando le cellule tumorali presentano l’antigene come un ‘codice a barre’ sulla propria membrana e si fanno così scovare dal sistema immunitario del paziente. Tuttavia, come meccanismo di immuno-evasione le cellule tumorali nascondono l’antigene e quindi sfuggono all’immunoterapia. “Noi abbiamo dimostrato su modelli tumorali che non rispondono agli immunoterapici che, somministrando una doppia immunoterapia, la anti-CTLA-4 oltre alla classica anti-PD-1, il tumore regredisce, con ricadute cliniche rilevanti in futuro”.

In Italia il tumore del colon retto è fra le cinque neoplasie più frequentemente diagnosticate. Ogni anno in Europa ci sono circa 325 mila nuovi casi, 34 mila nel nostro Paese.

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