Più di 1.100 morti sul lavoro nel 2021

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Sembra un bollettino di guerra, e le immagini che vediamo quasi ogni giorno in televisione lo testimoniano. Di lavoro si muore, in Italia, ancora troppo spesso. A certificarlo è l’Inail, che rende noti i dati dei primi 11 mesi del 2021. E che segnala, rispetto all’anno precedente, un aumento di infortuni e malattie professionali ma anche una riduzione delle morti. Un dato da leggere con cautela, però, per i ritardi nella presentazione delle denunce di decessi legati a Covid-19. Ma anche l’effetto del massiccio ricorso allo smart working causa pandemia.

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto tra gennaio e novembre sono state 502.458 (+2,1% rispetto allo stesso periodo del 2020). E sono state 1.116 quelle con esito mortale (-3,0%). In aumento, secondo l’Istituto, le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 50.804 (+24,1%). Anche se i dati mensili sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.

Gli open data pubblicati “sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Inail, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2021, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia”, avverte l’Inail.

Anche il confronto tra i primi 11 mesi del 2020 e del 2021 richiede molta prudenza: la pandemia nel 2020 ha provocato soprattutto per gli infortuni mortali una manifesta “tardività” nella denuncia, anomala ma rilevantissima, generalizzata in tutti i mesi ma amplificata soprattutto a marzo 2020, mese di inizio pandemia, che inficia la comparazione con i mesi del 2021.

In ogni caso, nel periodo gennaio-novembre di quest’anno si registra, rispetto all’analogo periodo del 2020, un aumento delle denunce di infortunio in complesso, un decremento di quelle mortali e una risalita delle malattie professionali.

Ma vediamo cosa ci raccontano i dati: le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di novembre sono state 502.458, oltre 10mila in più (+2,1%, contro il +6,3% della rilevazione al 31 ottobre) rispetto alle 492.150 dei primi 11 mesi del 2020, sintesi di un calo delle denunce nel trimestre gennaio-marzo (-11%), di un incremento nel semestre aprile-settembre (+21%) e di un nuovo calo nel bimestre ottobre-novembre (-16%) nel confronto tra i due anni.

I dati rilevati al 30 novembre di ciascun anno evidenziano nei primi 11 mesi del 2021 un aumento a livello nazionale degli infortuni in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (+25,5%, da 56.745 a 71.243 casi), che sono diminuiti del 32% nel primo bimestre di quest’anno e aumentati del 48% nel periodo marzo-novembre – complice il massiccio ricorso allo smart working nello scorso anno, a partire proprio dal mese di marzo – e un decremento dell’1,0% (da 435.405 a 431.215) di quelli avvenuti in occasione di lavoro, che sono diminuiti del 10% nel primo trimestre di quest’anno, aumentati del 18% nel semestre aprile-settembre e di nuovo calati nel bimestre ottobre-novembre (-22%).

Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati è in flessione del 2,0% nella gestione Industria e servizi (dai 430.348 casi del 2020 ai 421.644 del 2021) e in aumento del 2,1% in Agricoltura (da 24.526 a 25.038) e del 49,6% nel Conto Stato (da 37.276 a 55.776). Si osservano incrementi generalizzati in quasi tutti i settori produttivi tranne, in particolare, in quelli dell’amministrazione pubblica (-22,0%) e, soprattutto, della Sanità e assistenza sociale, che nei primi 11 mesi di quest’anno, pur distinguendosi ancora per numerosità di eventi (circa 36mila denunce), presenta una riduzione del 47,3% degli infortuni avvenuti in occasione di lavoro rispetto alle 68mila circa dello stesso periodo del 2020 (sintesi di un +164% del primo bimestre, di un -67% del periodo marzo-giugno, di un +14% nel bimestre luglio-agosto e di un -73% tra settembre e novembre).

Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione delle denunce soltanto nel Nord-Ovest (-8,8%), al contrario del Nord-Est (+9,9%), delle Isole (+7,3%), del Centro (+7,2%) e del Sud (+2,0%). Tra le regioni si registrano decrementi percentuali in tutte quelle del Nord-Ovest, a cui si aggiungono la Campania e la Provincia autonoma di Trento, mentre gli incrementi percentuali più consistenti sono quelli di Umbria, Molise e Calabria.

L’aumento che emerge dal confronto dei primi 11 mesi del 2020 e del 2021 è legato alla sola componente maschile, che registra un +11,1% (da 290.712 a 322.936 denunce), mentre quella femminile presenta un -10,9% (da 201.438 a 179.522). L’incremento ha interessato solo i lavoratori italiani (+1,2%) e quelli extracomunitari (+9,9%), al contrario dei comunitari (-4,6%). L’analisi per età mostra incrementi tra gli under 34 (+20,6%) e per gli over 70 (+4,2%) e cali per i 35-69enni (-5,5%).

