Acqua, il prototipo made in Italy per depurarla e irrigare i campi

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L’acqua è un bene prezioso, ancor più in un’epoca in cui il riscaldamento globale sta intaccando le nostre riserve. In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, dalla creatività italiana arriva un prototipo per irrigare e fertilizzare i campi con acque reflue depurate. 

A svilupparlo sono stati i ricercatori di Enea e dell’Università di Bologna, in collaborazione con Gruppo Hera e Irritec. Si tratta di un prototipo tecnologicamente avanzato in grado di depurare le acque reflue, per utilizzarle per irrigare e fertilizzare i campi coltivati. Con benefici in termini di maggiore disponibilità idrica, apporto di nutrienti, riduzione dei concimi chimici, sostenibilità ambientale e qualità della filiera depurativa.

Il prototipo è stato realizzato presso l’impianto di depurazione del Gruppo Hera a Cesena ed è stato testato su un campo sperimentale con 120 colture, di cui 66 piante di pesco e 54 di pomodoro da industria.

Enea

I risultati raccolti a valle della fase sperimentale confermano, secondo i ricercatori, la qualità delle acque depurate a fini agricoli. E “potrebbero supportare l’applicazione dello schema prototipale a tutti gli impianti di depurazione e la diffusione di pratiche di riuso a vantaggio di tutti gli stakeholder di filiera, dai gestori d’impianto ai consorzi di bonifica fino al settore dell’automazione, controllo e misurazione, con l’obiettivo di garantire una fonte idrica non convenzionale e sicura e fornire al contempo un apporto di elementi nutrienti alle colture, in linea con i nuovi indirizzi comunitari in vigore dal 2023”, sottolinea il coordinatore del progetto Luigi Petta, responsabile del Laboratorio Enea di Tecnologie per l’uso e gestione efficiente di acqua e reflui.

Nel nostro Paese i prelievi pro capite di acqua dolce per uso agricolo rappresentano circa il 50% del fabbisogno idrico totale, mentre secondo le stime la carenza idrica dovuta ai cambiamenti climatici mette a serio rischio oltre un terzo della produzione agricola nazionale, “con danni alla quantità ed alla qualità dei raccolti, stimabili mediamente nell’ordine di un miliardo di euro all’anno”, stima Enea.

I risultati ottenuti finora, da confermare con ulteriori campagne, evidenziano la fattibilità di pratiche di economia circolare e simbiosi industriale che favoriscono la conversione degli impianti di depurazione in bioraffinerie, da cui recuperare l’acqua insieme a prodotti secondari a elevato valore aggiunto, come ammendanti e fertilizzanti in grado di garantire un apporto di nutrienti, tra cui azoto, fosforo e potassio, e ridurre il ricorso a concimi chimici di sintesi.

Insomma, non solo meno sprechi ma anche una riduzione dell’utilizzo di sostanze chimiche, per frutta e verdura più ‘verdi’. “La ricerca – evidenzia Attilio Toscano, professore di idraulica agraria e coordinatore delle attività sperimentali condotte dal Ciri Frame, il Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Fonti rinnovabili, ambiente, mare ed energia dell’Università di Bologna – ha evidenziato l’elevato potenziale del riuso a scopo fertirriguo delle acque reflue depurate, sia in termini quantitativi che nutritivi, sfruttando tecnologie e materiali smart che consentono la gestione dell’irrigazione e della fertilizzazione di precisione. Inoltre, la verifica degli effetti del riutilizzo diretto degli effluenti secondari e terziari sul sistema suolo-pianta ha mostrato, negli studi fin qui condotti, la sicurezza e la sostenibilità di questa pratica”.

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