Covid, in Italia frenano contagi e ricoveri ma non i morti

Mascherine Covid
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Mentre Gran Bretagna e Francia riaprono, riducendo al minimo le restrizioni, la quarta ondata di Covid-19 frena anche in Italia. Negli ultimi 7 giorni i nuovi contagi segnano un calo a doppia cifra, come pure i ricoveri per Covid in terapia intensiva. Più lento il calo nei reparti ordinari, mentre non cala il numero dei decessi, che segna addirittura un +0,2%.

La ‘fotografia’ che arriva dal monitoraggio della Fondazione Gimbe legittima, quindi, un cauto ottimismo. Ma dagli esperti guidati da Nino Cartabellotta arriva anche l’invito a “non fare mosse azzardate”. L’eccesso di ottimismo rischia infatti di legittimare l’esitazione vaccinale e decisioni come l’addio delle mascherine al chiuso, impraticabile in questa fase secondo Gimbe.

“Siamo nella fase discendente della quarta ondata – afferma infatti Cartabellotta – ma la riduzione della circolazione del virus è sovrastimata da una minore attività di testing, il calo della pressione sugli ospedali è lento e spesso irregolare e la curva dei decessi ancora non accenna a scendere. I dati legittimano un cauto ottimismo finalizzato al graduale allentamento delle misure. Tuttavia, con l’avvicinarsi della scadenza dello stato di emergenza, la cui estensione non è più giustificabile in Parlamento, si stanno insinuando nel dibattito scientifico e politico termini che nulla hanno a che vedere con la situazione attuale: dalla circolazione endemica del virus addirittura all’imminente fine della pandemia. Distorsioni della realtà molto pericolose”, avverte l’esperto.

Ma vediamo i dati: il monitoraggio rileva, nella settimana 2-8 febbraio, una riduzione dei nuovi casi Covid (-250 mila), “sia per la minore circolazione del virus, sia per la riduzione dei tamponi”. Rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 2.587 (+0,2%), di cui 251 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -173 (-11,2%)
Ricoverati con sintomi: -1.536 (-7,7%)
Isolamento domiciliare: -547.005 (-22,3%)
Nuovi casi: 649.345 (-27,9%)
Casi attualmente positivi: -548.714 (-22,2%)

“I nuovi casi settimanali – segnala Nino Cartabellotta – registrano per la seconda settimana consecutiva una netta flessione: circa 650 mila, con una riduzione del 27,9% rispetto alla settimana precedente e una media mobile a 7 giorni che scende da 121.741 casi del 2 febbraio a 92.764 l’8 febbraio (-23,8%). Un dato in parte conseguente alla minore circolazione del virus, documentata dalla riduzione del tasso di positività dei tamponi, in parte al calo dei tamponi”.

Nella prima settimana di febbraio, a eccezione di Calabria, Sardegna e Sicilia (sulla quale pesano i ricalcoli dell’ultima settimana), in tutte le Regioni si rileva una riduzione percentuale dei nuovi casi Covid: dal -9,4% della Basilicata al -50,4% della Valle d’Aosta. Sono 70 le Province con incidenza superiore ai 1.000 casi per 100.000 abitanti, distribuite in tutte le Regioni ad eccezione di Molise e Valle d’Aosta

In questo quadro “si riduce anche la pressione sugli ospedali – interviene Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – anche se più lentamente dei nuovi casi: rispetto alla scorsa settimana, i posti letto occupati da pazienti Covid diminuiscono sia in area medica (-7,7%) che in terapia intensiva (-11,2%)”. All’8 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid è del 28% in area medica e del 14,2% in area critica. Tutte le Regioni superano la soglia del 15% in area medica; ad eccezione di Basilicata, Campania, Provincia Autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta, tutte vanno oltre la soglia del 10% in area critica.

“Si conferma un ulteriore calo degli ingressi giornalieri Covid in terapia intensiva – puntualizza Marco Mosti, direttore Operativo della Fondazione – la cui media mobile a 7 giorni scende a 99 ingressi/die rispetto ai 115 della settimana precedente”.

Restano sostanzialmente stabili i decessi: 2.587 negli ultimi 7 giorni (di cui 251 riferiti a periodi precedenti), con una media di 370 al giorno rispetto ai 369 della settimana precedente. Ma proprio sui numeri dei morti si sono moltiplicate le teorie secondo le quali molti decessi di persone positive sarebbero indipendenti dall’infezione. Teorie smentite dai dati sull’eccesso di mortalità del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera del ministero della Salute, puntualizza Gimbe. “La distinzione fra morti per e morti con Covid-19 – chiosa Cartabellotta – rappresenta un’inutile strumentalizzazione dei dati. La vera domanda da porsi è: le persone affette da altre patologie sarebbero ancora vive se non fossero state infettate dal Sars-CoV-2? I dati confermano che per la maggior parte di loro la risposta è affermativa”.

C’è poi la frenata nel numero di vaccinazioni. All’8 febbraio sono ancora 7,1 milioni le persone senza nemmeno una dose di vaccino, di cui 1,8 milioni guarite da meno di 180 giorni e 5,3 milioni vaccinabili. Se da un lato il fatto che oltre 1,8 milioni di persone siano entrate in contatto con il virus alza il livello di immunità della popolazione, dall’altro il numero di persone non protette da Covid-19 “è ancora molto elevato e, soprattutto, l’immunità derivante dall’infezione cala progressivamente nel tempo, confermando la necessità di vaccinarsi entro 6 mesi dall’avvenuto contagio”, avverte Gimbe.

Sempre in tema di vaccini, c’è il ‘nodo’ della quarta dose. L’Ema (European Medicines Agency) ha suggerito di prenderla in considerazione solo per gli immunocompromessi. Ma “considerato che molti soggetti appartenenti a questa categoria – sottolinea Cartabellotta – hanno ricevuto la terza dose oltre 4 mesi fa, si auspica una decisione tempestiva in merito da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) e del ministero della Salute”.

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