Covid, in Italia risale la curva dei ricoveri (e arriva la bacchettata Oms)

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Torna a salire nella Penisola la curva dei ricoveri per Covid-19, almeno nei reparti ordinari. Un’inversione di tendenza che segue quella, analoga, relativa ai contagi, che ieri hanno sfiorato quota 100mila (per la precisione 96.365, con 197 morti). E che arriva dopo la sonora bacchettata di Hans Kluge, direttore dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Kluge se l’è presa con “quei Paesi che stanno allentando le restrizioni in maniera brutale. Da troppo a troppo poco”, citando la risalita dei casi Covid in “Germania, Francia, Italia e Regno Unito”.

Intanto gli ospedali sentinella della della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere  (Fiaso) segnalano il +10,7% del numero di pazienti Covid nelle aree mediche, a fronte di un -20% dei pazienti in rianimazione. Dopo sette settimane di costante discesa, l’incidenza maggiore (con un +15%) la fanno segnare sud e isole. E’ invece di oltre il 20% il calo nel numero dei pazienti Covid nelle terapie intensive.

Negli ospedali il numero dei ricoverati “con Covid” nei reparti ordinari supera quello dei pazienti arrivati in ospedale con sindrome respiratoria, quindi dei pazienti ricoverati “per Covid”, precisano dalla Fiaso.

Il 54% degli attuali ricoverati nei reparti di area medica è arrivato in ospedale “con Covid”, ovvero per curare altre patologie ma è stato trovato incidentalmente positivo al virus grazie al tampone pre-ricovero.

“Si riflettono sulle ospedalizzazioni gli effetti della risalita della curva dei contagi. L’aumento dei ricoverati con Covid, pazienti in cura per altre patologie ma positivi al virus, è indice dell’intensa circolazione del virus nella popolazione. Gli ospedali tuttavia ormai da tempo hanno organizzato reparti multidisciplinari per poter assistere questo tipo di pazienti complessi che richiedono un’assistenza specialistica e percorsi definiti per la minimizzazione del rischio infettivo. Occorre ancora prestare la massima attenzione soprattutto nei luoghi chiusi, indossare la mascherina e non confondere la fine dello stato di emergenza con la fine della pandemia”, commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore.

In terapia intensiva la riduzione in una settimana è stata del -20,3%. Il 72% di questi pazienti non è vaccinato o non ha completato il ciclo vaccinale. L’età media dei non vaccinati rimane più bassa rispetto agli altri: basti pensare che tra i primi il paziente più giovane ha 36 anni. Secondo Migliore questi dati non fanno che confermare come “la vaccinazione protegga dalle forme gravi di Covid. È importante anche sottolineare che il 70% dei pazienti in rianimazione presenta altre gravi patologie pregresse. Per questi pazienti con fragilità è quanto mai necessario completare il ciclo di vaccinazione o sottoporsi se indicato alla quarta dose”.


Torna a flettersi, invece, la curva dei ricoveri pediatrici registrando un -6% nell’ultima settimana, dopo l’impennata registrata tra gli under 18 nella settimana 8-15 marzo (che aveva fatto segnare un +48%). Su questo fronte arriva un’altra buona notizia: dei piccoli pazienti ricoverati nei 4 ospedali pediatrici e nei reparti di pediatria degli ospedali sentinella che aderiscono alla rete Fiaso nessuno è in terapia intensiva.

La classe di età più colpita resta quella fra 0 e 4 anni (54%). E ancora una volta circa la metà dei bambini fra 0 e 6 mesi ha entrambi i genitori non vaccinati o la madre non vaccinata. Anche nei bambini di età superiore a 12 anni in ospedale, il 50% risulta non vaccinato. Questi dati, a fronte dell’aumento generale dei contagi, preoccupano gli esperti. “La circolazione intensa della variante Omicron 2, che colpisce proprio i soggetti meno vaccinati, espone i più piccoli a rischi di contagio importanti. Per questo motivo invito i pediatri a continuare l’opera di sensibilizzazione alla vaccinazione, anche dei genitori. È l’unica forma di protezione possibile per i più piccoli”, conclude Migliore.

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