Pnrr, Frega (Novartis): Nuova era collaborazioni pubblico-privato

Frega Novartis
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Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si annuncia una piccola ‘rivoluzione’ nei rapporti fra pubblico e privato nel campo della salute e del pharma. Ma “occorre un cambio di passo, perché il rischio reale è quello di perdere una grande opportunità”. Il monito arriva da Pasquale Frega, Country President Novartis Italia e Ad Novartis Farma, intervenuto all’incontro ‘Breakthrough Science’, un appuntamento per illustrare sfide e scenari futuri della R&D in Italia e fare il punto sugli sviluppi e le prospettive legate alla funzione Medical Affairs.

Con 80 milioni di euro di investimenti, 70 milioni di export e 1.613 milioni di euro di fatturato, Novartis può vantare un impatto di 403,7 milioni di euro sui conti pubblici, e genera quasi 15 mila posti di lavoro (diretti e indiretti). Ebbene, “come Novartis non posso che confessare che incontriamo una grande difficoltà sul fronte della collaborazione pubblico-privato”. Ma di che tipo? Il punto, spiega il manager, è che di fronte all’innovazione storicamente in Italia non si vede tanto l’opportunità, quanto il rischio. E questo frena il sistema. “Un modello molto diverso rispetto a quello, ad esempio, che vediamo in Usa. Ma il Pnrr e questo governo non lasceranno scampo” a questo approccio, scommette il manager.

“A livello territoriale le Regioni che non spendono bene e per tempo le somme del Pnrr rischiano il commissariamento. Ecco perché sono convinto che non si potrà non cambiare”, spiega il presidente di Novartis Italia. Che aggiunge tranchat: “Siamo all’alba di una nuova era per quanto riguarda la collaborazione pubblico-privato”.

Dopo la pandemia il sistema sanitario italiano “è chiamato ad evolvere e a mettere insieme digitale, big data e innovazione. Ma il processo decisionale non è semplice: occorre un nuovo modello e noi vogliamo accompagnare l’evoluzione verso un sistema” più permeabile all’innovazione.

Frega fa un esempio che parla da solo: “Più di un anno fa sono stati stanziati 500 mln di euro extra per intervenire sulle liste d’attesa relative alle cure rinviate a causa della pandemia”. Ma i soldi sono rimasti inutilizzati, e “a più di un anno di distanza si è reso necessario un decreto per accelerare la spesa”. Non è questione di cattiva volontà: se per una volta i fondi ci sono, il sistema attuale non ha “l’agilità per rispondere” agli stimoli in tempi congrui. “E’ prioritario superare il modello ospedalo-centrico. Asl e Regioni davanti a un progetto innovativo non potranno” più trincerarsi dietro “la questione dei rischi, dietro le barriere tipiche della pubblica amministrazione”.

Ma anche il pharma è chiamato a fare la propria parte. Proprio per favorire il dialogo con le istituzioni territoriali Frega annuncia “a partire da gennaio un nuovo modello organizzativo, in Novartis, più utile per lavorare con le Regioni italiane, per adattarsi ai Piani di sviluppo e alle esigenze di ciascuna Regione”.

Intanto la ricerca corre. Eva Runggdalier, Country Head of Trial Monitoring, ha evidenziato come i 20 mila scienziati al lavoro nell’azienda a livello globale abbiano avviato 300 programmi di ricerca e sviluppo e più di 500 studi clinici relativi a oltre 50 patologie, con 90 nuove entità molecolari allo studio. In Italia Novartis è tra le aziende del farmaco più impegnate sul fronte dell’innovazione, con 66 milioni di euro di investimenti e 238 studi clinici. “In questo quadro il nuovo Regolamento europeo per la sperimentazione clinica, in vigore da gennaio 2022, rappresenta una grande opportunità per aumentare la competitività europea in ricerca clinica”. Verranno armonizzate le procedure e razionalizzati gli adempimenti. Resta da vedere come risponderanno gli attesi decreti attuativi. Si tratta comunque, conclude Runggdalier, “di un momento cruciale per razionalizzare la burocrazia e incentivare la competitività del Paese”.

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