Covid e psiche: tra ansia, depressione e disturbi del sonno chi ha sofferto di più

Aboca banner articolo

Ansia, depressione e disturbi del sonno sembrano accompagnare sempre più il nostro vivere e la nostra  quotidianità. Il trauma collettivo della pandemia, con la forte paura del contagio, l’isolamento protratto, il venir meno dei contesti soliti come l’ufficio e la scuola, la scomparsa delle relazioni sociali e il contatto costante con la morte, ci hanno lasciati fragili e indifesi.

La pandemia da Covid-19 ha pesantemente colpito anche la salute mentale degli italiani. Tanto che sono fortemente aumentate le richieste di aiuto psicologico. A segnalarlo sono proprio gli specialisti, che in questi anni di pandemia sono stati costretti a ricorrere a quella che possiamo definire la tele-psicologia.

Un lavoro svolto dal Cnr-Irib di Messina in collaborazione con le Università della Calabria e della Magna Graecia di Catanzaro, e pubblicato sul ‘Journal of Affective Disorders Report’, ha rilevato come quasi il 60% degli psicologi segnali un aumento di nuovi pazienti durante la pandemia. Ansia, depressione e disturbi del sonno i sintomi prevalenti. E, ancora una volta, le più colpite sono risultate le donne, impiegate, con bassa scolarità, tra i 26 e i 45 anni, non sposate. Donne con un lavoro, giovani e sole.

In questi lunghi mesi, centinaia di indagini sono state condotte a livello internazionale per quantificare gli effetti negativi del Covid-19 sul benessere psicologico. I lunghi periodi di quarantena, la perdita del sostegno sociale e la sovraesposizione a fenomeni di infodemia, tramite social ma anche overdose di tv, hanno finito per sopraffare i più fragili.

Insomma, secondo le ricerche la pandemia Covid e le misure di quarantena e isolamento, moltiplicatesi nel picco della quarta ondata, stanno seriamente impattando sulla salute mentale. Questo ha sopraffatto i sistemi sanitari di molti Paesi e, naturalmente, ha colpito gli operatori sanitari che combattono in prima linea. “Quando Covid-19 ha colpito per la prima volta, i professionisti della salute come psicologi e psicoterapeuti non erano considerati “servizi essenziali”. Questo significava che gli psicologi non erano autorizzati a vedere i clienti faccia a faccia, e tutte le sessioni dovevano essere spostate su piattaforme di telemedicina. D’altra parte – riflette Antonio Cerasa, neuroscienziato del l’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche di Messina (Cnr-Irib) –  l’aumento dei problemi di salute mentale durante l’epidemia di Covid ha ulteriormente rafforzato il bisogno generale di assistenza”.

“In questo contesto, si è entrati, forzatamente e velocemente, in una nuova era di telepsicologia, senza però avere dati scientifici e una reale guida metodologica su come traslare gli interventi di persona in interventi online”. Proprio per rispondere al bisogno di conoscere in dettaglio come la pandemia abba cambiato il lavoro di psicologi e psicoterapeuti, il Cnr-Irib, in collaborazione con l’Università della Calabria e Università Magna Grecia di Catanzaro, ha intervistato, tramite un questionario online, oltre 200 psicologi per comprendere come questa pandemia abbia influito sulla loro attività clinica.

Il campione di psicologi italiani ascoltato dichiara che la pandemia ha fortemente influito sulla pratica clinica (60%) e la maggior parte di loro (85%) ha utilizzato varie forme di modalità online per continuare il lavoro terapeutico con i pazienti. Il 65% degli intervistati ha rilevato di non aver avuto particolari problemi nella transizione alla tele-psicologia, così come la maggior parte dei loro pazienti ha riportato un feeling positivo con questa nuova modalità di rapporto clinico. Quasi il 60% degli psicologi intervistati ha rilevato un aumento nel numero di nuovi pazienti, i quali, per la maggior parte dei casi non erano mai stati infettati dal virus.

Questa nuova ondata di pazienti è stata caratterizzata prevalentemente dalla presenza di sintomi specifici quali: ansia, depressione e disturbi del sonno. Anche nei pazienti già in trattamento si è notata una recrudescenza di sintomatologie pregresse durante la pandemia sempre relativamente a queste tre tipologie di sintomi.

I risultati di questo studio possono fornire strumenti utili per orientare al meglio gli interventi a sostegno della salute mentale, anche perché hanno evidenziato la tipologia di soggetti più duramente colpiti.

Si aprono, inoltre, interessanti riflessioni e approfondimenti sulla relazione terapeutica attraverso le nuove tecnologie digitali. Potrà il setting terapeutico mutare verso modalità nuove e “a distanza”?

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.