Produzione farmaceutica ‘per conto’ (Cdmo), Italia leader

Cdmo farmaci
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Se l’Italia del pharma è da primato in Europa, anche il Contract Development and Manufacturing (Cdmo), che assicura la produzione e lo sviluppo di farmaci conto terzi presso fabbriche e laboratori dedicati, ci vede come primo produttore continentale. I numeri sono quelli dello studio Prometeia, giunto quest’anno alla sesta edizione.

Nel nostro Paese, dove esiste un’importante tradizione manifatturiera, il Cdmo – presente a partire dagli anni ’90 – si è molto sviluppato e oggi si registra una cospicua presenza di queste aziende, molte delle quali aderiscono a Farmindustria.

Ebbene, secondo lo studio Prometeia l’Italia, con 2,3 miliardi di euro di valore della produzione sviluppati (pari al 23% dei circa 10 miliardi stimati per il totale Europa), supera sia la Germania (2,1 mld di euro) sia la Francia (1,9 mld). Un ruolo importante, che si riflette anche nel numero di persone impiegate nelle aziende del comparto: 11.500 addetti, il 90% laureato o diplomato.

Le imprese attive in Italia hanno saputo conquistarsi spazi sempre più rilevanti nel panorama europeo – nel 2011 la quota dei Cdmo italiani era pari al 20%, analoga a quella di Germania e Francia – grazie in particolare agli investimenti per lo sviluppo in produzioni a maggiore complessità e valore aggiunto, che hanno sostenuto una forte crescita delle vendite estere e permesso un costante rafforzamento delle performance di questo comparto rispetto alla media manifatturiera.

L’indagine condotta presso le imprese aderenti al Gruppo Cdmo – Specialisti della manifattura farmaceutica di Farmindustria mette bene in luce questi elementi. Le produzioni biologiche e a elevata tecnologia hanno evidenziato una forte espansione nel corso dell’ultimo decennio, arrivando a sfiorare il 20% del fatturato complessivo nel 2020, dal 5% del 2010.

I dati evidenziano anche un forte aumento delle produzioni iniettabili, in particolare nel 2020, arrivate a rappresentare il 50% del fatturato. Il comparto “mostra una crescita in tutte le sue specializzazioni e un aumento della quota delle produzioni iniettabili e di quelle biologiche e a elevata tecnologia”, riferisce Farmindustria. Un trend positivo confermato anche nel 2021.

I dati testimoniano il successo delle imprese del Cdmo farmaceutico in Italia anche sui mercati esteri: il fatturato esportato è più che raddoppiato nell’ultimo decennio, facendo salire la quota di produzione diretta oltre i confini nazionali dal 57% del 2010 a livelli prossimi al 75% nel biennio 2020-2021. Un significativo contributo a questa crescita è stato offerto dal continuo rafforzamento delle vendite dirette ai mercati avanzati, quali gli Stati Uniti, che nel 2021 rappresenteranno il 30% dell’export complessivo del comparto, i paesi dell’Ue27 (35%) e Giappone (4%).

L’elevata propensione all’investimento, anche in digitalizzazione e sostenibilità ambientale, ha contribuito al costante sviluppo del comparto. Importante anche il ruolo della filiera. Un ruolo fondamentale per permettere ai Cdmo attivi in Italia di rafforzare la propria leadership nel panorama europeo lo ha avuto anche la costante propensione all’investimento. Nel 2021 il rapporto tra investimenti e fatturato è stimato pari al 20,1%, con un’incidenza quasi tripla rispetto alla media manifatturiera e in crescita rispetto al dato 2020 (14,3%) e 2019 (13,7%).

Nel biennio 2020-2021 la crescita cumulata degli investimenti supererà l’80%. I 2/3 del totale riguardano le linee produttive – cuore dell’attività del comparto – con un netto aumento degli investimenti in nuove linee/impianti, segnalando un’ulteriore espansione della capacità produttiva.

Negli anni più recenti si è rivelata particolarmente elevata la propensione a investire anche nella digitalizzazione degli impianti e nel miglioramento dell’efficienza energetica e, in generale, nella sostenibilità ambientale (gestione dei rifiuti, protezione di aria e clima).

Attenzione, però: la stabilità delle relazioni lungo la catena di fornitura è un aspetto strategico per una filiera che, considerando anche input produttivi, beni di investimento e servizi specialistici strumentali alla produzione, arriva ad attivare circa 4 miliardi di euro.

La pandemia da Covid19 ha reso evidente come il mantenimento e l’espansione della base industriale farmaceutica sia strategica per rispondere con sempre maggiore efficacia alle emergenze e a rafforzare strutturalmente i sistemi sanitari. L’indagine di quest’anno ha quindi previsto un focus su questo tema. Per l’80% delle imprese la crescita degli investimenti in Europa aprirebbe nuove opportunità sia sul fronte dell’innovazione – di prodotto e di processo – sia di mercato.

In particolare, 8 imprese su 10 dichiarano che un rafforzamento della capacità produttiva aumenterebbe le innovazioni di prodotto, concentrate sulle produzioni iniettabili; rilevanti anche le innovazioni attese sulle produzioni biologiche e sui vaccini Covid. Per 4 imprese su 5 (81%) l’innovazione di processo riguarderebbe principalmente le linee produttive, ma anche ambiti quali impiantistica e packaging. Infine, per 3 aziende su 4 (76%) si aprirebbero nuove opportunità di mercato: sia sul mercato interno, per oltre la metà delle imprese, ma soprattutto all’estero, per quasi tutte le aziende che hanno partecipato all’indagine, in particolare in Ue, Stati Uniti e Russia.

Dall’analisi Prometeia emerge quindi un comparto di elevata qualità e potenzialità di sviluppo, capace di incrementare produzione, occupazione ed export grazie alla propensione a investire e ad essere competitivo a livello globale.

Per mantenere e ampliare l’attività del Cdmo nei prossimi anni, anche nell’ottica di consolidare la produzione farmaceutica europea, “sarà strategica la partnership tra le Istituzioni e le imprese per aumentare la competitività del comparto. In questo senso, è fondamentale per le imprese poter contare su un quadro regolatorio stabile e chiaro, requisito fondamentale per gli investimenti, con processi decisionali della Pubblica Amministrazione nel pieno rispetto di standard internazionali di qualità e sicurezza, ma più veloci e adatti all’innovazione e alle nuove tecnologie, al fine di aumentare l’attrattività degli investimenti in Italia e in Europa”, conclude Farmindustria.

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