Vaccini, il via libera a Pfizer in Usa e l’ipotesi obbligo

vaccini Pfizer
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Quelli sviluppati e prodotti da Pfizer-BioNTech non sono più ‘vaccini sperimentali’. La Food and Drug Administration (Fda) americana ha infatti dato via libera definitivo al primo vaccino anti-Covid, utilizzato fino ad ora – in Usa ed Europa – grazie ad un’autorizzazione di emergenza rilasciata dalle agenzie regolatorie.

E questo dopo poco più di 8 mesi dal primo sì che aveva dato speranza al mondo, nella seconda estate di pandemia.

Con il disco verde della Fda il vaccino risulta autorizzato in via definitiva dai 16 anni in poi, in considerazione degli “elevati standard di sicurezza, efficacia e qualità di produzione”, come ha sottolineato la commissaria ad interim della Fda Janet Woodcock.

“Il vaccino continua ad essere disponibile grazie all‘autorizzazione d’emergenza per i soggetti dai 12 ai 15 anni e per i soggetti immunocompromessi che richiedono la terza dose“, precisa la Fda.

Una “pietra miliare” per la lotta a Covid-19, ha rilevato la commissaria. Arrivata in tempi record, rispetto a quelli che di solito sono richiesti per portare un vaccino dal laboratorio alla pratica clinica, accorciati grazie alla pratica della revisione accelerata.

“Se già milioni di persone hanno ricevuto senza problemi vaccini anti-Covid, siamo convinti che per alcuni l‘autorizzazione della Fda potrà instillare nuova fiducia nella vaccinazione“, ha aggiunto l’esperta.

Perché il punto è proprio questo: scardinare uno degli argomenti preferiti dei no-vax: quello dei vaccini sperimentali (che poi in realtà non erano tali, ma semplicemente prodotti approvati in emergenza, riducendo i tempi morti grazie all’esame continuo e, per così dire, in tempo reale dei dati prodotti). E favorire una massiccia adesione alla campagna vaccinale, per porre un freno alla circolazione del virus pandemico e all’emergere delle varianti.

Così, mentre le azioni di Pfizer vengono premiate in Borsa e si avvicina un parere analogo anche per il vaccino Moderna, il disco verde Usa riapre in Italia il dibattito sull’obbligo vaccinale.

Una prospettiva evocata in un’intervista alla Stampa dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri: “Questa è l’ultima chiamata alle vaccinazioni. Se entro il 15 settembre non avremo superato la soglia dell’80% di popolazione che ha avviato il percorso di immunizzazione, dovremo valutare la possibilità di una forma di obbligo”.

Per il virologo Andrea Crisanti il via libera della Fda “apre le porte a provvedimenti di legge che possono indurre all’obbligo della vaccinazione, sono vaccini estremamente sicuri e non c’è più questo alibi formale. Dal punto di vista giuridico diventa un vaccino approvato, che apre le porte a provvedimenti di legge che possono indurre all’obbligo della vaccinazione”.

Più articolata la posizione di Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, che sul Corriere della sera spiega: “Premesso che questa è una decisione che spetta alla politica, penso che per alcune categorie, dal personale sanitario a quello scolastico, dalle
forze dell’ordine alla grande distribuzione, sarebbe saggio e opportuno”.

Una decisione dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. Intanto, mentre molti Paesi annunciano il via alla campagna per la terza dose, da Rimini il ministro della Salute Roberto Speranza frena: “Covid ci ha insegnato che nessuno si salva da solo: se non aiutiamo gli altri Paesi a vaccinarsi arriveranno presto altre varianti”.

Perché le dosi di vaccini anti-Covid disponibili non sono infinite. E nei Paesi del Sud del mondo (quelli dove emergono le varianti) gli immunizzati sono drammaticamente pochi.

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