Mln di over 50 senza vaccini, immunità di gregge chimera

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Aumentano le prime dosi di vaccini anti-Covid, ma ancora 3,16 milioni di over 50 sono senza copertura. E mentre si moltiplicano gli annunci sulle percentuali di vaccinati, cresce il timore per una riduzione – nel tempo – dell’efficacia. Così il raggiungimento dell’immunità di gregge rischia di rivelarsi una chimera.

Almeno per la Fondazione Gimbe, che invita a mettere un freno alla sterile rincorsa di percentuali di copertura: “E’ necessario vaccinare il numero più elevato possibile di persone senza controindicazioni assolute”.

Ma vediamo i dettagli che emergono dall’ultimo monitoraggio. All’8 settembre (aggiornamento ore 6.12) risultano consegnate 89.721.203 dosi di vaccini. Sul fronte delle consegne, dopo il netto cambio di passo registrato ad agosto (quasi 15 milioni di dosi nel periodo 2-29 agosto per una media settimanale di 3,75 milioni), nella settimana 30 agosto-5 settembre sono state ricevute solo 2 milioni di dosi da Pfizer. “Nonostante il calo delle forniture dell’ultima settimana – spiega Marco Mosti direttore operativo della Fondazione gimbe – continuano ad aumentare le scorte di vaccini a mRna, che superano ormai le 9,6 milioni di dosi”.

All’8 settembre (aggiornamento ore 6.12) il 73,2% della popolazione (n. 43.371.929) ha ricevuto almeno una dose di vaccini (+762.552 rispetto alla settimana precedente) e il 65,9% (n. 39.072.107) ha completato il ciclo vaccinale (+1.189.855).

Aumenta nell’ultima settimana il numero di somministrazioni (n. 1.934.230), ma la media mobile a 7 giorni, dopo il picco di quasi 280mila dosi/die del 3 settembre, è scesa intorno a 256mila il 7 settembre. “Nonostante l’accelerazione delle forniture– commenta il presidente Nino Cartabellotta – da tre settimane il numero di prime dosi è di fatto stabile intorno a 720-750mila, segno della difficoltà di convincere gli indecisi”.

Quello degli indecisi è un tema caldo: l’88,4% della popolazione over 50 ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino, con un irrisorio incremento settimanale nazionale (+0,6%) e nette differenze regionali: dal 92,9% della Puglia al 82,3% della Sicilia.

In dettaglio:
Over 80: degli oltre 4,4 milioni, 4.194.928 (93,6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 104.950 (2,3%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Fascia 70-79 anni: degli oltre 5,9 milioni, 5.326.891 (89,3%) hanno completato il ciclo vaccinale e 139.811 (2,3%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Fascia 60-69 anni: degli oltre 7,3 milioni, 6.321.767 (85%) hanno completato il ciclo vaccinale e 237.700 (3,2%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Fascia 50-59 anni: degli oltre 9,4 milioni, 7.361.245 (77,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 501.638 (5,3%) hanno ricevuto solo la prima dose.

Complessivamente 4,1 milioni di over 50 (15,2%) non hanno ancora completato il ciclo vaccinale, con rilevanti differenze regionali (dal 17,7% della Sicilia al 7,1% della Puglia): di questi, 3,16 milioni non hanno ancora ricevuto nemmeno una dose.

Continuano invece a salire le curve degli under 50, nonostante una flessione di quella 40-49 anni e un iniziale rallentamento di quelle dei 20-29 e 30-39 anni. Rimane costante la salita della fascia 12-19 anni, segnale incoraggiante vista l’imminente riapertura delle scuole. Nella fascia 12-19 anni, il 40,1% ha completato il ciclo, al 23,1% è stata somministrata la prima dose e il 36,8% non ha ancora ricevuto nemmeno una dose di vaccino, anche qui con rilevanti differenze regionali.

