Mortalità più alta in quartieri industriali, studio a Taranto

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I rischi per la salute cambiano in base al quartiere in cui si vive. E’ quanto emerge da uno studio italiano, pubblicato sulla rivista internazionale “Environmental Research”, che per la prima volta ha dimostrato un significativo incremento di mortalità nei quartieri interessati dall’attività industriale.

La ricerca, frutto della collaborazione tra la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), il Comune di Taranto e l’Università di Bari “Aldo Moro”, è stata presentat a Taranto.

“Nelle città che soffrono particolari situazioni d’inquinamento o pressione ambientale è utile e necessario disporre di indicatori affidabili che possano descrivere lo stato di salute complessivo della popolazione residente. Tra questi, i dati di mortalità delle anagrafi comunali rappresentano un indice complessivo che consente aisSindaci, massime autorità sanitarie locali, di essere informati in tempo reale se sul proprio territorio esistono aree di criticità”, spiega Alessandro Miani, presidente Sima.

“La metodologia utilizzata per Taranto nel nostro studio rappresenta un modello validato utilizzabile da Anci in qualsiasi città italiana grazie alle competenze già presenti sui territori o comunque rese disponibili da Sima e dai partner universitari. Anche i Comuni possono fare epidemiologia a livello locale per identificare eventuali disuguaglianze di salute nel raggio di pochi chilometri o tra diversi quartieri, ma soprattutto per comprenderne le cause e intervenire con tempestività per rimuovere i possibili fattori di rischio o determinanti ambientali”.

“Complessivamente – spiega Stefano Cervellera, dirigente dell’ufficio statistiche demografiche del Comune di Taranto – nei 3 quartieri Nord della Città (Tamburi, Paolo Vi e Città Vecchia-Borgo), i più vicini all’area industriale, abbiamo rilevato un eccesso statisticamente significativo di 1.020 morti (uomini e donne) tra il 2001 e il 2020 rispetto ai dati di riferimento regionale, con un picco del 68% di eccesso di mortalità rilevato nel sesso maschile tra i residenti del quartiere Paolo VI nel 2019”.

“Lo studio – precisa Prisco Piscitelli, epidemiologo e vicepresidente Sima – ha analizzato per la prima volta tutti i 6 quartieri in cui è suddivisa la città di Taranto (Tamburi-Lido Azzuro, Paolo VI, Città Vecchia-Borgo, Tre Carrare-Solito, Montegranaro-Salinella e Talsano-Lama-San Vito) e mostra come lungo l’intero ventennio analizzato i quartieri Nord presentano un costante eccesso di mortalità in entrambi i sessi rispetto agli altri quartieri. L’aumento di mortalità rispetto ai dati regionali interessava inizialmente solo l’area di Tamburi e si è poi allargato agli altri due quartieri, generando una disuguaglianza di salute inaccettabile rispetto alle zone a Sud della città”.

Ma le implicazioni della ricerca sono più ampie, come spiega Valerio Gennaro, medico epidemiologo, già direttore del registro mesoteliomi della Regione Liguria presso l’Irccs Ospedale San Martino di Genova, membro della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Genova, e primo autore dello studio: “Se si vuole individuare e contrastare alla fonte i fattori di rischio evitabili per la salute umana, tra cui spiccano senz’altro quelli ambientali, oltre che socio-economici, c’è bisogno di informazioni basate su evidenze scientifiche. Il nostro studio dimostra ancora una volta che i dati utili a fini sanitari sono disponibili, informatizzati perché già presenti nel sistema della sanità ma anche nelle anagrafi comunali. Quel che si chiede all’epidemiologia è di fornire informazioni rapide e utili a migliorare la salute pubblica”.

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