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Riflettori puntati su Milano, che a novembre accoglierà il mondo del pharma per CPhI Worldwide. Il più grande appuntamento mondiale dedicato all’industria farmaceutica e chimico farmaceutica torna infatti a Fiera Milano (Rho) dal 9 all’11 novembre 2021.

CPhI Worldwide, che quest’anno dopo lo stop imposto dalla pandemia giungerà alla sua trentesima edizione, copre l’intera supply chain dell’industria farmaceutica. L’evento rappresenta il punto di riferimento più completo per l’industria farmaceutica globale, oltre che un’occasione per fare networking e new business, promuovendo la crescita del settore.

Con 34,3 miliardi di produzione nel 2020 l’Italia si conferma tra i grandi poli farmaceutici in Ue, insieme a Francia e Germania. E la Lombardia, oltre ad essere la prima regione in Italia per investimenti in Ricerca e Sviluppo, che ammontano a oltre 400 milioni di euro, può vantare un valore di export manifatturiero pari a 8,2 miliardi (il 24% dell’intero settore).

“Con l’industria fieristica e congressuale in costante ripresa a livello globale, Milano si appresta nuovamente ad ospitare grandi eventi che metteranno la città sotto i riflettori mondiali da qui ai prossimi anni” dice Luca Palermo, amministratore delegato e direttore generale di Fiera Milano. “Con CPhI Worldwide abbiamo l’occasione di consolidare il nostro posizionamento in Europa come hub principale per le grandi manifestazioni internazionali. Gli eventi che si svolgono nei nostri padiglioni generano ricadute economiche sul territorio per circa 8,3 miliardi di euro ogni anno, mentre la spesa di ogni visitatore internazionale che arriva a Milano è pari a 346 euro per ogni giorno di permanenza. Numeri importanti che dimostrano quanto il business fieristico e congressuale sia un asset fondamentale per la ripartenza dell’economia del Paese”.

“Il ritorno in presenza di un evento di questa portata è fondamentale” aggiunge Orhan Caglayan, brand director di CPhI Worldwide. “Le aziende farmaceutiche e biotecnologiche hanno ripreso a pianificare le loro attività sul lungo periodo e sono alla ricerca costante di partner secondari, terziari e persino quaternari. Per la community Cdmo (aziende che sviluppano e producono farmaci “per conto” delle grandi multinazionali), la fornitura di vaccini, unita a una ripresa degli investimenti nella pipeline di sviluppo, indica che i prossimi 12 mesi saranno probabilmente i più redditizi in termini di incontro di nuovi clienti anche per i piccoli player”.

“La Lombardia e Milano sono un hub riconosciuto per le scienze della vita – ha dichiarato Sergio Dompé, vicepresidente di Assolombarda con delega alle Life Sciences e Chair della Task Force Health & Life Sciences del B20 – Basti pensare che in quest’area si concentrano il 35,4% delle imprese farmaceutiche a livello italiano e più del 50% della sperimentazione clinica nazionale, con investimenti che triplicano il loro impatto grazie ai costi evitati per il Sistema sanitario nazionale. Ora occorre continuare a lavorare per stimolare la crescita della filiera e del settore farmaceutico lombardo e la strada da seguire è quella di una maggiore cooperazione tra pubblico e privato”.

“È davvero significativo che, dopo la lunga pausa per la pandemia, Milano accolga in Fiera tutti i professionisti del settore per un evento internazionale che copre l’intera supply chain dell’industria farmaceutica e che rappresenta il punto di riferimento più completo per il farma globale” evidenzia dal canto sui Diana Bracco, componente del comitato esecutivo di Fondazione Fiera Milano. “Per tutte le aziende del comparto, partecipare a questa manifestazione è anche un modo per avere una visione globale aggiornata dello scenario chimico-farmaceutico, da cui derivare considerazioni strategiche ed eventualmente nuove opportunità di crescita o di collaborazione”.

“La Lombardia si conferma un’eccellenza dell’industria farmaceutica a livello europeo, distinguendosi per la propria capacità competitività e apertura internazionale” le fa eco Letizia Moratti, vicepresidente e assessore al Welfare Regione Lombardia, evidenziando come “innovazione, ricerca e sostenibilità sono le caratteristiche di un comparto che rappresenta una forte leva di sviluppo per il nostro territorio e un asset strategico per l’intero Paese”.

“L’Italia è il primo Paese europeo sia per fatturato, con oltre 4,8 miliardi, sia per numero di imprese produttrici di principi attivi farmaceutici, con oltre 72 aziende per 109 siti produttivi e una quota export pari all’85%” afferma Paolo Russolo, presidente di Aschimfarma, Associazione di settore di Federchimica che rappresenta i produttori di principi attivi e intermedi farmaceutici. “Qualità e sicurezza nella produzione, attività di ricerca e innovazione superiore alla media manifatturiera, rispetto dell’ambiente sono sempre stati i criteri distintivi dei produttori italiani”.

