Vaccini e terza dose Pfizer, l’analisi del virologo

vaccini Pfizer
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Mentre la variante Delta sta causando un aumento di nuovi casi di Covid-19, dalla ricerca ‘targata’ Pfizer e BioNTech arrivano buone notizie. Le due aziende farmaceutiche che hanno primeggiato nella corsa ai vaccini, hanno annunciato che già nelle prossime settimane chiederanno alle autorità regolatorie, tra cui la Fda (Food and Drug Administration) americana e l’Ema (Agenzia europea dei medicinali) in Ue, l’autorizzazione per la terza dose del loro vaccino anti-Covid.

Una decisione che segue l’avvio nei mesi scorsi della sperimentazione clinica, dalla quale sono arrivati dati iniziali definiti “incoraggianti”.

I dati avrebbero mostrato che una terza dose di vaccino a mRna aumenta il livello degli anticorpi da 5 a 10 volte contro il ceppo originario e la variante Beta rispetto alle prime due dosi. Le due aziende farmaceutiche prevedono di pubblicare presto i dati definitivi.

Si tratta di una notizia fa ben sperare, considerato l’andamento della pandemia in Italia e i casi in aumento anche all’estero, a causa delle nuove varianti e delle riaperture. La possibilità di dover ricorrere a una terza dose è collegata al fatto che ancora non è nota la durata massima della protezione offerta dai vaccini.

Anche se, è bene precisarlo, le autorità americane Fda e Cdc si sono mostrate ‘freddine’, precisando che al momento non c’è necessità di fare una terza dose di vaccino anti-Covid. Una linea analoga a quella dell’Ema.

“Al momento è troppo presto per confermare se e quando sarà necessaria una” ulteriore “dose di richiamo per i vaccini Covid-19, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne di vaccinazione e dagli studi in corso per capire quanto durerà la protezione dai vaccini”, dichiarano all’Adnkronos Salute fonti dell’Agenzia europea del farmaco Ema. “L’Ema – assicurano dall’agenzia – esaminerà rapidamente questi dati non appena saranno disponibili”.

“L’esecuzione di una terza dose, o comunque di richiami, a mio avviso è un destino, da definire nelle tempistiche alla luce dell’incertezza della durata della protezione della vaccinazione e della residuata efficacia nel tempo dei vaccini anti-Covid”, ci dice il virologo dell’Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano.

“Ben venga, dunque, questa notizia: con i nuovi metodi da quanto ho sentito ci vogliono 4-8 settimane per mettere a punto un vaccino aggiornato. E credo che si possa apprezzare questo aspetto della disponibilità di una soluzione per mantenere una copertura nel tempo, alla luce di un colpo di coda della diffusione del virus, determinata dalla variante Delta. E questo anche alla luce di una possibilità, già evidenziata, di una reinfezione”, precisa Pregliasco.

Quanti hanno completato il ciclo vaccinale per primi – è il caso di medici e operatori sanitari – potrebbero dunque aver bisogno prima degli altri di un booster per potenziare le difese immunitarie nel caso di una ennesima recrudescenza della pandemia nel periodo autunnale.

Mentre la campagna vaccinale va avanti, nei laboratori -ci si prepara all’ipotesi della necessità di rinforzare lo ‘scudo’ contro il virus.

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