Riabilitazione, quella del futuro è nelle mani di un robot

Robee Oversonic
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Riabilitazione con esoscheletri, mani robotiche, macchine che fanno fisioterapia con il paziente dopo aver appreso gli esercizi dal fisioterapista e che sono in grado di insegnare ad altre macchine.

Ricordiamo tutti il droide protocollare di Star Wars, ma il fisioterapista del futuro sarà davvero un robot? E’ possibile, dal momento che è appena partito un  nuovo progetto per valutare i benefici dell’interazione del robot umanoide RoBee sviluppato da Oversonic con pazienti e operatori sanitari all’interno della Fondazione Santa Lucia Irccs di Roma.

RoBee non è un droide dorato, ma il primo umanoide Made in Italy pensato per aziende che vogliano tutelare la sicurezza dei lavoratori, affiancando loro per le mansioni altamente ripetitive o pericolose, e oltretutto è dotato di autonomia di movimento e intelligenza cognitiva. Il suo debutto ha fatto scalpore, qualche mese fa. Ma la ricerca è andata avanti, e ora RoBee si prepara a dare il meglio in corsia.

Al centro del progetto c’è la robotica cognitiva per la neuroriabilitazione: parliamo infatti di robot capaci di interpretare l’ambiente, le emozioni e le reazioni degli umani ed eseguire compiti mirati. La collaborazione tra l’ospedale di neuroriabilitazione Fondazione Santa Lucia e Oversonic punta a sviluppare ulteriormente RoBee, rendendolo un supporto attivo alla neuroriabilitazione ospedaliera, alla comunicazione e alla valutazione cognitiva in ambienti di cura.

Un progetto che, scommettono i promotori, aprirà nuove frontiere sull’interazione uomo-macchina e sulle potenzialità di sviluppo di una nuova generazione di “robot sociali”. Il progetto vedrà coinvolti un team di 12 esperti, composto da specialisti della neuroriabilitazione, medici e ricercatori, e altrettanti ingegneri di Oversonic, che condurranno un percorso finalizzato all’integrazione di RoBee nell’operatività ospedaliera.

“Attraverso tecniche non invasive come le neuroimmagini, la stimolazione magnetica transcranica e l’analisi dei segnali bioelettrici cerebrali tramite Eeg – spiega Carlo Caltagirone, neurologo e direttore scientifico del Santa Lucia Irccs – intendiamo comprendere le reazioni cerebrali che provoca l’interazione con un robot umanoide. Questo studio permetterà di raccogliere informazioni sui meccanismi di interazione con l’ambiente e di fare un ulteriore passo nell’ambito delle neuroscienze. Inoltre, realizzare questo progetto all’interno dell’ospedale ci permetterà di valutare sia l’interazione con pazienti affetti da compromissioni cognitive sia la capacità della robotica di diventare un supporto concreto per alcune figure professionali, in particolare dei logopedisti e neuropsicologi che si occupano di neuroriabilitazione cognitiva”.

Sul piano della neuroriabilitazione, il robot affiancherà neuropsicologi e logopedisti in sessioni di neuroriabilitazione cognitiva per persone colpite da ictus cerebrale. Verranno in particolare sviluppati esercizi dedicati ad attenzione, memoria, linguaggio e funzioni esecutive. Queste sono, infatti, le principali funzioni cognitive che necessitano di un percorso di neuroriabilitazione ospedaliera di alta specialità dopo una lesione del sistema nervoso: l’utilizzo di RoBee sarà quindi uno dei primi esempi di robotica applicata specificamente alla componente cognitiva dei pazienti, che spesso comporta disabilità più invalidanti rispetto a quelle motorie, facilitando il ritorno ad una vita autonoma.

Verranno realizzati inoltre alcuni esperimenti mirati ad analizzare le dinamiche cerebrali innescate dall’interazione tra umani e robot, i cui risultati consentiranno di ottimizzare i sistemi di intelligenza artificiale installati su RoBee. Infine, verranno testate le funzionalità di RoBee in reparto, per attività di supporto agli operatori sanitari (rilevazione parametri vitali, interazione verbale e segnalazione di eventuali emergenze) e di assistenza al paziente (gestione appuntamenti e supporto alle relazioni dei pazienti con l’esterno).

Li abbiamo visti in molti film, ma ora – complici i progressi della ricerca – siamo davvero alla vigilia dell’era dei robot? I robot sociali “sono destinati a divenire parte integrante della nostra vita – afferma Fabio Puglia, presidente di Oversonic – A differenza dei robot di servizio autonomi, capaci di svolgere un numero limitato di compiti senza la supervisione umana, questi nuovi sistemi presentano abilità avanzate di manipolazione di oggetti e processi cognitivi simil-umani. Attraverso “interfacce multi-modali”, che combinano l’uso del linguaggio, dei gesti, delle espressioni facciali, RoBee – assicura – è in grado di apprendere i comportamenti, per poi muoversi in autonomia: rappresenta il futuro di una tecnologia che non sostituisce l’essere umano ma mira ad essere efficace supporto e sostituzione solo per le operazioni più gravose e a rischio”.

“In questi mesi abbiamo sperimentato RoBee essenzialmente in ambienti industriali per operazioni in gran parte di tipo meccanico – spiega Paolo Denti, Ceo di Oversonic – Con questo progetto si apre una nuova frontiera di sviluppo. Un’opportunità preziosa per imprimere a questa tecnologia un progresso nella direzione che Oversonic persegue, ovvero creare macchine a servizio dell’uomo e della comunità”.

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