Adani (Miltenyi): Nuove competenze per una ricerca più green

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Ci sono aziende che non si sono fermate mai, nemmeno nella prima ondata pandemica. Una di queste è Miltenyi Biotec Italia, filiale italiana di un gruppo biotecnologico con casa madre in Germania e un’esperienza trentennale in ricerca, sviluppo e produzione di terapie geniche, avanzate e cellulari. La filiale italiana è guidata da una donna, la general manager Annalisa Adani. A lei abbiamo chiesto di fare il punto sugli effetti di Covid-19 sul lavoro e sulla ricerca ‘targate’ Miltenyi, ma anche di raccontarci quali sono le linee di sviluppo del prossimo futuro.

In che modo la pandemia di Covid-19 ha influito sulla quotidianità della sua azienda?

Siamo riusciti a far fronte alla pandemia, sia nella quotidianità che nel supporto alla ricerca. La pandemia ha influito su diversi aspetti, dalla vita quotidiana alle modalità di lavoro. Abbiamo introdotto fin da subito lo smartworking per tutelare la sicurezza dei nostri dipendenti, e dato una grande accelerazione all’introduzione di tecnologie digitali innovative che potessero favorire anche il contatto con i nostri clienti, in modo da garantire continuità. Sul versante della ricerca abbiamo trovato soluzioni e strumenti che permettessero a clinici e ricercatori di portare avanti studi sulla malattia da Sars-Cov-2. Miltenyi in particolare ha studiato le basi del sistema immunitario e la sua reazione per trovare una risposta terapeutica all’infezione da Coronavirus. Sono in corso anche dei trial clinici che sfruttano le cellule T come terapie in pazienti con Covid severa.

La pandemia di Covid ha pesato in particolare sulle donne: molte in Italia hanno perso il lavoro. Che cos’è successo in Miltenyi?

Le statistiche, è vero, ci dicono che l’occupazione femminile è stata penalizzata. Ma in Miltenyi la diversità è vista come una ricchezza e il lavoro femminile è di base molto valorizzato: si pensi che in quest’ultimo anno e mezzo la percentuale di donne assunte a livello globale è aumentata dell’8%. A livello globale, inoltre, abbiamo circa 3.300 dipendenti: per il 48% si tratta di donne e più del 40% in posizioni di senior management. Stiamo andando in controtendenza, direi.

Come valuta la situazione adesso, e quali sono le vostre priorità per il 2021?

La situazione è delicata, non solo nel nostro Paese. Ma siamo a un punto di svolta, e già studiamo quella che sarà la nuova normalità in un’era post pandemica, puntando sul re-skilling dei nostri dipendenti. Noi riteniamo che occorra un po’ re-immaginarsi, per trovare nuova energia. La nostra priorità resta la partnership costante con istituzioni, centri di eccellenza, centri di ricerca e aziende farmaceutiche, attraverso un riadattamento delle competenze. Il goal del 2021 sarà quello di perseverare nello sviluppo della terapia genica e cellulare, non solo nella malattia da Sars-Cov-2 ma anche in oncologia, ematologia, immunologia: sono frontiere terapeutiche del futuro e rappresentano la nostra mission. Un altro settore importante è la formazione: il re-skilling ed up-skilling è un capitolo importantissimo, tanto che proprio in questi mesi è nata una University presso il nostro headquarter in Germania che si occuperà di re-skilling dei dipendenti e di formazione per i clienti esterni.

Il Pnrr punta molto sulla ricerca e anche sulla sanità, dopo anni di tagli e mancati investimenti. Questi settori possono essere davvero un volano per lo sviluppo del nostro Paese?

La ricerca è alla base dell’innovazione e insieme alla sanità sono cruciali per garantire il benessere dei cittadini e la loro qualità della vita. Sono settori fondamentali però anche per lo sviluppo del Paese, che oltretutto permettono di guadagnare credibilità maggiore a livello internazionale. Un tema forte, e mi pare che nel Pnrr ci siano segnali importanti.

C’è poi nel Piano una nuova attenzione al green, che però per voi non è una novità.

E’ un altro elemento essenziale. Ma devo dire che Miltenyi, come azienda tedesca, ha avuto sempre grande attenzione all’ambiente e alla sostenibilità. Da tempo sono in corso progetti che servono a garantire un futuro sostenibile e rinnovabile e che riguardano tutti gli stabilimenti di produzione a livello globale. Menziono inoltre nuovamente la nostra University, che si occupa anche di formazione alla sostenibilità del nostro personale.

Quali sono invece le criticità che rischiano di pesare sulla crescita del settore e del nostro Paese?

Il settore delle scienze della vita ha un grande potenziale, che andrebbe sfruttato al massimo. L’Italia potrebbe essere pioniera nelle terapie innovative, se vi fosse un alleggerimento dal punto di vista legislativo, burocratico, regolatorio e procedurale, anche dovuto alle diversità regionali e alle carenze dal punto di vista dei sistemi IT e dei database. Carenze che purtroppo si pagano, e in parte sono attribuibili alle pesanti riduzioni di costi di cui negli ultimi 10 anni è stato vittima il settore. Incentivarlo coinvolge questi punti chiave, ma penso anche allo sviluppo di tecnologie per garantire ai nostri giovani opportunità di lavoro e di crescita.

Terapie avanzate, Car-T, terapie cellulari, anticorpi monoclonali: cosa ci riserva la ricerca targata Miltenyi?

‘Make cancer history’ è la nostra missione. Sono in corso diversi trial clinici sll’efficacia Car-T contro leucemie e linfomi.

Lei è un manager donna, in che modo una leadership femminile può essere un punto di forza per un’azienda? E che consigli darebbe a una giovane donna a inizio carriera?

Credo ci siano alcuni valori trainanti: la passione, l’integrità, la resilienza, il networking e lo sviluppo continuo di competenze che sono fondamentali. Sia le hard skills che le soft skills sono importanti per una leadership femminile di successo. Si tratta di fattori critici di successo anche per le giovani manager, ma un tema importante è anche il fatto di poter sviluppare esperienze, non solo lavorative, all’estero. Questo aiuta ad avere una visione cosmopolita ed interculturale che è fondamentale nell’esercizio quotidiano della leadership. Il mio consiglio, in generale, è anche quello di circondarsi di persone competenti, un po’ sfidanti, proattive che possano ispirare e dalle quali apprendere, per trovare spunti di crescita quotidiana. Una tematica forte è quella della comunicazione, che nel post-pandemia dovrà essere ripensata. Con uno spazio importante anche per i social network e i canali digitali.

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