Variante Omicron, lockdown per non vaccinati e revisione quarantene

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Con la crescita della variante Omicron l’obiettivo di un possibile lockdown riservato ai non vaccinati è quello di prevenire una pressione esagerata sul sistema ospedaliero, evitando il collasso delle terapie intensive e la conversione dei reparti ordinari a reparti Covid.

L’idea di una stretta alle libertà di chi continua a non volersi vaccinare circola sempre di più all’interno delle stanze che contano. Con il sostegno di una parte del mondo scientifico. Ma non di tutto.

In ballo c’è la possibilità di mutuare quanto fatto in Germania, dove ai non vaccinati sono state precluse tutte le attività e gli spostamenti non essenziali. I no-vax per scelta, in pratica, possono uscire solo per fare la spesa, andare in farmacia e per motivi di lavoro.
Potrebbe accadere anche da noi?

Presto per dirlo. La decisione spetterà al Comitato tecnico scientifico che si riunirà il 30 dicembre per valutare la situazione. Intanto il mondo accademico e quello politico iniziano a esprimersi in merito. Che la stretta sui no-vax serva a ridurre il numero di contagi lo testimonia l’esperienza tedesca: i contagi oggi sono un quinto rispetto a inizio dicembre.

Favorevole all’ipotesi di chiusure selettive solo per i non vaccinati è il virologo Fabrizio Pregliasco, preoccupato del fatto che anche in Italia l’elevata contagiosità della variante Omicron possa far dilagare l’infezione proprio in quel 10% di popolazione non vaccinata. Sulla stessa linea anche l’infettivologo Massimo Andreoni, che evidenzia il fatto che il rischio che i non vaccinati si infettino non rappresenta solo un pericolo per loro stessi, ma anche per gli altri, giacchè potrebbero rappresentare un veicolo di contagio.

Naturalmente, se epidemiologicamente il ragionamento è logico e funziona, diverso è l’aspetto politico che una scelta del genere potrebbe portare a livello sociale. E così la cosa non convince il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che non ritiene necessario il lockdown per non vaccinati. Almeno per ora. Dichiara all’Adnkronos: “Le restrizioni con il green pass rafforzato già esistono. Il crollo dei contagi, registrato in Germania con il lockdown per i non vaccinati, riguarda la variante Delta+. La Germania ha dovuto ricorrere al lockdown per i non vaccinati a causa della crescita esponenziale della variante Delta con la quarta ondata quando noi avevamo già il green pass da mesi. E infatti i contagi di Delta registrati in Italia non sono paragonabili a quelli avuti in Germania, così come il numero di ricoveri e morti”.

Certamente si tratta di una situazione fluida, che potrebbe portare anche a un cambio di opinione. È lo stesso Sileri a dirlo a Sky Tg24: “Ci vorranno una decina di giorni per avere un quadro più chiaro sulla situazione, in particolare sulla diffusione della variante Omicron, che già oggi rappresenta probabilmente il 50-60% delle nuove infezioni ed è destinata a prendere il sopravento sulla Delta. Di Omicron sappiamo ancora poco: sicuramente è più contagiosa, ma dobbiamo ancora capire se, come sembrerebbe è anche meno ‘cattiva’, porta cioè meno gente in ospedale e nelle terapie intensive, magari anche perché trova una popolazione con ampia percentuale di vaccinati. Ecco perché, oggi più che mai, occorre accelerare sulla vaccinazione”.

C’è poi la ‘questione quarantene’. “Rivedere le regole sulle quarantene, da qui a un paio di settimane, è sicuramente una misura che dovremo affrontare per attenuare l’impatto della pandemia su lavoro, scuola, ed economia in generale. Aspettiamo che si pronuncino gli organi scientifici, in primis il Cts, e valutiamo cosa accade negli altri Paesi dove Omicron corre più in fretta, come in Uk. È prioritario garantire la tenuta del nostro sistema sanitario: possiamo arrivare a gestire 100mila casi al giorno e più, se questi non diventano ricoveri in ospedale e terapia intensiva”.

E se revisione delle quarantene dovesse essere, c’è chi propone anche un distinguo a seconda del numero di dosi di vaccino ricevute. Come il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che propone una quarantena ridotta per chi ha fatto anche la terza dose perché è più difficile che si contagi.

“Dobbiamo entrare in una gestione sanitaria, economica e sociale della pandemia. Sono un fautore della mascherina Fpp2 al chiuso, quella chirurgica può considerarsi un rimedio ‘omeopatico’, protegge molto poco. L’obbligo di mascherina all’aperto ha più una funzione di tipo sociale. Sono anche fautore dell’obbligo vaccinale. Basta parlare di prime, seconde e terze dosi. Bisogna che il vaccino diventi una misura di sanità pubblica che andrà somministrato periodicamente. Del resto il vaccino, nonostante il virus circoli, permette di non affollare gli ospedali”.

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