Covid, vaccino universale contro le varianti e 1 mln dollari a Bourla

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Potrebbe essere universale e non targato da un’azienda pharma. Spike Ferritin Nanoparticle Covid-19, così si chiama attualmente il candidato vaccino anti-Covid progettato per essere efficace su qualsiasi variante di Sars-CoV-2 non da colossi farmaceutici o piccole aziende biotecnologiche, bensì dall’esercito americano.

Stando a quanto riportato dalla portavoce del Pentagono, Tara Copp, sulla rivista Defense One, dopo quasi due anni di ricerche i laboratori delle forze armate statunitensi sarebbero riusciti a mettere a punto una molecola in grado di stimolare una risposta immunitaria contro tutte le varianti della proteina Spike del Coronavirus che ormai abbiamo imparato a conoscere. In questo modo il vaccino potrebbe diventare “universale”. Nel senso di essere in grado di stimolare una risposta immunitaria capace di riconoscere il coronavirus tout court, a prescindere dal fatto che si chiami Alfa, Delta o Omicron.

Il funzionamento di questo vaccino, di natura proteica come quello di Novavax recentemente approvato anche dall’Agenzia europea dei medicinali e da quella italiana (Aifa), è tutto sommato semplice. Ciò che viene iniettato per stimolare la risposta immunitaria dell’organismo umano è una proteina (quindi non mRna come i vaccini Pfizer e Moderna, né un vettore adenovirale attenuato come quelli di Astrazeneca e Johnson & Johnson).

La novità risiede nella struttura di questa proteina. Che è conformata come un pallone da calcio a 24 facce alle quali è possibile “attaccare” le porzioni di proteina Spike di tutte le varianti che si conoscono, così da produrre con un tiro solo, per usare una metafora calcistica, una risposta immunitaria efficace contro tutte queste diversi sottotipi del virus. Ma è ancora troppo presto per dire addio ai vaccini anti-Covid che finora abbiamo imparato a conoscere.

Infatti, la sperimentazione del “vaccino dei Marine” ha ancora molta strada da fare. Il vaccino si è dimostrato efficace nei test in vitro e ha concluso anche la fase 1, che ne testa la sicurezza e la tollerabilità sull’uomo. Servirà però superare anche la fase 2 e 3, volte a capire se il vaccino esplica gli effetti desiderati anche sull’uomo e qual è il grado di efficacia. Solo al termine di questo percorso i dossier con i risultati potranno essere inviati alle autorità regolatorie che avranno il compito di valutare l’autorizzazione all’uso del nuovo vaccino.

Considerando la delicatezza dell’argomento, e onde evitare facili sensazionalismi che hanno avuto impatti non sempre positivi sull’opinione pubblica, è lo stesso direttore del Walter Reed’s infectious diseases branch Kayvon Modjarrad a voler stare con i piedi ben piantati a terra: “Vogliamo aspettare che i dati clinici siano disponibili per dire pubblicamente (che la molecola funziona anche contro la variante Omicron), ma stando a quanto stiamo osservando le cose vanno proprio in questa direzione”. Non ci resta che aspettare.

Nel frattempo è notizia di ieri che il Ceo di Pfizer Alfred Bourla è stato insignito del premio Genesis in virtù del suo impegno nel guidare il processo di sviluppo del vaccino anti-Covid. Bourla riceverà così un milione di dollari, a tanto ammonta questo premio annualmente riconosciuto dalla fondazione Genesis alla persona che si sia maggiormente distinta per i risultati professionali e per il proprio contributo all’umanità e l’impegno per i valori ebraici.

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