Denti, quando intervenire nei primi anni di vita

denti bimbo
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Carie, malocclusioni, denti ravvicinati. Il futuro del sorriso si ‘costruisce’ fin da piccoli, con controlli e interventi precoci (e meno costosi). A questo scopo la prima visita odontoiatrica dovrebbe avvenire fra i 12 e i 18 mesi di vita, l’uso del ciuccio dovrebbe essere scoraggiato dopo i 2 anni  e la prima visita ortodontica dovrebbe avvenire entro i 7 anni.

Sono i consigli ‘a tappe’ per una corretta impostazione della salute della bocca fin dalla primissima età pediatrica che arrivano dagli specialisti di FaceXP, associazione di ortodontisti che promuove una corretta e diffusa cultura sull’ortodonzia.

“Alcune malocclusioni – spiega Valerio Maccagnola, presidente di FaceXP – si sviluppano come conseguenza di comportamenti errati (suzione del dito, del ciuccio o giocattoli), oppure in seguito a situazioni anatomiche particolari o ancora ad alterazioni funzionali come accade per problemi che coinvolgono le vie aeree superiori (adenoidi ipertrofiche, deviazione del setto nasale, diatesi allergiche con ipertrofia delle mucose nasali e dei turbinati). La prevenzione in età pediatrica contribuisce all’individuazione di eventuali problemi, che con il coinvolgimento dello specialista più indicato (logopedista, otorino-laringoiatra, allergologo, chirurgo maxillo-facciale, pediatra) consente di risolvere il problema alle sue primissime manifestazioni, con un impatto sostanziale sulla salute dell’individuo e un abbattimento dei costi necessari invece a intervenire in età adulta”.

Ma allora come regolarsi? Al compimento del primo anno di vita del bambino, un primo esame odontoiatrico rivela possibili carie sui denti da latte, permette di prevenire l’insorgenza delle conseguenze di possibili alterazioni dentali e di impostare una corretta igiene orale.

Intorno ai 5/6 anni il bambino inizia a cambiare i denti da latte: analizzare il piccolo paziente in questa importante fase, caratterizzata dalla prima coesistenza dei denti da latte e dei denti permanenti, consente un’analisi predittiva dell’evoluzione del suo sviluppo dentale, senza sovraesporlo a visite numerose e frequenti. Questo permette all’ortodontista di valutare la reale esistenza di un problema da monitorare e correggere. E, soprattutto, di pianificare un trattamento che riduca le visite in studio: è indispensabile procedere con un programma individuale, studiato sulle specifiche esigenze del singolo bambino, e che definisca in anticipo quando questo deve cominciare e quanto è opportuno che duri. Questa analisi deve avvenire entro e non oltre i 7 anni di vita, secondo le principali linee guida internazionali, fra cui l’American Association of Orthodontists.

Fra le cattive abitudini da correggere, perché possono avere conseguenze sulla salute dell’adulto, ancora oggi si segnala in particolare l’uso protratto del ciuccio che recenti studi dimostrano possa avere ripercussioni sull’occlusione dentale, contribuendo all’instaurarsi di problematiche dentarie, scheletriche e funzionali.

“Sebbene le malocclusioni possano riconoscere diversi fattori causali e predisponenti – aggiunge Giorgio Iodice, socio dell’associazione FaceXP e presidente di Ebso, European Begg Society of Orthodontics – è opportuno ricordare ai genitori e agli operatori sanitari l’indicazione a sospendere la suzione del ciuccio dai due anni di età e i possibili rischi dentali e scheletrici derivanti dal suo uso protratto in soggetti predisposti”.

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