Quanto all’efficacia dei vaccini, “da aprile ad oggi rimane stabile e molto elevata nel ridurre decessi (96,6%) e forme severe di malattia che richiedono ospedalizzazione (93,9%) e ricovero in terapia intensiva (96%). Relativamente alle diagnosi di Sars-CoV-2, invece, l’efficacia si riduce dall’88,5% (periodo 4 aprile-11 luglio) al 78,1% (periodo 4 aprile-29 agosto), in particolar modo nelle fasce più giovani della popolazione, seppure con una stabilizzazione nelle ultime settimane”.

Si rileva dunque una progressiva riduzione dell’efficacia della copertura vaccinale nei confronti di infezioni asintomatiche e forme lievi di malattia che non necessitano di ricovero.

“Visto che la riduzione dell’efficacia risulta più evidente negli under 50 – spiega Cartabellotta – è verosimile che, durante l’estate, tra i più giovani abbiano influito l’incremento dei contatti sociali e la minore attenzione ai comportamenti individuali, fondamentali per prevenire il contagio anche nelle persone vaccinate”. Nei soggetti vaccinati con ciclo completo, rispetto ai non vaccinati, si registra un netto calo dell’incidenza di diagnosi e soprattutto di malattia severa che richiede ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o che porta al decesso.


Intanto l’Ema ha avviato la valutazione dei dati sull’efficacia della terza dose da somministrare dopo 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale al fine di potenziare la risposta immunitaria. “Diverso l’approccio per soggetti immunodepressi e anziani fragili, in particolare ospiti di Rsa – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – che potrebbero non aver raggiunto un adeguato livello di protezione con il primo ciclo completo”.

In questo caso, la terza dose non si configurerebbe come un richiamo, bensì come parte integrante di un ciclo vaccinale di tre dosi. “Nel nostro Paese – spiega Cartabellotta – dopo che il Comitato Tecnico Scientifico si è già espresso positivamente, si attende solo il via libera dell’Aifa per avviare la somministrazione della terza dose nelle persone immunodepresse e negli anziani ad elevata fragilità”.

Quanto al tema dell’immunità di gregge, “a fronte di un dibattito politico e di una comunicazione pubblica che rincorrono percentuali target di copertura vaccinale – dichiara Cartabellotta – è bene ricordare che oggi non esistono i presupposti epidemiologici per conquistare la cosiddetta immunità di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie ad un’elevata percentuale di persone non più suscettibili al contagio, perché vaccinate o guarite”.

Infatti al momento nessun vaccino è approvato per i soggetti sotto i 12 anni compiuti: oltre 5,8 milioni di persone (9,9% della popolazione) tra cui il virus continua a circolare liberamente. I vaccini approvati non sono sterilizzanti, ovvero non conferiscono un’immunità totale contro il virus e anche chi è vaccinato ha una probabilità, seppure molto più bassa, di infettarsi e trasmettere il virus. Al momento in Italia l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione si attesta intorno al 78%.

L’efficacia dei vaccini nei confronti dell’infezione inizia a ridursi dopo circa 6 mesi dalla conclusione del ciclo vaccinale, in particolare nelle fasce anagrafiche più giovani. Inoltre nei Paesi a basso reddito meno del 2% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino: questa disomogeneità nell’accesso ai vaccini contribuisce all’elevata circolazione del virus e all’emergenza di nuove varianti.

“A fronte dell’elevato profilo di efficacia e sicurezza dimostrato dalla somministrazione di oltre 5 miliardi e mezzo di dosi di vaccino in tutto il mondo – conclude Cartabellotta – è inutile inseguire la chimera di una percentuale di popolazione vaccinata in grado di “spegnere” l’interruttore della circolazione virale. L’obiettivo di salute pubblica è quello di vaccinare tutti coloro che non presentano specifiche controindicazioni, al fine sia di una protezione individuale da malattia grave o decesso, in particolare per gli over 50, sia di ridurre al minimo la circolazione virale. Visto che quest’obiettivo è oggi basato su robuste evidenze, spetta alla politica scegliere la strategia con cui raggiungerlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l’obbligo vaccinale”.

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