Covid e ritardi cure, oltre 5000 nascite in meno

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Un altro ‘effetto collaterale’ della pandemia da Covid-19. In un Paese dove già la natalità è tra le più basse al mondo, la pandemia ha inferto un altro duro colpo: il ritardo o il mancato ricorso delle coppie ai percorsi di riproduzione medicalmente assistita ha ridotto ulteriormente le nascite, già a livelli minimi da decenni, di altri 5mila bambini l’anno, cifra che si somma al cronico calo delle nascite (-30% in 12 anni, Rapporto Itat) da coppie fertili.

In più gli ostacoli alla gestione delle nuove diagnosi di infertilità e di numerose patologie, come l’endometriosi, avranno conseguenze sulla salute riproduttiva nel medio e lungo periodo. È ‘allarme fertilità’ quindi, come effetto collaterale della pandemia lanciato dagli esperti della Società italiana di Riproduzione Umana (Siru), che si riuniranno dal 13 al 16 ottobre a Napoli in occasione del 4° Congresso nazionale.

Una quattro giorni di confronto tra ginecologi, andrologi, biologi, embriologi, psicologi, ostetrici e altri operatori dedicati interamente alle nuove Linee Guida in Pma. La proposta di nuove Linee guida è stata redatta dalla Sir adattando le Nice inglesi alla realtà italiana, con la collaborazione della Fondazione Gimbe, ed è in attesa di valutazione dal ministero della Salute. “In Italia non abbiamo mai avuto Linee guida cliniche – spiega Antonino Guglielmino, ginecologo e presidente della Siru– e ciò ha influito sulla individuazione delle buone pratiche legate alle evidenze scientifiche”.

In un Paese nel quale 1 persona su 6 ha problemi ad avere figli, cioè circa il 15% delle coppie infertili, con dati in costante aumento la Pma garantisce oltre il 3% di nascite ogni anno, un vero e proprio ‘booster’ per facilitare le nascite.

“Se per contrastare il Covid abbiamo cercato armi nuove, contro l’infertilità abbiamo già le nostre armi: approvazione delle Linee guida cliniche e applicazione concreta dei livelli essenziali di assistenza, rimettiamo la fertilità al centro dell’agenda politica” aggiunge Luigi Montano, presidente area andrologica Siru.

“Accelerare il processo di approvazione della Linee guida cliniche sulla Pma – conclude Paola Viganò, presidente dell’area biologica – consentirà di ridurre i tempi di presa in carico di coppie infertili, di individuare eventuali patologie che ostacolano la fertilità e di garantire sicurezza e appropriatezza delle cure in maniera omogenea da Nord a Sud. Con le nuove Linee Guida per la Pma sarà possibile finalmente delineare anche i percorsi diagnostici terapeutici omogenei per ridurre i tempi di diagnosi e di cura della infertilità”.

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