“CPhI è una grande opportunità per l’Italia e la Lombardia, prima regione farmaceutica per presenza industriale, con oltre 100 aziende, 24.000 addetti diretti e oltre 28 mila nell’indotto”, commenta Giorgio Bruno, presidente del Gruppo Cdmo-Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria. “Con 34,3 miliardi di produzione totale, sia per principi attivi sia per prodotti finiti, nel 2020 il nostro Paese si conferma tra i grandi poli farmaceutici in Ue, insieme a Francia e Germania, grazie a un export crescente (+74% tra il 2015 e il 2020) che ne testimonia la qualità. Ed è addirittura al primo posto in Europa per produzione conto terzi (Cdmo), con 2,3 miliardi”.

Un comparto, quello della produzione per conto terzi, innovativo e flessibile, “che conta a livello nazionale 11.500 addetti, che investe sempre di più – il 17% del fatturato nel 2020, il doppio rispetto al 2015 – anche nel digitale e nel green e che ha nella filiera uno dei fattori strategici di sviluppo”, evidenzia Bruno.

“L’emergenza sanitaria ha evidenziato quanto sia strategico il settore” del pharma, “che ha un ruolo di primo piano a livello nazionale e internazionale. È quindi prioritario aumentare gli investimenti nel comparto, soprattutto nell’ambito della ricerca, costituendo e valorizzando una rafforzata alleanza strategica tra le imprese private e le istituzioni pubbliche – afferma Andrea Costa, sottosegretario alla Salute. “Investire in ricerca significa migliorare la salute e l’aspettativa di vita dei cittadini, attrarre nuove risorse e talenti per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Le conoscenze che accumuliamo oggi saranno alla base dei nuovi farmaci approvati fra 10-20 anni. La creazione di una massa critica di competenze sarà alla base di un ecosistema integrato e sinergico che, valorizzando tutti gli attori coinvolti – pubblico, privato, terzo settore, volontariato e settore farmaceutico – sarà in grado di rafforzare il nostro Sistema Sanitario e renderlo così sempre più universalistico”.

L’Italia, come emerge da un focus realizzato dal Gruppo Cdmo-Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria, è oggi un giacimento di risorse ed eccellenze nelle Life Sciences: nella lotta a Covid siamo già coinvolti nelle fasi produttive di diversi vaccini, abbiamo progetti di eccellenza per gli anticorpi monoclonali e siamo parte della rete internazionale di produzione di antivirali.

Anche per molte altre patologie il nostro Paese è sede di veri e propri centri di eccellenza globali, per la ricerca, con attività di studi clinici e programmi avanzati di open innovation, e per la produzione, con impianti riconosciuti tra i più avanzati al mondo dal punto di vista degli standard ambientali e tecnologici. Attività che riguardano ad esempio, farmaci oncologici, antibiotici di nuova generazione, plasmaderivati, prodotti coperti da brevetto che hanno consentito di riportare in Italia tutta la filiera, immunoterapie, farmaci orfani, tecnologie mRna, insulina e antidiabetici innovativi, prodotti iniettivi e sterili, farmaci innovativi contro lo scompenso cardiaco o antiepatite, vaccini non covid resi più efficaci dagli adiuvanti, farmaci in asepsi, principi attivi e nanomateriali innovativi.

Nel decennio 2010-2020 il Cdmo in Italia si è caratterizzato per un fortissimo sviluppo. I dati Prometeia-Farmindustria mettono infatti in luce il ruolo di leadership che il comparto ha in Europa: l’Italia è il primo produttore continentale con 2,3 miliardi di euro di valore della produzione sviluppati (pari al 23% dei 9,9 miliardi stimati per il totale Ue) e supera sia la Germania (2,1 mld. di euro) sia la Francia (1,9 mld.). Un ruolo importante in Ue e in Italia, che si riflette anche nel numero di persone impiegate nelle aziende del comparto: 11.500 addetti, il 90% laureato o diplomato.

Il fatturato esportato è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, facendo salire la quota di produzione diretta oltre i confini nazionali dal 57% a oltre il 70% tra il 2010 e il 2020. Un significativo contributo a questa crescita è stato offerto dal continuo rafforzamento delle vendite dirette ai mercati più complessi, come Stati Uniti, Ue e Giappone.

Non solo. Le imprese del Cdmo pharma mostrano anche un’elevata sensibilità all’aspetto della sostenibilità ambientale: circa il 7% degli investimenti totali è dedicato all’ambiente, una quota molto più elevata di quella che si riscontra nella media dell’industria (2%). Di questi investimenti, il 57% è diretto all’abbattimento dell’inquinamento, il restante 43% allo sviluppo/introduzione di tecnologie pulite, ovvero di attrezzature e impianti che abbattono o riducono l’impatto dell’inquinamento alla fonte. Negli anni più recenti risulta in significativo aumento l’incidenza degli investimenti per la gestione dei rifiuti e per la protezione di aria e clima.

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