Giù casi Covid e terapie intensive, critiche al green pass illimitato

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Buone notizie sul fronte Covid-19 in Italia. Nell’ultima settimana c’è un calo a due cifre dei nuovi casi (-24,9%) 
e scendono anche le terapie intensive (-8,4%). 
Ancora stabili, invece, i ricoveri in area medica e i decessi.

Attenzione, però: l’obbligo vaccinale non convince gli over 50 (-16,9%), e c’è stato ulteriore crollo della fascia 5-11 (-23,4%). E se è arrivato ieri il prolungamento della durata del green pass dopo il booster, “in assenza di evidenze scientifiche la decisione è politica, ma la durata non può essere illimitata”, sostiene la Fondazione Gimbe. E questo perché, in ogni caso, si tratta di uno strumento che limita le libertà personali.

Ma vediamo i dati nel dettaglio. Il monitoraggio Gimbe rileva, nella settimana 26 gennaio – 1 febbraio, una discesa dei nuovi casi Covid che si attestano a poco più di 900 mila. In calo anche i casi attualmente positivi (2.476.514 contro 2.689.262), le persone in isolamento domiciliare (2.455.092 contro 2.667.534) e le terapie intensive (1.549 contro 1.691) sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (19.873 contro 20.037).

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 2.581 (+2,5%), di cui 187 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -142 (-8,4%)
Ricoverati con sintomi: -164 (-0,8%)
Isolamento domiciliare: -212.442 (-8%)
Nuovi casi: 900.027 (-24,9%)
Casi attualmente positivi: -212.748 (-7,9%).

“Dopo 3 settimane di sostanziale stabilità intorno a quota 1,2 milioni – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – i nuovi casi settimanali registrano una netta flessione: circa 900 mila con una riduzione del 24,9% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 166.310 casi del 26 gennaio a 128.575 il 1 febbraio (-22,7%)”.

Nella settimana 26 gennaio-1 febbraio, ad eccezione della Sicilia per la quale pesano i ricalcoli dell’ultima settimana, in tutte Regioni si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi (dal -7% del Molise al -46,9% della Puglia. Scendono da 51 a 20 le Province con incidenza superiore ai 2.000 casi per 100.000 abitanti: Bolzano (2.644), Forlì-Cesena (2.524), Vicenza (2.443), Pordenone (2.402), Macerata (2.401), Ravenna (2.345), Rimini (2.306), Fermo (2.258), Gorizia (2.216), Bologna (2.214), Ascoli Piceno (2.188), Ancona (2.131), Pesaro e Urbino (2.127), Reggio nell’Emilia (2.123), Verona (2.109), Trieste (2.051), Treviso (2.042), Ferrara (2.038), Livorno (2.037) e Padova (2.031).

Dopo la ‘febbre per i tamponi’ partita con le feste di fine anno, scende anche il numero dei test totali (-8,1%), passati da 7.327.579 della settimana 19-25 gennaio a 6.731.291 della settimana 26 gennaio-1 febbraio, con una diminuzione sia dei tamponi rapidi (-312.410; -5,6%) che di quelli molecolari (-283.878; -16,5%). Scende anche la media mobile a 7 giorni del tasso di positività di tamponi molecolari (dal 22,9% al 19,7%) e antigenici rapidi (dal 14,0% all’11,6%). “Questi numeri – spiega Cartabellotta – dimostrano che la diminuzione dei casi consegue in parte alla riduzione del numero dei tamponi e, in parte, a una minor circolazione del virus che, tuttavia, rimane ancora molto elevata”.

“Resta ancora alta la pressione sugli ospedali – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – sebbene, rispetto alla scorsa settimana, nei posti letto occupati da pazienti Covid si registri una sostanziale stabilità dei ricoveri in area medica (-0,8%) e una flessione di quelli in terapia intensiva (-8,4%)”.

Guardando alle ultime due settimane, infatti, il numero di pazienti Covid ricoverati in area medica sembra essersi stabilizzato (da 19.228 del 17 gennaio a 19.873 del 1 febbraio), mentre per le terapie intensive dopo un’iniziale stabilizzazione la discesa è già evidente (da 1.717 del 17 gennaio a 1.549 del 1 febbraio). Al 1° febbraio, il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 30,4% in area medica e del 16% in area critica. Tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con Valle d’Aosta e Liguria che sfiorano il 40%; ad eccezione di Basilicata e Molise, tutte superano la soglia del 10% in area critica.

 

“Si conferma un ulteriore calo degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – la cui media mobile a 7 giorni scende a 115 ingressi/die rispetto ai 132 della settimana precedente”. Sostanzialmente stabili i decessi: 2.581 negli ultimi 7 giorni (di cui 187 riferiti a periodi precedenti), con una media di 369 al giorno rispetto ai 360 della settimana precedente.

C’è poi la questione del green pass. Per chi ha effettuato la terza dose, sostiene Gimbe, sarebbe ottimale allineare la durata del green pass a quella dell’efficacia vaccinale sulla variante Omicron, ormai prevalente. Tuttavia, se nei confronti dell’infezione l’efficacia dopo la dose di richiamo si riduce del circa 50% rispetto a delta e declina a breve termine, sulle forme severe di malattia rimane elevata (intorno al 90%). Peraltro, secondo due studi condotti nel Regno Unito e negli Usa, la protezione verso la malattia grave permane oltre i 3 mesi dall’effettuazione del booster, ma non esistono dati a lungo termine.

“In altre parole – spiega Cartabellotta – è impossibile allineare la durata dell’estensione del green pass all’efficacia della terza dose, perché quella sul contagio ha una durata troppo breve e quella sulla malattia grave a lungo termine non è nota. D’altro canto, come già ribadito dall’Ema, a oggi non ci sono evidenze scientifiche per supportare la somministrazione di una quarta dose nella popolazione generale, che andrebbe a definire la nuova scadenza del certificato verde, ma non si può nemmeno escludere che possa essere necessaria in futuro. Ecco perché l’utilità del green pass va oggi rivalutato secondo una prospettiva differente”.

Il green pass – sostengono da Fondazione Gimbe – è oggi poco efficace nell’arginare la diffusione del virus: la vaccinazione riduce il rischio di contagiarsi e di contagiare, ma l’efficacia declina dopo circa 90 giorni e con la variante Omicron è circa la metà della Delta. Tuttavia, il green pass rilasciato dopo la terza dose di vaccino è fondamentale per tutelare la salute individuale e, indirettamente, anche quella collettiva. Infatti, la protezione nei confronti della malattia severa declina molto meno rispetto al contagio e, soprattutto, torna a livelli molto elevati dopo il booster anche con la variante Omicron. Pertanto, sul piano della regolamentazione, la disciplina del green pass da vaccinazione dovrà essere valutata in relazione all’obiettivo di ridurre il sovraccarico ospedaliero e limitare il rinvio di prestazioni per patologie non Covid.

“Secondo le attuali evidenze scientifiche – conclude Cartabellotta – non è possibile definire una scadenza per il super green pass condizionata dall’efficacia del booster e nemmeno escludere la necessità di una quarta dose. Ma, in quanto strumento che limita le libertà personali, la certificazione verde non può avere durata illimitata. Ovvero, qualunque decisione politica dovrà essere rivalutata nel tempo in base all’emergere di nuove evidenze, ma bisogna comunque fissare una precisa scadenza”.

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