Trapianto di rene da maiale, cosa cambia?

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E’ dei giorni scorsi la noia del primo trapianto di rene da maiale su un essere umano, in un ospedale universitario di New York. Secondo quanto riportato dalla stampa Usa, la procedura condotta al NYU Langone Health, apre una nuova frontiera per i trapianti.

A parlare di xenotrapianti dai maiali fu molti anni fa il Nobel Renato Dulbecco. Questa volta è stato utilizzato un maiale i cui geni erano stati modificati in modo da eliminare il rischio di rigetto. A ricevere l’organo è stata una donna tenuta in vita artificialmente per una disfunzione renale, la cui famiglia ha acconsentito all’esperimento prima di staccare il supporto vitale. La notizia ha suscitato molto speranze, ma in realtà cosa cambia?

“La notizia del primo trapianto di rene di maiale ingegnerizzato, cioè geneticamente modificato, nell’uomo, senza segni di rigetto iperacuto, è certamente rilevante. In tutto il mondo la disponibilità di organi per trapianto è largamente insufficiente a soddisfare la domanda dei pazienti in attesa e per questo da molti anni la ricerca scientifica sta esplorando la possibilità di utilizzare organi da animali, una fonte potenzialmente illimitata”, afferma il direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo.

Ma attenzione: “E’ fondamentale ribadire che queste ricerche di frontiera, pur importantissime, oggi non rappresentano una possibilità terapeutica realistica per i pazienti in attesa, che in Italia sono circa 8.500, per i quali l’unica cura possibile è quella di ricevere il trapianto di un organo frutto di una donazione umana”, sottolinea l’esperto.

“Molti problemi devono essere ancora risolti per garantire la sicurezza dei trapianti da altre specie, e per essere certi che l’organo animale venga tollerato dall’organismo umano per tempi superiori ai tre giorni del caso in questione, o per scongiurare il rischio di trasmissione di virus non conosciuti dall’animale all’uomo”.

Insomma, “la donazione degli organi dopo la morte, o in vita per un familiare o un conoscente malato, è l’unico modo oggi disponibile per curare questi pazienti. Ancora oggi in Italia circa un terzo delle persone si oppone alla donazione, per paura o per scarsa o errata informazione. Ogni anno queste opposizioni si traducono nel nostro Paese in oltre 2mila trapianti mancati, che potrebbero aggiungersi ai circa 3500 che riusciamo a realizzare”.

Oggi è possibile esprimere la propria volontà alla donazione presso le anagrafi comunali, all’atto del rilascio o del rinnovo della carta d’identità elettronica. Ma è possibile farlo anche online in pochi minuti se si è in possesso della Spid, iscriversi al registro donatori tramite l’Associazione italiana donatori di organi sul sito www.aido.it.

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