Vaccini, il rebus della terza dose

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Mentre la campagna vaccinale va avanti – oggi siamo a 48.316.875 somministrazioni di vaccini anti-Covid, con 16.947.093 di persone (ovvero il 31,38 % della popolazione over 12) che hanno completato il ciclo vaccinale – già si pensa alla terza dose. Dovremo farla tutti o solo i primi vaccinati, e quali vaccini usare?

“Potrebbe essere necessaria, come anche no”, afferma Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia dell‘Università Campus Bio-Medico di Roma. “Dobbiamo capire ancora con precisione quanto dura la protezione del vaccino”. E vedere cosa accadrà in autunno, oltre all’effetto della diffusione della variante Delta.

“Il problema è che oggi in Italia facciamo lo 0,7% di sequenze genomiche, contro la soglia minima del 5% decretata dall’Oms. Dunque siamo molto lontani dalla sorveglianza genomica che ci può dire con chiarezza quanto circolano le varianti, Delta inclusa”.

“La buona notizia è che l’incidenza di Covid-19 adesso nel nostro Paese è molto molto bassa, e dunque è possibile tracciare tutti i focolai, individuandoli, isolandoli e bloccando il virus. Cosa che nei mesi scorsi non potevamo fare. A inizio anno infatti il virus correva più di noi. Adesso siamo al passo del virus, perché possiamo tracciarlo”. Ma l’obiettivo deve essere più ambizioso: “Lo dobbiamo anticipare, e possiamo farlo grazia alla sorveglianza genomica, che ci permetterà di intercettarne i cambiamenti”.

Si è parlato di un rischio a eseguire la terza dose con vaccini a mRna, dunque Pfizer e Moderna, per chi già aveva fatto le prime due. “Il timore – spiega Ciccozzi – è quello di un aumento di effetti collaterali, ma al momento non si tratta di qualcosa di dimostrato. Inoltre proprio Moderna da qualche mese sta sperimentando un ‘booster‘” per una eventuale terza dose.

“La possibilità di un aumento di effetti collaterali in seguito alla terza dose è, a mio parere, molto vaga. Anzi, penso che quelli a mRna saranno i vaccini del futuro: costano relativamente poco ed è molto semplice adattarli alle varianti. Oltretutto le due aziende che hanno sviluppato per prime i vaccini anti-Covid stanno studiando anche un vaccino unico a mRna contro influenza e coronavirus“.

Insomma, in futuro – secondo Ciccozzi – avremo ancora i vaccini a mRna, “mentre sul destino di quelli a vettore adenovirale ho molti dubbi”. Dopo il caos AstraZeneca e la limitazione agli over 60 per Janssen, i dati di Curevac sono stati deludenti e su Reithera è calato il silenzio. “Il progetto di Takis con la proteina ricombinante è ancora iniziale, ma sembra più promettente in termini scientifici. Però, come nel caso del vaccino Novavax, siamo ancora agli inizi”, continua l’epidemiologo.

Dunque “la terza dose potrebbe essere necessaria per prolungare la copertura dopo il periodo iniziale. Potrebbe essere una sorta di richiamo da fare fino a quando il Coronavirus non si sarà attenuato, diventando un virus simil-influenzale. E poi la vaccinazione potrebbe finire per essere raccomandata solo per gli over 60 e i fragili”, conclude.

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