Endometriosi, colpisce 3 mln di donne ma è ancora sottovalutata

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E’ una malattia ginecologica infiammatoria cronica di cui, solo in Italia, soffrono più di 3 milioni di donne, che incide pesantemente sulla qualità della vita e può avere ripercussioni sulla fertilità. Ma l’endometriosi è ancora oggi una patologia di cui si parla troppo poco. Dolore durante le mestruazioni o i rapporti sessuali e stanchezza cronica sono fra i sintomi più comuni, che però ancora oggi vengono spesso sottovalutati o taciuti, magari per imbarazzo o paura. Così la diagnosi arriva con un ritardo anche di 8-12 anni.

Nella Giornata mondiale dell’endometriosi il ministero della Salute e la Federazione Italiana Pallavolo accendono i riflettori su questa patologia, e Miriam Sylla Fatime, capitana della Nazionale femminile di pallavolo, si fa portavoce nel mondo dello sport femminile e non per diffondere maggiore consapevolezza sull’endometriosi.

“Noi atlete siamo pronte ad affrontare ogni giorno le avversarie – afferma Sylla, in un video diffuso sui canali social del ministero di Lungotevere Ripa – ma alcune di noi non sempre sono in forma a causa di questa malattia poco conosciuta seppure molto diffusa”.

“Il ministero si sta impegnando concretamente sul tema dell’endometriosi già da alcuni anni – sottolinea Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute – sono stati assegnati tre milioni di euro, stanziati dalla Legge di Bilancio 2020 per finanziare nove progetti di ricerca che affrontano tutti gli aspetti della malattia: impatto, diagnosi, formazione, cura”. Perché in effetti c’è ancora molto da scoprire su questa patologia, e il ritardo diagnostico va colmato urgentemente.

“Ciò che può fare realmente la differenza – prosegue Sileri – è diffondere la consapevolezza di questa patologia in ogni contesto sociale, a partire dalla scuola e dallo sport”. È fondamentale creare le condizioni per cui l’endometriosi, come qualunque altra malattia, venga affrontata senza vergogna e senza ritardi. “Se riconosci uno dei sintomi non aspettare: parlane col tuo ginecologo”, è il messaggio di Miriam Sylla.

Intanto proprio oggi arrivano le nuove raccomandazioni contenute nelle Linee guida sull’Endometriosi pubblicate dalla Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre).

Queste indicazioni, che vedono importanti aggiornamenti a distanza di sette anni dalla loro definizione, saranno al centro del webinar organizzato dalla Società Europea in programma per martedì 29 marzo. Tra gli esperti, a fare il punto sulla ricerca in termini di epidemiologia, patogenesi, cura del paziente e sfide cliniche, anche una delle massime ricercatrici italiane, Paola Viganò, co-presidente della Società italiana della riproduzione umana (Siru) nonché dirigente biologo procreazione medicalmente assistita presso l’Ospedale Policlinico di Milano.

Nell’aggiornamento del documento – riguardante principalmente i migliori trattamenti della patologia e la cura per le donne in età riproduttiva – l’endometriosi adolescenziale viene trattata per la prima volta, con raccomandazioni sulla diagnosi e terapie appropriate per la gestione dei sintomi nelle giovani adulte. Inoltre, sono state fornite maggiori informazioni circa il trattamento dell’infiammazione cronica tra le donne in menopausa.

Tra le modifiche apportate, anche quelle relative all’uso della laparoscopia – tecnica chirurgica mininvasiva utilizzata a fini diagnostici – non più considerata il “gold standard” per la diagnosi.

A queste si aggiunge un rinnovamento delle linee guida relative a endometriosi e cancro e alla terapia ormonale post-operatoria, che secondo gli ultimi studi migliorano l’esito della chirurgia in termini di dolore e prevengono il ritorno di malattia e sintomi.

“Una revisione che tocca aspetti significativi dell’approccio alla patologia, che diviene così più inclusiva”, commenta Viganò. “Purtroppo però, non possiamo dire lo stesso per le linee guida italiane che ancora attendono di essere implementate, rendendo difficile una standardizzazione dei trattamenti”, aggiunge la ricercatrice, che con Siru e altre istituzioni e soggetti interessati ha realizzato le “Linee Guida Diagnosi e trattamento dell’Endometriosi”, al momento in attesa di approvazione presso l’Istituto Superiore della Sanità.

Tra i punti cardine del documento al vaglio dell’Iss, la creazione di centri specializzati che permettano un approccio multidisciplinare delle terapie volte a “spegnere” gli effetti di questa infiammazione cronica. “Ad assistere le donne in quello che è a tutti gli effetti un problema sociale devono esserci strutture di eccellenza dove, oltre al chirurgo, sono presenti specialisti della fecondazione assistita, ma anche figure come l’andrologo, lo psicologo, il ginecologo per garantire a queste le cure più appropriate”.

“In Italia, grazie anche alle sollecitazioni mosse da professionisti della salute e dalle tante associazioni di donne, le istituzioni hanno e stanno investendo in modo importante nella ricerca della patologia, ma l’applicazione delle Linee Guida rimane una necessità impellente, accanto a prevenzione, informazione e diritti sul lavoro”, conclude l’esperta.

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