Fertilità, problemi per 2 milioni di maschi italiani

papà e figlio fertilità
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Quando si parla di fertilità, quasi sempre si affronta il tema dalla prospettiva femminile. Ma secondo gli andrologi sono circa due milioni gli italiani che rischiano di essere ‘mancati’ papà proprio a causa di problematiche non diagnosticate o curate. 

L’infertilità maschile subisce oltretutto l’impatto della pandemia da Covid-19, che ha frenato anche questo tipo di visite. Complicando la vita agli aspiranti genitori. A fare una stima del problema sono gli esperti della Società italiana di andrologia, in occasione della Festa del papà. Se non si riesce a diventare padri, l’infertilità della coppia nella metà dei casi dipende anche da fattori maschili, nel 30% dei casi ritenuti gli unici responsabili.

Come ricordiamo spesso, l’Italia sta affrontando una drammatica crisi di natalità, con il 2021 che si colloca come l’anno peggiore di sempre, con meno di 400.000. Un calo che segue anni di riduzione e che, secondo gli andrologi, è collegato a diversi problemi fra i quali anche il crollo della fertilità maschile. Preservarla e proteggerla può dunque servire a invertire la rotta del declino demografico. Non solo: gli esperti ribadiscono che a ‘pesare’ sulla fertilità maschile è anche un fenomeno apparentemente lontano, come il riscaldamento globale.

“Il calo delle nascite in Italia va di pari passo con l’aumento dell’infertilità maschile che negli ultimi 30 anni è raddoppiata: oggi sono circa due milioni gli italiani che rischiano di essere ‘mancati’ papà – spiega Alessandro Palmieri, presidente Sia – Alcol, fumo, obesità e sedentarietà ma anche le diagnosi tardive di infezioni come il varicocele, sono tutti fattori che stanno compromettendo la fertilità, su cui – insiste – incide anche il riscaldamento globale”.

Nel mirino proprio la temperatura, che quando è troppo elevata si rivela un’insidia. La temperatura interna ideale per la formazione degli spermatozoi è di 34,5°. Basta che aumenti solo un decimo di grado, per causare un rallentamento della formazione degli spermatozoi, con una conseguente diminuzione della fertilità.

“La pandemia – commenta preoccupato Palmieri – ha ulteriormente aggravato il quadro, scoraggiando visite e controlli dall’andrologo e frenando il ricorso a procedure di conservazione dei gameti. Secondo l’ultima relazione ministeriale sulla legge 40, presentata a gennaio scorso, sono 1.300 i bimbi in meno nati nel 2020 da procedure assistite a basso grado di tecnologia e 7 centri italiani Pma su 10 durante la pandemia hanno sospeso la loro attività”.

Dunque è fondamentale “intraprendere un corretto percorso di diagnosi e cura delle cause maschili dell’infertilità”, continua Palmieri: potrebbe servire “a frenare il calo delle nascite ed evitare Pma inutili, o quantomeno ridurre significativamente la percentuale di insuccesso delle procedure. Per questo è necessario sensibilizzare e aumentare l’informazione, così che gli uomini possano rivolgersi con fiducia all’andrologo”.

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