Il cuore delle donne, verso cure su misura

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Linee guida terapeutiche che spesso nascono dall’analisi di studi con dati tratti prevalentemente da pazienti di sesso maschile. Errata percezione che le malattie cardiovascolari siano un problema per gli uomini, quando le cifre relative all’Europa segnalano che queste patologie rappresentino il 47% delle cause di decesso nelle donne e il 39% nella popolazione maschile.

Ricerca di equità di genere nei trattamenti, basata su osservazioni mirate per la popolazione femminile e non traslate da ricerche condotte su popolazione prevalentemente maschile. Tanti problemi in cerca di soluzione.

E’ una vera e propria “chiamata alle armi” il rapporto apparso su European Heart Journal a cura di Jeske van Diemen dell’Università di Amsterdam, che pone le basi per una cardiologia a misura di donne, capace di far fronte alle possibili diseguaglianze nel trattamento per le pazienti con malattie cardiovascolari.

“Per molti anni era pratica comune che gli studi sulle malattie cardiache includessero principalmente uomini bianchi – spiega l’esperto – Si presumeva quindi che i risultati fossero rilevanti anche per le donne e le altre razze, ma stanno emergendo prove che non è così”.

“Ad esempio, le donne cardiopatiche hanno un rischio maggiore di reazioni avverse ai farmaci rispetto ai pazienti di sesso maschile, e queste reazioni sono generalmente più gravi. Allo stesso modo, è stato suggerito che le donne con insufficienza cardiaca potrebbero aver bisogno di dosi di farmaci inferiori rispetto ai loro omologhi maschi”.

Analizzando alcuni studi è emerso, ad esempio, che a partecipare alle ricerche cliniche erano soprattutto le donne con condizioni socioeconomiche migliori e che nel tempo le donne stesse tendevano ad uscire dalle sperimentazioni cliniche più degli uomini, anche perché hanno percepito un maggior rischio di danni correlati ai trattamenti in studio.

Per questo, per il futuro, si raccomanda di analizzare con particolare attenzione i possibili rifiuti alla partecipazione femminile a studi clinici e di proporre ricerche espressamente mirate alla cardiologia di genere. Ulteriore monito: dare più spazio alle donne in termini di gestione degli studi clinici e delle relative pubblicazioni.

Stando all’analisi, le donne costituirebbero solo il 10% dei comitati di gestione degli studi clinici in ambito cardiovascolare, considerando tre specifiche riviste scientifiche.

A spingere su questa via è la situazione epidemiologica. La protezione ormonale in grado di proteggere cuore e vasi della donna tende a scemare con il termine della vita fertile, tanto che le le malattie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità per le donne dopo i 50 anni, superando di gran lunga tutte le forme di tumori, incluso il tumore al seno.

In queste patologie le donne sviluppano i quadri clinici con circa dieci anni di ritardo rispetto agli uomini, ma quando succede queste manifestazioni tendono ad essere più gravi. Dati recenti mostrano che il 38% delle donne che hanno avuto un infarto perde la vita entro un anno, rispetto al 25% degli uomini.

L’obiettivo è anche porre le basi per una prevenzione mirata, visto che in genere i fattori di rischio classici per malattie cardiovascolari, come fumo di sigaretta e obesità hanno effetti diversi nei due sessi.

Un esempio? Fumando un terzo delle sigarette di un uomo, una donna rischia di avere lo stesso impatto (ovviamente negativo) su cuore e vasi sanguigni.

Anche l’obesità non riguarda maschi e femmine allo stesso modo: in genera si osserva una più elevata incidenza di obesità e di sindrome metabolica nel sesso femminile e questo dato incrementa del 50% il rischio di coronaropatia nella donna.

Infine, per la donna è importante prestare attenzione al lato psicologico (più significativo sull’apparato cardiovascolare può essere l’impatto di quadri depressivi), tenendo presente che problemi durante la gravidanza, come il diabete gestazionale, i parti pretermine, la poliabortività, o i trattamenti chemio e radioterapici per tumore possono richiedere percorsi preventivi mirati caso per caso.

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