AstraZeneca, nuova controindicazione Ema

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Non si ferma l’analisi europea dei dati di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid. Il Comitato di farmacovigilanza Prac dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) ha stabilito che “le persone che hanno precedentemente avuto una sindrome da aumentata permeabilità capillare non devono essere vaccinate con Vaxzevria”, il vaccino anti-Covid di AstraZeneca al centro delle polemiche, in Italia, dopo la morte di una ragazza di 18 anni.

La sindrome da aumentata permeabilità capillare, spiega l’Ema, è una condizione molto rara e grave che causa perdita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari), con gonfiore principalmente alle braccia e alle gambe, bassa pressione sanguigna, sangue più denso e bassi livelli ematici di albumina (un’importante proteina ematica).

Il Comitato ha effettuato una revisione approfondita di 6 casi di sindrome da aumentata permeabilità capillare in persone che avevano ricevuto Vaxzevria. La maggior parte dei casi si è verificata in donne, entro 4 giorni dalla vaccinazione. Tre delle persone colpite avevano una storia di sindrome da aumentata permeabilità capillare e un paziente successivamente è deceduto. Al 27 maggio 2021, nell’Ue/Spazio economico europeo e nel Regno Unito sono state somministrate più di 78 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca.

Le persone vaccinate con questo prodotto “devono cercare assistenza medica immediata se manifestano un rapido gonfiore delle braccia e delle gambe, o un improvviso aumento di peso, nei giorni successivi alla vaccinazione”, avvertono gli esperti. Questi sintomi sono spesso associati alla sensazione di svenimento (a causa della bassa pressione sanguigna). Il Prac continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome.

Il gruppo sta monitorando anche il caso di miocarditi e pericarditi dopo la vaccinazione con prodotti a mRna. “Attualmente, sono necessarie ulteriori analisi per concludere se esista una relazione causale con i vaccini” anti-Covid e i casi di miocardite e pericardite segnalati dopo l’iniezione.

Il monitoraggio era iniziato ad aprile, dopo alcuni casi seguiti a vaccinazione con Comirnaty (Pfizer) in Israele. Per la maggior parte si è trattato di casi lievi, risolti in pochi giorni, e verificatisi per lo più in uomini sotto i 30 anni, dopo la seconda dose di vaccino.

Il Comitato di farmacovigilanza Ema “sta richiedendo dati aggiuntivi alle aziende che commercializzano” questi vaccini.

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