Quanto ai morti sul lavoro, come detto le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro il mese di novembre sono state 1.116, 35 in meno rispetto alle 1.151 registrate nei primi 11 mesi del 2020 (-3,0%).

Il confronto tra il 2020 e il 2021 richiede però cautela, in quanto i dati delle denunce mortali degli open data mensili, più di quelli delle denunce in complesso, sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare alcune “tardive” denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020. Si fa notare, inoltre, che i decessi causati dal Covid-19 avvengono dopo che è intercorso un periodo di tempo più o meno lungo dalla data del contagio.

Ciò premesso, a livello nazionale i dati rilevati al 30 novembre di ciascun anno evidenziano per i primi 11 mesi di quest’anno un aumento solo dei casi avvenuti in itinere, passati da 199 a 234 (+17,6%), mentre quelli in occasione di lavoro sono diminuiti del 7,4% (da 952 a 882).

La gestione assicurativa Industria e servizi è l’unica a registrare un segno negativo (-5,6%, da 1.002 a 946 denunce mortali), al contrario dell’Agricoltura e del Conto Stato, che passano rispettivamente da 103 a 122 denunce (+18,4%) e da 46 a 48 (+4,3%). Dall’analisi territoriale emerge un incremento nel Sud (da 243 a 297 casi mortali), nel Nord-Est (da 225 a 250) e nel Centro (da 197 a 212). Il numero dei decessi è invece in calo nel Nord-Ovest (da 397 a 282) e nelle Isole (da 89 a 75).

Il decremento rilevato nel confronto tra i primi 11 mesi del 2020 e del 2021 è legato sia alla componente femminile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 129 a 114 (-11,6%), sia a quella maschile, che è passata da 1.022 a 1.002 casi (-2,0%). Il calo riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 978 a 944) e comunitari (da 54 a 42), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 119 a 130. Dall’analisi per età emergono incrementi per gli under 34 (+6 casi) e per la classe 40-49 anni (+54), e decrementi in quelle 35-39 anni (-6) e over 50 (-89 decessi, da 769 a 680).

Al 30 novembre di quest’anno risultano 16 incidenti plurimi avvenuti nei primi 11 mesi per un totale di 37 decessi, 23 dei quali stradali (due vittime in provincia di Bari e due in quella di Torino a marzo, quattro in provincia di Ragusa, due in provincia di Bologna e due in provincia di Ferrara ad aprile, sette in provincia di Piacenza, due a Catanzaro a ottobre e due a novembre a Modena).

Due lavoratori hanno perso la vita a seguito di un crollo di un fabbricato in provincia dell’Aquila a marzo, due a causa di inalazione di vapori tossici in provincia di Pavia a maggio, due per esplosione/incendio di un capannone in provincia di Perugia a maggio, due per soffocamento durante la pulizia di una cisterna in provincia di Cuneo a giugno, altri due intossicati da monossido di carbonio sempre in provincia di Cuneo a luglio, due persone travolte da una lastra di cemento in Valle d’Aosta ad agosto e, infine, a ottobre due operai sono deceduti per ustioni da congelamento per uscita di azoto liquido in una cisterna in provincia di Milano. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi registrati tra gennaio e novembre erano stati 11, con 22 casi mortali denunciati, circa la metà dei quali stradali.

Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi 11 mesi del 2021 sono state 50.804, circa 10mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+24,1%), sintesi di un calo del 26% nel periodo gennaio-febbraio, di un aumento del 54% in quello di marzo-settembre, di un lieve calo dello 0,4 ad ottobre e di un nuovo incremento del 26% a novembre nel confronto tra i due anni.

Dunque le patologie denunciate tornano ad aumentare, dopo un 2020 condizionato fortemente dalla pandemia con denunce in costante decremento nel confronto con gli anni precedenti. Lo scorso anno, infatti, stop e ripartenze delle attività produttive hanno ridotto l’esposizione al rischio di contrarre malattie professionali. Allo stesso tempo, lo stato di emergenza, le limitazioni alla circolazione stradale e gli accessi controllati a strutture sanitarie di vario genere hanno disincentivato e reso più difficoltoso al lavoratore la presentazione di eventuali denunce di malattia, rimandandola al 2021.

Le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, del sistema nervoso e dell’orecchio continuano a rappresentare, anche nei primi 11 mesi del 2021, le prime tre malattie professionali denunciate, seguite dai tumori che superano anche a novembre le patologie del sistema respiratorio.

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