Melanoma dopo Covid, ecco cosa è cambiato

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In che modo l’emergenza Covid ha impattato su un pericoloso tumore della pelle come il melanoma? A rispondere, per l’Italia, è uno studio pubblicato su ‘Clinics in Dermatology’.

Ebbene, i ricercatori hanno rilevato un “peggioramento significativo della gravità dei casi di melanoma arrivati in ospedale dopo il primo lockdown”, come ci spiega Giulio Gualdi del Dipartimento di Dermatologia dell’Università G. D’Annunzio Chieti-Pescara di Chieti.

Lo studio, coordinato dall’Università di Chieti, ha coinvolto 12 centri in tutto il Paese (Brescia, Lecco, Sassuolo, Cagliari, Cosenza, Roma, Napoli, Chieti, Viterbo, Catania, Torino, L’Aquila). “Abbiamo deciso di dividere l’Italia in tre zone, sulla base dell‘incidenza della prima ondata di Covid, e abbiamo scelto quattro centri al Nord, quattro al Centro e quattro al Sud. Quello che a noi premeva – racconta il dermatologo – era valutare come il lockdown avesse influito sugli accessi dei nostri pazienti, perché in quasi tutti i centri la chirurgia oncologica non è stata fermata o ridotta con Covid. Quello che è cambiato, invece, è stata l’attitudine dei pazienti a venire: quelli che avevano una visita programmata, per paura del virus sono rimasti a casa”.

Cosa avete scoperto? “Abbiamo rilevato un peggioramento significativo della gravità del melanoma. Abbiamo considerato 1.124 casi di melanoma, confrontando i melanomi asportati nei due mesi successivi alla riapertura dopo il lockdown, con la media degli stessi mesi dei tre anni precedenti”. Che cosa si è visto? “E’ emerso un dato, costante anche in altri lavori, ovvero che c’è stata una riduzione di oltre il 20% del numero di melanomi asportati. Ma soprattutto un peggioramento dei dati che permettono di valutare l’aggressività del melanoma: lo spessore, il numero di mitosi, l’ulcerazione”. Insomma, i pazienti erano meno, ma le forme erano più gravi.

“Non c’è stata, invece, una modifica della localizzazione del melanoma. Quello che è cambiata – sottolinea ancora Gualdi – è stata la propensione dei pazienti ad accedere ai servizi”. E la titubanza, evidentemente per paura del virus, “è stata molto più alta al Nord, un po’ meno al Centro e ancora meno al Sud“. Riflettendo così l’andamento della prima ondata pandemica.

Qual è il messaggio per i cittadini? “L’ospedale è uno dei posti più sicuri ora: medici e infermieri sono vaccinati. Dunque l’appello è a non rinviare le visite e a non trascurare la comparsa di macchie sulla pelle. Non bisogna aver paura di venire in ospedale, perché soprattuto per alcune malattie un ritardo comporta un aggravamento della prognosi. E con il melanoma non possiamo permetterci ritardi: l’aggressività dipende fondamentalmente dallo spessore – conclude Gualdi – e questo dipende dal tempo”. Prima si va a fare il controllo e meglio è.

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