Ocse: Vaccini chiave per la ripresa, preoccupano varianti

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Occorre potenziare la campagna vaccinale nei Paesi del Sud del mondo, perché l’equità su questo fronte sarà fondamentale non solo per contrastare l‘emergere e la diffusione di nuove varianti Covid, ma anche per la ripresa dell’economia mondiale. L’esortazione arriva dall‘Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), insieme al timore legate alla possibilità di veder emergere nuove varianti del virus.

“Dopo sedici mesi di pandemia molti Paesi stanno affrontando meglio le nuove varianti del virus. I governi hanno somministrato quasi 2 miliardi di dosi di vaccino. E la capacità globale di testare, produrre e somministrare vaccini è migliorata rapidamente”, sottolinea Laurence Boone, capo economista dell’Ocse, nell’editoriale del nuovo Outlook.

“L’economia mondiale – aggiunge – sta attualmente navigando verso la ripresa“, ma lo fa “con molti venti avversi. Il rischio che una sufficiente crescita post-pandemia non sia raggiunta o non sia ampiamente condivisa è elevato. Questo dipenderà molto dall’adozione di quadri politici flessibili e sostenibili, e dalla qualità della cooperazione internazionale”.

Ecco perché è “priorità politica assoluta è assicurare che tutte le risorse necessarie siano utilizzate per distribuire i vaccini il più rapidamente possibile in tutto il mondo per salvare vite, preservare i redditi e limitare l’impatto impatto negativo delle misure di contenimento. Sono necessari sforzi internazionali maggiori per fornire ai Paesi a basso reddito le risorse necessarie per vaccinare le loro popolazioni per i loro benefici personali e globali”.

L’organizzazione evidenzia come “mai in una crisi il sostegno politico – sia esso sanitario, con la velocità record dello sviluppo dei vaccini, monetario, fiscale o finanziario – è stato così rapido ed efficace” e questo “dovrebbe limitare le cicatrici che derivano dalla crisi“. Anche se, si segnala, “persistono troppi venti contrari”.

Per l’Ocse “è molto preoccupante che i vaccini non siano ancora sufficientemente diffusi nelle economie emergenti e a basso reddito. Questo sta esponendo queste economie a una minaccia fondamentale perché hanno meno capacità politica di sostenere attività rispetto alle economie avanzate. Un nuovo indebolimento della crescita guidato dal virus sarebbe più difficile da attutire, con conseguente ulteriore aumento della povertà acuta e potenzialmente problemi di finanziamento”.

Questo – conclude – è tanto più preoccupante perché, nonostante l’impatto su vite e mezzi di sostentamento, “il costo economico e sociale globale del mantenimento delle frontiere chiuse supera di gran lunga i costi di rendere i vaccini, i test e le forniture sanitarie più ampiamente disponibili per questi Paesi”.

Sul fronte della pandemia da Covid-19 “resta una sostanziale incertezza sull’evoluzione del virus. C’è la possibilità di nuove varianti più contagiose e letali che siano più resistenti ai vaccini esistenti, a meno che vaccinazioni efficaci non siano rapidamente e completamente diffuse ovunque”. Nuovi contagi – si sottolinea – richiederebbero un nuovo round “di rigide misure di contenimento, con costi economici associati legati alla minore fiducia e spesa”.

Insomma, il pericolo è quello di ricadere in una spira di misure anti-Covid particolarmente dannose per la ripresa dell’economia mondiale.

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