Ragazzi italiani ‘bocciati’ in competenze digitali

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Li vedi postare video auto-prodotti, sintetizzare brani al pc, interagire sui social. E pensi la tecnologia ce l’hanno nel sangue. Ma la metafora dei nativi digitali è pericolosa: ci porta a pensare che i nostri ragazzi, abili a ‘smanettare’ fin da piccoli con tablet e device, possiedano delle competenze digitali che invece non hanno. Una carenza che si traduce in una mancata formazione e che li espone ai rischi legati a queste tecnologie.

Ne è convinta Giovanna Mascheroni, associato di Sociologia dei media digitali all’Università Cattolica di Milano e coordinatrice del team italiano ySKILLS, che ha illustrato a Fortune Italia gli ultimi risultati del report italiano del progetto europeo ySKILLS 2021, dedicato proprio alle competenze informative e di navigazione delle ragazze e dei ragazzi tra i 12 e i 17 anni.

Ebbene, per i nostri ragazzi (ma non solo), arriva una sonora ‘bocciatura’: è competente solo il 35% del campione. In particolare, i ragazzi italiani hanno bassi livelli di competenze informative e di navigazione (35%). Anche i livelli di competenze creative e produttive sono piuttosto scarsi (38%), mentre migliorano quelli relativi a competenze tecnico-operative (56%) e comunicative e relazionali (65%). Ma cosa vuol dire?

“Che le competenze di tipo tecnico da sole non bastano, perché i ragazzi – ci spiega Mascheroni – si sentono abili, ma invece sono esposti ai rischi delle tecnologie digitali. Non sono in grado di capire se un sito web è affidabile, o se si trovano di fronte a una fake news. Ecco perché dico che la metafora del nativo digitale è pericolosa: ci fa pensare, e fa pensare ai giovani stessi, che non abbiano bisogno di formazione. Ma non è così”.

Sono preoccupanti i dati emersi dal report della prima ondata dell’indagine europea ySKILLS 2021, somministrata a un campione rappresentativo della popolazione studentesca italiana di 965 ragazzi tra i 12 e i 17 anni di 6 scuole dell’area milanese (3 secondarie di primo grado e 3 secondarie di secondo grado). Il Progetto, che coinvolge sei Paesi in Europa, è stato finanziato nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon2020 dell’Unione Europea. E, come vedremo in seguito, l’indagine segnala carenza comuni in questa fascia d’età.

Ma come hanno lavorato i ricercatori? “Abbiamo adottato un nuovo strumento di misurazione delle competenze digitali, classificate nelle quattro aree: competenze tecnico-operative, informative e di navigazione, comunicative e relazionali, creative – ha spiegato Mascheroni – Ciascun gruppo include dimensioni funzionali (ad esempio, nell’ambito delle competenze creative “So come modificare immagini, musica o video digitali già esistenti”) e critiche (sempre fra le competenze creative “So come usare contenuti protetti da copyright”). Le competenze tecnico-operative, da sole, non bastano perché sono associate a una maggiore esposizione ai rischi. Al contrario, le competenze critiche e informative sono associate a opportunità online e offline“. Ovvero miglior rendimento scolastico, migliori strategie di coping e maggiore partecipazione civica.

Dall’indagine scopriamo anche che i dispositivi più utilizzati dai giovanissimi sono lo smartphone al 96%, il computer al 52% e il tablet al 24%. Il 96% dei partecipanti alla ricerca ha accesso a internet da casa ma il 21% ha riportato di avere avuto difficoltà con l’accesso “almeno qualche volta”, il 5% “spesso” o “molto spesso”. Considerando le misure di distanziamento sociale dovute alla pandemia, il fatto che il 5% degli studenti non abbia praticamente avuto accesso a internet implica una traduzione delle disuguaglianze digitali in disuguaglianze educative e formative.

