Medicina e gioco di squadra, il Pascale fa scuola

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Che cosa è il gioco di squadra? Quanto è importante il gioco di squadra? Cosa insegna il gioco di squadra? Bisogna essere per forza degli sportivi per giocare (bene) in una squadra?

Cominciamo dall’ultima domanda. La risposta è: assolutamente no. Parola di Paolo Ascierto, oncologo del Pascale, che partendo dall’esempio di uno sportivo vero, il coach di pallavolo Gian Paolo Montali, tenta di sconfiggere il cancro con un gioco di squadra. Che poi è la stessa filosofia dell’1+1= 3 che è diventato, nell’era del direttore generale Attilio Bianchi, il motto dell’Istituto dei tumori di Napoli.

Da tre anni Ascierto promuove “We in Action”, il meeting rivolto a tutti i medici perché facciano dell’esempio Montali un esempio di vita professionale.

Quest’anno al meeting, colpa Covid in versione on line, Ascierto ha voluto invitare anche lo chef stellato Gennarino Esposito. Che cosa c’entrano un ricercatore, un cuoco e un allenatore di pallavolo? Partendo dal concetto che il gioco di squadra si può applicare ovunque, nella veste del tutto nuova di intervistatore, Ascierto ha rivolto domande al coach, autore fra l’altro di due celebri libri improntati proprio sul gioco di squadra, e al re della cucina gourmet e le distanze tra i tre si sono subito ridotte.

Obiettivo del meeting: estendere l’esperienza del centro di eccellenza del Melanoma del Pascale, primo al mondo per quanto riguarda la cura di questo terribile tumore della pelle, agli altri centri presenti sul territorio nazionale.

“E’ necessario valorizzare l’importanza del team – sottolinea Ascierto – in oncologia dove medici di diverse specialità lavorano sinergicamente nella stessa squadra per un obiettivo comune: la cura ottimale dei pazienti. Per questo è importante condividere l’importanza dell’approccio multidisciplinare nel trattamento del melanoma con le nuove terapie immunologiche e target. E’ fondamentale rafforzare il team di lavoro con competenze non solo cliniche ma anche trasversali”.

Discorsi da cui non si sente tanto lontano Gennarino Esposito. “Alcune volte uscire dalla mia cucina – dice lo chef – per partecipare a progetti come We in Action, è fondamentale per arricchirmi di saperi, condividendo conoscenze con esperti di un certo spessore, come Ascierto e Montali. D’altronde il nostro lavoro non è molto diverso da quello di un ricercatore o da un coach di una squadra: così come un medico tenta sempre nuovi studi e come un allenatore prepara i suoi uomini per una sfida, noi, io e la mia brigata di cucina, prima di iniziare un servizio ci confrontiamo per capire chi è il nostro ospite, quali le sue esigenze, preparandoci ogni volta a qualcosa di nuovo”.

Temi e racconti di esperienze che si incrociano, dunque, come quello della paura, tema caro soprattutto a Montali: “Ho vinto tanto perché ho sempre avuto paura di perdere – dice il coach – anche se la paura va gestita con la passione. Non importa se fai ricerca, cucini o giochi con la palla. La paura aiuta ad andare avanti e sopportare la sconfitta”.

Tema caro, questo del gioco di squadra, al direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi. “Condividere i saperi – dice – rispettare i punti di vista, incrementa il valore delle scelte e delle opzioni. Il contributo di tutti per il bene di ciascuno. E’ questa la magia di 1+1=3”.

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