Covid torna a crescere anche in Cina, l’impatto sulle Borse

Borse Cina
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La quarta ondata in ritirata e la crisi in Ucraina avevano scalzato Covid-19 dalla cronaca, ma ora si cambia. L’inversione di tendenza della curva, in Italia e in altri Paesi europei come la Francia – dove è stata avviata la somministrazione della quarta dose agli over-80 ma si dice addio alla mascherina al chiuso e al super green pass – la Germania, con circa 250 vittime al giorno e la Gran Bretagna, riaccende i timori. Ma a preoccupare, soprattutto le Borse, è l’aumento dei casi in Cina, con focolai in centri economici come Hong Kong e il polo tecnologico di Shenzen.

Così la Cina, che aveva brillantemente superato la prova delle Olimpiadi con l’approccio della ‘bolla’ e l’obiettivo Zero-Covid, è tornata a mettere in lockdown qualcosa come 17 milioni di persone. E la Borsa trema, mentre proprio alla Cina tornano a guardare le diplomazie internazionali, alle prese con la crisi Ucraina. 

Hong Kong ieri è scesa fino a -6,5% chiudendo a -5,72%, Shanghai ha chiuso a -4,95%, e Shenzhen ha registrato un -4,56%. A preoccupare le Borse, forse, non sono tanto i numeri ufficiali, quanto le possibili conseguenze dell’approccio Zero-Covid: lockdown, tamponi di massa e blocchi delle attività che, come abbiamo visto in passato, non possono non avere riflessi sull’economia.

Certo, i numeri di Covid in Cina non possono non lasciare perplessi: i nuovi casi – più che raddoppiati nelle ultime 24 ore – sarebbero appena 3.507 a livello nazionale secondo la Commissione sanitaria nazionale, rispetto ai 1.337 del giorno prima. Numeri che per noi sono quelli tipici dell’estate, in cui il virus ‘morde’ meno. Ma evidentemente, considerata la strategia cinese, a preoccupare sono i contraccolpi sul piano produttivo ed economico delle chiusure.

Intanto in Italia, dove ieri  il bollettino ha segnato 28.900 casi e 129 morti, si procede con cautela con le riaperture. Entro la fine di marzo gli stadi torneranno alla capienza del 100%, come ha annunciato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. Mentre il Green pass, come anticipa l’Ansa, non sarà più richiesto a fine maggio e avremo un’estate senza restrizioni

“Ritengo ragionevole pensare che a fine maggio nel nostro Paese il green pass non sarà più richiesto. Questo è un obiettivo del Governo”, ha detto sempre Costa. “Arriveremo ad un momento in cui il green pass”, anche nella versione base, “non sarà più richiesto. Poi lo strumento rimane lì qualora ci fosse la necessità di affrontare la situazione”.

Il green pass “è stato strumento utile, ci ha permesso di gestire la pandemia e il precorso di riapertura di tutte le attività. Ma credo che dal 1° aprile ci saranno alcune situazioni in cui il certificato non sarà più richiesto, pensiamo ai bar e ristoranti all’aperto, alle attività sportive all’aperto. Poi ci sarà una seconda fase nel mese di maggio dove si arriverà a un ulteriore allentamento. Credo che ci sono le condizioni per pensare ad un’estate senza restrizioni”.

 

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