Ma quanto passano online i nostri ragazzi? In un giorno di scuola la media è di 3,4 ore senza particolari distinzioni di genere né di grado scolastico. In generale il 95% dei partecipanti dichiara di comunicare con gli amici, l’85% di ascoltare musica o guardare videoclip, l’84% di comunicare con i genitori e il 56% di giocare al pc o al cellulare. Se i ragazzi sono più propensi a giocare rispetto alle ragazze (76% versus 29%), queste ultime tendono più dei loro coetanei a cercare informazioni sulla salute mentale (10% versus 4,6%).

Rispetto all’età si evince che ragazzi più grandi cercano più notizie online (13% versus 8%), i più giovani, invece, preferiscono creare e modificare contenuti digitali come musica, video, gif, meme (22% versus 15,5%). Tra le attività online meno comuni ci sono la ricerca di nuovi amici, di informazioni sulla salute fisica e il benessere psicologico.

E ancora, il 90% ha un profilo social (Instagram, Facebook, Tik Tok), l’82% ha un profilo privato e 7 su 10 accettano richieste di amicizia da persone sconosciute o che non hanno incontrato almeno una volta di persona. Questo vale maggiormente per i ragazzi rispetto alle ragazze. Poi veniamo ai rischi: il 17% del campione ha condiviso informazioni o contenuti riguardanti altre persone senza chiedere il loro permesso, il 15% ha condiviso informazioni su se stesso con persone che non aveva mai incontrato prima e 5 su 10 anche foto e video (i più grandi sono più propensi a questo genere di azioni online).

La partecipazione civica è un’altra attività che è stata segnalata. Il 14% ha preso parte a un gruppo politico sui social media e il 15% ha partecipato a una protesta o campagna online, mente il 37% ha discusso questioni sociali o politiche su internet.

Le competenze – Se i ragazzi italiani riportano bassi livelli di competenze informative e di navigazione (35%), e anche i livelli di competenze creative e produttive sono piuttosto scarsi (38%), questo è vero anche negli altri Paesi partecipanti a ySKILLS (Finlandia, Polonia, Germania, Estonia, Portogallo): ragazze e ragazzi riportano più competenze comunicative e sociali e meno competenze informative. Quelle di gestione critica della navigazione sono più alte in Finlandia (42%) e più basse in Estonia (32%).

Le differenze di genere sono in linea con ricerche precedenti: le ragazze tendono a riportare maggiori competenze comunicative e relazionali, mentre i ragazzi tendono a sovrastimare le competenze digitali. Le differenze di genere, tuttavia, sono meno marcate se si guardano i risultati dei performance test. “Nella seconda fase della ricerca, a primavera 2022, oltre al questionario somministreremo anche un performance test, e dunque avremo dei dati più puntuali, rispetto al riferito”, spiega la docente.

Per il momento, comunque, solo il 46% di ragazzi e ragazze italiani ha dato risposte corrette relative al funzionamento di internet e degli algoritmi (misurate con item come “Il primo risultato di ricerca è sempre la fonte di informazione migliore” oppure “Il primo post che vedo sui social media è l’ultima cosa pubblicata dai miei contatti”), conoscenze che aumentano con l’età. Il nostro Paese si colloca, così, al penultimo posto in Europa insieme all’Estonia. A parte il Portogallo che si è classificato ultimo con il 44%, la Germania ha raggiunto il 48%, la Polonia il 51% e la Finlandia il 58% (un dato comunque non particolarmente elevato).

Rischi online – Il pericolo più comune è l’esposizione a contenuti d’odio e hate speech (70%), seguito dall’esposizione a contenuti dannosi e nocivi (ad esempio contenuti che promuovono
comportamenti autolesionistici, l’assunzione di stupefacenti, alcool, prodotti dimagranti pericolosi o alimentazione scorretta) e immagini sessuali (entrambi al 54%). Meno frequente il sexting 35). Il fatto è che di fronte a contenuti dannosi (che promuovono comportamenti autolesionistici, l’assunzione di stupefacenti, alcool, prodotti dimagranti pericolosi o alimentazione scorretta ecc.) solo il 45 % si sente turbato, soprattutto si tratta delle ragazze e degli studenti più grandi.

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