Covid, un anno di vaccini e lo slalom tra positivi

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Un anno fa celebravamo l’arrivo in Italia dei primi tir carichi di vaccini (Pfizer-BioNTech) e le prime inoculazioni allo Spallanzani di Roma. In un periodo in cui tutta Italia era in zona rossa, i vaccini anti-Covid erano guardati (ancora) con fiducia e speranza.

Un anno dopo, mentre moltissimi italiani sono stati costretti a celebrare il Natale in quarantena (spesso da sani), o in coda per fare i tamponi, divisi tra la possibilità di incontrare parenti e amici e il timore di incappare nel virus, che cosa è cambiato? I vaccini hanno funzionato? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi.

“I vaccini funzionano. La differenza rispetto ad  un anno fa è evidente”, ci dice l’esperto. Ieri, 26 dicembre, erano 24.883 i nuovi contagi da Coronavirus, con 81 morti; esattamente un anno fa i casi erano appena 10.431, ma i morti 268. “I vaccini stanno facendo un grandissimo lavoro di protezione: se fossimo tutti vaccinati con il booster  la variante Omicron si potrebbe considerare solo una brutta influenza. Ma la presenza di 6 milioni di italiani che non hanno nessuna protezione rende Omicron una minaccia serissima, e comunque vista la crescita dei casi è importante cercare di evitare picchi di contagi”.

Così lo ‘sport’ di fine 2021 è lo slalom tra i casi positivi, che porta i più prudenti a evitare riunioni e situazioni (troppo?) affollate e a ‘dosare’ le presenze a casa di parenti e amici, che in molti casi hanno adottato l’approccio del tampone preventivo. “Venite a cena da ma, ma prima tamponiamoci” è la proposta che anche i vaccinati con terza dose si sono sentiti fare durante queste feste. Così abbiamo visto tutti le code davanti alla farmacie, e anche per chi aveva avuto un contatto stretto è diventata un’impresa riuscire a fare il test.

Peccato che a vanificare l’effetto delle cautele anti-virus spesso sia stata la presenza di amici o familiari che magari avevano qualche sintomo ma, anziché restare prudentemente a casa, hanno deciso di non rinunciare al pranzo, alla cena, alla messa o al concerto.

Secondo Pregliasco “è chiaro che questo virus si modifica e che i vaccini non sono l’unica e la sola soluzione a questo problema. Esiste un aspetto importante legato alle attenzioni, quello che io chiamo il nuovo Galateo, e purtroppo anche le quarantene. Ma l’efficacia del vaccino è dimostrata e continua anche con le varianti rispetto alle problematiche di malattia grave, di attenuazione rispetto agli effetti più pesanti per la salute”.

Il fatto che i vaccini contro il coronavirus non siano uno scudo invulnerabile non è una novità assoluta per gli scienziati. “E’ un aspetto caratteristico dei coronavirus, e ce lo aspettavamo. Addirittura stiamo vedendo che i malati guariti nella prima ondata di Covid si reinfettano. E’ un fatto naturale: gli altri coronovarus che conosciamo non danno una protezione sul lungo termine. La riduzione dell’efficacia a sei mesi al 30% rispetto all’80% di evitamento dell’infezione non ci deve rendere pessimisti. Questa vaccinazione dovrà diventare con l’antinfluenzale, un appuntamento regolare per i soggetti fragili o che desiderano immunizzarsi contro questa patologia”, continua Pregliasco.

Ma qual è il bilancio di un anno di vaccini? Come si legge sul sito del ministero della Salute, le dosi somministrate in Italia sono 108.336.214, con 47.945.912 italiani che hanno ricevuto almeno una dose (l’88,77 % della popolazione over 12). Invece, 46.217.249 persone hanno completato il ciclo primario di vaccinazione (85,57 % della popolazione over 12). Finora sono state somministrate 17.148.254 dosi booster, mentre guariti da almeno 6 mesi sono 387.193.

Come dobbiamo guardare il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto? Secondo Pregliasco non bisogna perdere l’ottimismo. “Le ondulazioni più pesanti di Covid-19 le abbiamo subite. Ora ne avremo ancora ma, come accade con un sasso gettato nello stagno, saranno più piccole. La convivenza con il virus è iniziata – dice l’esperto – ed è importante che siano a disposizione anche terapie antivirali specifiche, oltre a cortisone, ossigeno ed eparina”.

“I vaccini stanno facendo un grandissimo lavoro di protezione: se fossimo tutti vaccinati con il booster – conclude – la variante Omicron si potrebbe considerare solo una brutta influenza”.

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