Variante Delta raddoppia rischio ricoveri tra non vaccinati

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L’idea era già balenata a molti, leggendo i bollettini quotidiani, ma adesso di questa impressione arriva anche la conferma scientifica: la variante Delta (B.1.617.2) raddoppia il rischio di ricovero per Covid-19, rispetto alla variante Alfa (B.1.1.7) e aumenta di una volta e mezza il rischio di dover correre in pronto soccorso, tra i soggetti non vaccinati (o vaccinati con una sola dose).

A rivelarlo è uno studio inglese pubblicato su The Lancet Infectious Diseases. Si tratta del più ampio studio finora condotto sull’argomento, che ha analizzato i dati di 43.338 mila casi di Covid-19, registrati in Gran Bretagna la scorsa primavera (nel periodo 29 marzo-23 maggio), tutti confermati dal sequenziamento del genoma virale. Di tutti i pazienti erano disponibili anche informazioni sullo stato di vaccinazione, sull’accesso in pronto soccorso, sul ricovero ospedaliero.

Tra tutti quelli studiati in questa finestra temporale, sono stati registrati 34.656 casi (80%) di variante alfa e 8.682 casi di variante delta (20%). Ma impressionante è stata la ‘volata’ della variante Delta che, nell’ultima settimana di questo studio, era già arrivata a rappresentare i 2/3 dei nuovi casi registrati (al momento, in Gran Bretagna, la quasi totalità dei nuovi casi di Covid-19 è attribuibile alla variante Delta).

Lo studio ha evidenziato che un paziente su 50 veniva ricoverato in ospedale entro due settimane dal riscontro di un tampone positivo; ma dopo aver considerato i fattori che aumentano la suscettibilità a una forma grave di Covid-19 (età, etnia, stato di vaccinazione) i ricercatori inglesi hanno calcolato che il rischio di ricovero risultava più che raddoppiato (aumentava di 2,26 volte) nei pazienti con la variante Delta, rispetto agli altri.

“Questo studio – afferma il dottor Gavin Dabrera, epidemiologo del National Infection Service di Public Health England – conferma che le persone infettate dalla variante Delta sono molto più a rischio di ricovero, rispetto a quelle che hanno contratto la variante Alfa. La maggior parte dei casi analizzati in quel periodo era relativo a persone non vaccinate (solo l’1,8% del campione aveva completato il ciclo vaccinale il 24% aveva fatto la prima dose)”.

“Sappiamo già che la vaccinazione offre una protezione eccellente contro la Delta. Per questo invitiamo chi non avesse ancora ricevuto la seconda dose di vaccino (qualche mese fa aveva fatto molto discutere l’idea di ritardare la seconda dose, per coprire con almeno una prima dose di vaccino un maggior numero di persone) a farla appena possibile. Inoltre, raccomandiamo a chiunque presenti sintomi sospetti per Covid-19 di restarsene a casa e di sottoporsi appena possibile ad un tampone molecolare”.

Numerosi studi hanno dimostrato che un ciclo vaccinale completo è in grado di prevenire le forme sintomatiche e di evitare il ricovero, sia nel caso della variante Alfa che della Delta. Ma lo studio appena pubblicato, condotto in un momento in cui solo una piccola parte della popolazione era già stata vaccinata, non consente di appurare se vi siano differenze, rispetto alla necessità di ricovero, tra i vaccinati che successivamente contraggano un’infezione con la variante Alfa o con la Delta.

“La nostra analisi evidenzia che, senza la vaccinazione – sottolinea la dottoressa Anne Presanis, dell’Unità di Biostatistica MRC dell’Università di Cambridge – qualunque focolaio Delta sia destinato a gravare maggiormente sulla tenuta del servizio sanitario, rispetto alla passata epidemia Alfa. A livello del singolo individuo, completare il ciclo vaccinale significa ridurre il rischio di sviluppare una forma sintomatica della malattia e in particolare di una forma grave, tale da richiedere il ricovero ospedaliero”.

La variante Delta è stata individuata per la prima volta in India lo scorso dicembre e già dai primi studi appariva più contagiosa di almeno il 50% rispetto alla Alfa (la cosiddetta variante ‘Inglese’).

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