Donne e Covid, lavoro in bilico e salute trascurata

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Resilienti, ma provate sia sul piano del lavoro che della salute: il 60% ha cambiato le proprie condizioni di lavoro e il 76% ha rinunciato a screening preventivi e visite di controllo. Sono le donne che hanno attraversato il periodo più critico della pandemia, il cui ritratto è dipinto dall’indagine condotta da Elma Research per Fondazione Onda su un campione di 609 donne tra i 25 e i 55 anni.

Sono i numeri a descrivere la situazione della donna ai tempi del Coronavirus: a fronte di un 6% che ha perso il lavoro, per circa sei lavoratrici su dieci le proprie condizioni di lavoro sono cambiate sensibilmente. Nel 32% dei casi si è trattato solo di smart working, ma nel 19% le donne hanno subito una riduzione dell’orario di lavoro, o la cassa integrazione (16%) o il passaggio dal full al part-time (10%).

Un quadro complessivo che per tre donne su dieci ha significato un peggioramento del proprio status lavorativo, soprattutto per quante erano impiegate in settori colpiti da chiusure conseguenti alle misure messe in atto dal governo per combattere la diffusione del virus: turismo, ristorazione, sport ecc.

Viceversa, un terzo delle lavoratrici vede il bicchiere mezzo pieno e dichiara un netto miglioramento delle proprie condizioni di lavoro. Si tratta, in questo caso di coloro che erano assunte a tempo indeterminato e anche di quelle donne che hanno potuto passare allo smart working, potendosi risparmiare l’andata e ritorno dall’ufficio e migliorando così la conciliazione tra lavoro e famiglia.

Lo sconvolgimento della propria quotidianità ha però avuto significative ripercussioni sulla salute delle donne: l’85% ha sofferto di almeno un disturbo psichico per un periodo prolungato (oltre 15 giorni) nel periodo conseguente l’emergenza sanitaria.

Disturbi del sonno, astenia, tristezza, pensieri negativi e bassa autostima l’hanno fatta da padrona soprattutto tra le donne che si sono trovate a dover affrontare anche una condizione economica in peggioramento rispetto al periodo antecedente la pandemia. Cosa che ha portato il 61% e a ricorrere ai farmaci. Nel 46% dei casi si è trattato di rimedi naturali, nel 27% di farmaci Otc o da prescrizione medica. Si sono poi registrati casi in cui la situazione era tale da richiedere persino il ricorso a terapia psicologica individuale o di gruppo.

Ma c’è un dato che più di altri deve far riflettere: il 76% delle donne ha rinunciato a screening preventivi e visite di controllo. Un fatto che assume particolare rilevanza se riferito a quante erano interessate da patologie croniche. In questo caso ad aver trascurato la propria salute è stato l’86%.

C’è però anche un lato positivo che lega donne e pandemia. Secondo la ricerca tutte le donne, in particolare le under-35, hanno scoperto l’utilità della tecnologia legata alla salute. E sono riuscite a utilizzare almeno una app o un servizio digitale.

In cima alla lista delle preferenze (44%) l’uso di interfacce digitali o web per la prenotazione di visite ed esami e per la consultazione dei referti, seguito dalle app per fare esercizio fisico in casa e all’aperto (38%) e da quelle che forniscono consigli utili a tenere sotto controllo il peso e l’alimentazione (22%).

Solo nel 18% dei casi si è ricorso a tecnologie evolute per trovare un consulto medico. Segnale che la telemedicina, ancorché nelle forme più basilari, nel nostro Paese è ancora qualcosa da sviluppare fortemente.

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