Draghi: dopo i vaccini, collaborazione governi-imprese per il clima

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La “cooperazione tra governi e imprese” ha già dimostrato di essere importante per salvare vite umane, come ha evidenziato la campagna vaccinale contro Covid19. E può esserlo anche per affrontare il problema del cambiamento climatico. E’ il modello di collaborazione virtuosa che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha illustrato nel suo intervento al summit B20, il forum internazionale di dialogo del G20 riservato alle aziende e al business.

Ma perché l’obiettivo sia definitivamente centrato, secondo il capo del governo italiano, “dobiamo affrontare il protezionismo sui prodotti sanitari“. “Questo – dice – è essenziale per assicurarci di avere gli strumenti per combattere questa pandemia e prevenirne di future. Dobbiamo difendere la libera circolazione dei vaccini e delle materie prime necessarie per produrli. Sono fiducioso che il vertice del G20 a Roma alla fine di ottobre raggiungerà un forte impegno per riformare il Wto”, l’Organizzazione mondiale del commercio.

Ad ogni modo, per Draghi, quanto è avvenuto con i vaccini va considerato come un modello da ripetere. Soprattutto perché, grazie a esso, la fine della pandemia si avvicina. “Lo sforzo di ricerca delle aziende farmaceutiche – ha sottolineato – è iniziato subito dopo la scoperta dei primi casi di Covid-19. Grazie all’ingegnosità del settore privato, i vaccini erano pronti poco dopo, mentre normalmente ci vogliono circa dieci anni. Una campagna di vaccinazione di massa è diventata possibile appena un anno dopo. I governi, da parte loro, hanno fornito generose sovvenzioni per finanziare il lavoro di laboratorio, le sperimentazioni cliniche e la produzione di vaccini. Il settore pubblico ha impegnato somme significative in appalti a lungo termine che hanno protetto l’industria dal rischio di fallimento. Ora abbiamo somministrato più di 6 miliardi di dosi di vaccini in tutto il mondo. I nostri sforzi congiunti ci hanno aiutato a tenere sotto controllo la pandemia in molti paesi e a darci la speranza che la sua fine sia finalmente in vista”.

Allo stesso modo, dunque, per il premier le imprese e i governi dovrebbero collaborare per affrontare il cambiamento climatico. “Sappiamo che i Paesi del G20 sono responsabili del 75% delle emissioni globali. La presidenza italiana del G20 sta lavorando per garantire che si mantengano collettivamente i nostri impegni per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali”. Draghi osserva come sia “nell’interesse di tutti raggiungere questo obiettivo” anche perché “la Banca centrale europea, la mia ex casa, stima che il cambiamento climatico senza restrizioni causerà un calo del 40% della produttività delle aziende entro il 2050“. Per questo, ribadisce, “abbiamo bisogno di finanziamenti privati su larga scala, insieme a maggiori investimenti pubblici, per accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Le aziende sono esattamente al centro della transizione ecologica. Dovrai cambiare la tua struttura produttiva, adattarti alle nuove fonti di energia e i governi sono pronti a supportarti”.

Draghi sottolinea che i governi “devono accompagnare imprese e cittadini nella transizione ambientale“. “Dobbiamo fornire – afferma – chiarezza e coerenza sulle regole, aiutare aziende e lavoratori a cogliere le opportunità di questa trasformazione ed essere pronti a condividere parte del suo onere finanziario. La velocità della transizione deve tenere conto della capacità di adattamento del nostro sistema produttivo. E dobbiamo mantenere il sostegno pubblico alle nostre politiche, una precondizione necessaria affinché questi cambiamenti siano sostenibili. Insieme, i governi e le imprese possono plasmare un futuro migliore per le nostre società. Il settore privato – conclude – può svolgere un ruolo importante nell’aiutarci a realizzare il nostro programma del G20″.

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