Lavoro, medici e infermieri ucraini potranno lavorare in Italia

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Non solo parole, ma una misura concreta di civiltà: i medici e gli infermieri arrivati in Italia dall’Ucraina in seguito al conflitto potranno infatti esercitare la professione nel nostro Paese per un anno, presentando una documentazione ‘semplificata’. Lo prevede il decreto “Misure urgenti per l’Ucraina”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale. In questo modo i medici e i professionisti ucraini potranno esercitare fino al 4 marzo 2023 la professione nel nostro Paese.

Ma cosa stabilisce la norma? “È consentito l’esercizio temporaneo delle qualifiche professionali sanitarie e della qualifica di operatore socio-sanitario ai professionisti cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 che intendono esercitare nel territorio nazionale, in strutture sanitarie pubbliche o private, una professione sanitaria o socio sanitaria in base a qualifica conseguita all’estero regolata da direttive Ue”.

Le strutture sanitarie interessate possono procedere al reclutamento temporaneo di questi professionisti, muniti del passaporto europeo, con contratti a tempo determinato o con incarichi libero professionali, anche di collaborazione coordinata e continuativa, in deroga all’articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Le strutture sanitarie, forniranno “alle regioni e alle province autonome, nonché ai relativi Ordini professionali, i nominativi dei professionisti sanitari reclutati ai sensi del presente articolo”.

“Si sta semplificando le procedure, con la possibilità che questi colleghi abbiano un minimo di dignità sul piano civile e personale e non debbano andare ad elemosinare gli aiuti. Mi sembra veramente una misura di buon senso”, commenta a Fortune Italia il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. 

“La legge va in deroga soltanto alla procedura di riconoscimento della laurea, che è paragonabile a quella che si fa per i Paesi europei”, continua Anelli. “Noi siamo favorevoli al fatto che una misura eccezionale possa, in questo momento drammatico, dare dignità a questi medici: piuttosto che stare senza far nulla possono potranno mettere a frutto le competenze che possiedono. Oltretutto noi in Italia abbiamo carenza di medici, ma bisogna anche dire che i medici non arrivano in massa, perché sono in Ucraina a prestare la loro opera. Parliamo di poche persone che saranno interessate da un provvedimento che ha un grande valore simbolico, civile e umano“.

La misura per i professionisti ucraini incassa il plauso anche degli infermieri, con qualche distinguo. “Non ci tireremo indietro per accogliere e curare sia i pazienti che i professionisti che fuggono dalla guerra”, dichiara la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi).

“Ci siamo già trovati durante la pandemia e per far fronte alla forte carenza di professionisti che da anni denunciamo nelle condizioni di prevedere l’immissione di infermieri stranieri senza il regolare percorso di verifica della qualità della formazione e senza il controllo degli ordini a cui, anche se viene data comunicazione, non c’è obbligo di iscrizione, ‘sfuggendo’ così alle verifiche deontologiche ed etiche oltre che della lingua italiana. Ma questa – sottolinea Fnopi – è evidentemente altra questione, non legata alla carenza. Potrebbe anzi avere grande valenza non tanto per sostituzioni di personale mancante, perché ovviamente non è pensabile sostituire infermieri con un percorso certificato, quanto per fungere da mediazione culturale con i tanti pazienti ucraini che ci troveremo ad assistere”.

Secondo la Fnopi però, quello che è fondamentale chiarire – e che la Federazione sottolinea con forza – è che tutto questo non può poi, alla distanza, trasformarsi in una sanatoria. Per una eventuale stabilizzazione è indispensabile verificare la qualità della formazione di chiunque provenga dall’estero e comunque da una formazione diversa da quella garantita in Italia e sono necessarie le verifiche previste per legge.

“Massima disponibilità quindi – sottolinea ancora Fnopi – per un percorso che può rivelarsi non solo umanitario, ma funzionale, anche se non certo nelle vesti di logiche sostitutive, quanto di logiche di affiancamento, soprattutto per l’assistenza alle popolazioni che giungeranno da quelle zone d’Europa nel nostro Paese e avranno bisogno di tutta l’assistenza sanitaria possibile”.

Anzi, la Federazione degli infermieri per dare maggior supporto a tutte le situazioni che, professionalmente, si possono creare nell’emergenza, sta anche studiando l’opportunità di far proseguire gli studi, ovviamente senza bisogno di prova di ammissione, agli studenti di infermieristica che hanno dovuto abbandonare le facoltà ucraine, negli atenei del nostro Paese, per dar loro la massima formazione di qualità “che l’Europa e il mondo – conclude Fnopi – riconoscono agli infermieri italiani, i più ‘ricercati’ e ‘desiderati’ in tutte le nazioni europee ed extraeuropee”.

La misura relativa agli operatori sanitari si aggiunge a quella che prevede il potenziamento del Ssn per l’accoglienza umanitaria di 100 mila persone che potranno accedere così alle prestazioni di medicina di base, appena giunti sul nostro territorio.

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