Covid, il boom dei tamponi fai da te in farmacia

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Farmacie prese d’assalto dagli italiani per fare i tamponi rapidi anti-Covid nella seconda estate di pandemia. Ma in queste settimane c’è stata anche un’impennata di “vendite dei tamponi fai da te, negli esercizi che li propongono per la vendita al pubblico”. A confermarlo è Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma.

Tobia ci spiega che nelle ultime settimane ha registrato nella sua farmacia, a Palermo, un record di richieste per sottoporsi ai tamponi antigenici rapidi. “C’è stato un vero e proprio assalto alle farmacie che fanno i tamponi, anche perché hanno chiuso alcuni hub” nella Sicilia tornata in zona gialla, e affollata di turisti.

Ma in queste settimane sono andati ‘a ruba’ anche i test fai da te, venduti a poco meno di 10 euro al pezzo nelle farmacie italiane. Ma come funzionano? Si esegue un prelievo con uno stick nelle narici, o si deposita la saliva in una provetta contenente un liquido rilevatore, e dopo un certo periodo di tempo alcune gocce di questo materiale vanno versate sul dispositivo, che ricorda quello dei test di gravidanza. Il responso arriva dopo 15 minuti.

Ebbene, Tobia non nasconde le perplessità sui tamponi fai da te. “Il tampone fai da te è uno strumento che, a nostro avviso, ha una grandissima pecca: la mancata tracciabilità del dato, che invece è alla base di un monitoraggio attento dei casi. Solo questo dà il polso della situazione e permette di individuare aree in cui la situazione va attentamente monitorata“, spiega il segretario nazionale di Federfarma.

“Non si contesta che l’Unione europea ponga in vendita i tamponi fai da te: c’è la libera circolazione delle merci. Ma sono convinto che il dato registrato nelle strutture abilitate per l’effettuazione del tampone sia più pregnante e certo”.

“Uno dei problemi infatti – continua – sta nell’esecuzione, che può influire sul risultato”. Il test fai da te richiede una certa manualità, dice Tobia, e se il prelievo non è accurato, può “dar luogo a esiti errati: falsi positivi o falsi negativi”.

Ma la questione che lascia più perplessi i farmacisti è legata al fatto che questi esami sfuggono al servizio sanitario regionale e nazionale. A differenza di quanto accade, ad esempio, in Gran Bretagna, dove l’esito dei tamponi viene registrato e il servizio sanitario tiene conto di eventuali positività. Tra l’altro questo contribuisce a spiegare l’enorme numero di tamponi effettuati quotidianamente in GB.

“E’ una questione di civiltà e senso di maturità, che non è comune a tutti i Paesi europeo – spiega Tobia – Il tampone fai da te è uno strumento che non consente di avere informazioni certe sul singolo e sulla pandemia”.

Federfarma sulla questione dei tamponi fai da te è già intervenuta, sottoponendo all’attenzione del ministero della Salute alcune criticità, in particolare legate al tema della tracciabilità.

Proprio la tracciatura degli esiti – sia negativi che positivi – l’attendibilità dei risultati e l’accuratezza di esecuzione dei tamponi nasali effettuati in farmacia sono stati decisivi per la gestione della pandemia, ha rivendicato Federfarma. Per questo le farmacie hanno sempre garantito il puntuale inserimento dei risultati dei test all’interno dei database regionali.

Anche il Consiglio di Stato ha rilevato in una recente ordinanza che “l’inevitabile incertezza che può derivare da un test anti-Covid effettuato dallo stesso paziente può comportare gravi rischi per la salute e la sicurezza pubblica” aggiungendo, tra l’altro, che “il test da cui derivino effetti giuridici o sanitari di qualsiasi natura non può che essere effettuato da professionisti abilitati”.

“Federfarma ha sempre sostenuto la necessità della tracciatura di questo tipo di test”, come ha sottolineato il presidente di Federfarma nazionale Marco Cossolo, “in quanto solo garantendo il monitoraggio di tali esami mediante l’inserimento dei risultati nelle relative piattaforme informatiche regionali è possibile fornire un servizio utile non solo al singolo cittadino, ma anche e soprattutto all’intera collettività e alle istituzioni”.

Perché allora non si fa anche da noi come in Gran Bretagna? Il sospetto infatti è che i numeri reali della pandemia sarebbero molto diversi se venisse ampliata la tipologia di tamponi accessibili.

Nella nostra esperienza questa estate alla Maddalena, in Sardegna, dove era molto arduo sottoporsi a tampone antigenico rapido o molecolare, i test fai da te venduti nelle farmacie dell’isola sono andati a ruba, finendo esauriti più volte. Ma chi li ha utilizzati, in caso di esito positivo, avrà segnalato il proprio stato, e soprattutto avrà rispettato isolamento e quarantena?

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