Uomini e donne divisi, la dieta mediterranea di Ercolano

donne Ercolano
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Uomini e donne, a tavola, non hanno le stesse abitudini. Nulla di nuovo si dirà. Peccato però che la tendenza ad avere un’alimentazione differenziata in base al genere non sia solo il frutto di abitudini moderne, ma addirittura si possa ritrovare nei resti delle persone che sono state esposte all’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.

E allora si scopre che, mentre la popolazione maschile tendeva ad avere una maggior disponibilità di alimenti proteici, anche per la possibilità di attingere alle fonti del mare, con prodotti ittici, per le donne frutta e verdura erano i cibi più frequenti sulla tavola di ogni giorno. insomma: quando il Vesuvio ha seppellito sotto colate di lava interi Paesi alle sue falde, erano già in uso i dettami dell’alimentazione mediterranea, con particolare attenzione al pesce, alla frutta e alla verdura, in una sorta di “dieta a chilometro zero” ante litteram.

A fornire queste informazioni è una ricerca che, a distanza di oltre 2000 anni, vede protagonisti gli esperti dell’Università di York e in particolare gli scienziati dell’equipe di BioArCH, del dipartimento di Archeologia.

Gli studiosi, guidati da Oliver Craig e Silvia Soncin, hanno infatti pubblicato su Science Advances uno studio che rileva le abitudini alimentari della popolazione di Ercolano, partendo dai resti disponibili, consegnando alla scienza una serie di dati importanti sulla nutrizione dell’epoca.

Per arrivare a definire le abitudini alimentari di chi si è trovato di fronte all’eruzione del Vesuvio, gli esperti hanno studiato gli aminoacidi maggiormente presenti nei resti degli individui studiati, agendo in collaborazione con diverse strutture come il Museo delle Civiltà di Roma e i Parchi Archeologici di Pompei ed Ercolano.

In tutto 17 individui sottoposti alla furia piroclastica sono stati analizzati attraverso particolari metodiche di studio degli isotopi di carbonio ed azoto. Grazie a questi test, quindi, il team di ricercatori è riuscito ad ottenere preziose informazioni sugli aminoacidi maggiormente rappresentati nei resti stessi, con conseguente studio delle componenti proteiche alimentari da cui questi prevalentemente derivano.

Cosa si è scoperto grazie a questi studi di “paleonutrizione”? Fondamentalmente, come detto, che esisteva una sostanziale differenza di genere, pur se nell’ambito di una dieta basata su prodotti del luogo. In termini generali, i maschi avevano a disposizione circa il 50% in più di proteine animali da fonti ittiche e comunque anche sul fronte delle proteine da cereali mostravano un maggior introito rispetto alle donne.

Il gentil sesso, invece, aveva probabilmente un maggior introito protetico di originale animale e più in generale tendeva ad avere un introito maggiore di frutta e verdura. Queste informazioni non debbono stupire. A detta degli esperti che hanno realizzato l’analisi, l’alimentazione ad Ercolano ripercorre quanto avveniva nell’antica Roma: da un lato gli uomini tendevano ad essere maggiormente impegnati nella pesca e nella navigazione, ma soprattutto avevano in genere ruoli sociali più elevati rispetto alle donne, il che comportava un più facile accesso ad alimenti di valore economico superiore come, appunto, il pesce fresco.

Poi ovviamente, visto anche il luogo, la componente ittica e legata a frutti di mare è superiore a quella attuale. Il modello mediterraneo, insomma, era già ben definito in epoca romana.

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