Legge sulla parità salariale, l’analisi

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“Guai ora ad abbassare la guardia. Fatta la legge sulla parità salariale, bisogna insistere sul tema della partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. Ne è convinta Riccarda Zezza, già autrice di ‘Maam, Maternity as a Master’, libro con il quale ha scardinato la concezione secondo cui le donne che sono mamme non riescono ad essere anche lavoratrici attente e produttive.

Zezza ha fondato ed è Ceo di Lifeed, citata di recente dall’European EdTech Alliance tra le 14 fondatrici di start up sull’education technology da tenere d’occhio in Europa, unica italiana, è anche fellow di Ashoka – l’Ong che seleziona i migliori innovatori sociali del mondo – e membro del Weizmann Young European Network. Riccarda Zezza è inoltre stata premiata da Fortune come “Most Influent and Innovative Woman Fortune 2018” in Italia.

“L’aspetto che mi sembra più importante della legge è, credo, l’introduzione di strumenti di controllo, ma anche culturali, che permetteranno che la legge non resti lettera morta, ma entri nella vita delle imprese e delle persone. Strumenti in grado di avere una misurazione ampia della situazione sono indispensabili, non basta una norma. Bisogna mantenere alta l’attenzione su un tema che riguarda la partecipazione delle donne alla vita del Paese: non solo economica, ma politica e civile”.

“Lo stile delle donne, la capacità di ascolto, l’approccio ai problemi è una ricchezza di cui il Paese ha bisogno. Abbiamo bisogno, per esempio, anche di più imprenditrici, e a questo scopo servono altri interventi, come quelli a sostegno dell’imprenditoria femminile. Il recente finanziamento per le aziende guidate da donne non basta: nella pratica si traduce in un supporto a breve termine, mentre servono investimenti di ampio respiro”.

“Ragionare su cosa innesca e cosa manca a questa legge – continua Zezza – serve per ragionare in modo più ampio sulla società italiana. Perché serve ancora una legge per stabilire una parità di trattamento? Dove altro c’è disparità: per esempio nella condivisione della responsabilità familiare? Non basta muovere una sola leva, anche se da qualche parte bisogna iniziare: la bassa occupazione femminile e la scarsa partecipazione delle donne alla vita economica del Paese sono segnali di una generale arretratezza culturale che si esprime anche in altri ambiti”.

Forsa, allora, è utile cambiare prospettiva. “Stiamo privando gli uomini del diritto ad essere padri, a esercitare questa libertà, e intanto limitiamo la possibilità di espressione delle capacità delle donne sul lavoro, e tutto questo perché continuiamo a fare riferimento a schemi sociali obsoleti, inadatti alla società odierna. A perderci è l’Italia, sono gli Italiani. Quindi bene la legge, ma alta l’attenzione: c’è ancora moltissimo da fare”

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